openpolis: Il nuovo Patto sulle migrazioni chiude le frontiere dell’Europa Migranti
Autore : Redazione
(da openpolis venerdì 22 Dicembre 2023 )I cinque pilastri dell’accordo non toccano i cardini del regolamento di Dublino. In compenso, sembrano voler inasprire le norme volte all’esclusione delle persone migranti dal vecchio continente, minacciando i loro diritti fondamentali. Un’analisi di un patto definito “storico”.
Lo scorso 20 dicembre il consiglio dell’Unione europea e il parlamento europeo hanno raggiunto l’accordo sul nuovo Patto migrazioni e asilo. Si tratta di un pacchetto legislativo che riforma le politiche migratorie nel vecchio continente.
Il patto si sostanzia in una serie di dispositiviche irrigidiscono le regole per l’accesso di richiedenti asilo e rifugiati nei paesi membri dell’Ue, dando continuità a una tendenza che ha portato, in questi anni, l’Europa a chiudere sempre di più le sue frontiere esterne.
Per questo i documenti prodotti stanno sollevando forti critiche da parte di molte organizzazioni che si occupano in Italia e in Europa di questo fenomeno.
Scarica il documento di discussione finale
L’accordo, che consiglio e parlamento si sono impegnati a ratificare formalmente entro la prossima primavera (prima delle elezioni europee), era stato proposto dalla commissione europea nel settembre 2020.
La fumata bianca è arrivata al termine di negoziati finali durati tre giorni, prima dei quali la presidenza di turno del consiglio (Spagna) aveva proposto sul tavolo un documento di discussione finale, che siamo in grado di proporvi.
De-responsabilizzazione e securitarismo
Nonostante le massime cariche europee – come la presidente del parlamento Roberta Metsola e la commissaria agli affari interni Ylva Johansson – abbiano parlato di “solidarietà” e “protezione per i vulnerabili”, la postura del futuro impianto normativo suggerisce una chiusura nei confronti dei cittadini dei paesi terzi, già radicata nel vecchio continente, attraverso per esempio le migliaia di chilometri di muri costruiti lungo i confini est, dalla Serbia fino alla Lituania.
Al tempo stesso, i negoziatori parlano di un accordo basato sulla “equa condivisione delle responsabilità“. In realtà dai documenti sembra emergere una certa de-responsabilizzazione dell’Unione europea, più o meno esplicita a seconda degli ambiti di intervento e dell’intensità dei flussi. Inoltre aumenta la discrezionalità della singola nazione sul tema, soprattutto nei periodi di “crisi”, come vedremo.
Tutte le parti dell’accordo sembrano essere guidate dal paradigma secondo il quale la persona migrante non rappresenta una risorsa – in termini di arricchimento culturale, socio-economico e nell’ottica al contrasto alla forte denatalità che caratterizza il vecchio continente – bensì un “problema” da affrontare con piglio securitario.
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23 dicembre 2023