Papa Francesco vuole scomunicare i corrotti e i mafiosi
Autore : Redazione
Proponiamo due articoli sulla netta presa di posizione della Chiesa di Papa Francesco sulla corruzione e la Mafia, che continua un percorso annunciato fin dai primi mesi del suo papato.
(da Radio Vaticana)
Il 15 giugno scorso si è tenuto in Vaticano il primo “Dibattito Internazionale sulla Corruzione” tra gli attuali membri di una consulta del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale dedicata a tale problematica globale, anche nel suo intreccio con le mafie e il crimine organizzato. Alla riunione, informa un comunicato del dicastero, organizzata in collaborazione con la Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, hanno partecipato circa 50 tra magistrati anti-mafia e anti-corruzione, vescovi, personalità di istituzioni vaticane, degli Stati e delle Nazioni Unite, capi di movimenti, vittime, giornalisti, studiosi, intellettuali, e alcuni ambasciatori.
La lotta alla corruzione e alle mafie, è stato sottolineato, è una questione non solo di legalità, ma di civiltà. Il Cardinale Peter Turkson ha motivato così questa riunione: “abbiamo pensato questo incontro per far fronte ad un fenomeno che conduce a calpestare la dignità della persona. Noi vogliamo affermare che non si può mai calpestare, negare, ostacolare la dignità delle persone. Quindi spetta a noi, con questo Dicastero, saper proteggere e promuovere il rispetto per la dignità della persona. E per questo cerchiamo di attirare l’attenzione su questo argomento”.
L’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, dal canto suo, ha poi spiegato che l’obiettivo è: “sensibilizzare l’opinione pubblica, identificare passi concreti che possano aiutare ad arrivare a delle politiche e delle leggi eventualmente che prevengano la corruzione, perché la corruzione è come un tarlo che si infiltra nei processi di sviluppo per i Paesi poveri o nei Paesi ricchi, che rovina le relazioni tra istituzioni e tra persone. Quindi lo sforzo che stiamo facendo è quello di creare una mentalità, una cultura della giustizia che combatta la corruzione per provvedere al bene comune”.
Il gruppo, conclude il comunicato, sta provvedendo all’elaborazione di un testo condiviso che guiderà i lavori successivi e le future iniziative. Tra queste, si segnala al momento la necessità di approfondire, a livello internazionale e di dottrina giuridica della Chiesa, la questione relativa alla scomunica per corruzione e associazione mafiosa.
(da Eddyburg – Il Fatto Quotidiano 18 giugno 2017)
Il Vaticano di Francesco scomunica mafiosi e corrotti
di Carlo Tecce
Il paese nel quale vive papa Francesco è certamente un osservatorio privilegiato per chi vuolcolpire un vizio, morale e sociale, che avvelena gran parte de mondo, soprattutto nel suo strato più alto: quello dei potenti. il Fatto Quotidiano, 18 giugno 2017
Oggi le mafie – e le chiamo al plurale – sono ovunque e ovunque la Chiesa deve cacciare i mafiosi”, sostiene monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, diocesi di Palermo che comprende Corleone. Anche Pennisi, prete siciliano e antimafia, era al seminario del Vaticano, organizzato giovedì dal dicastero per lo Sviluppo umano integrale con il compito di reperire uno strumento per scomunicare corrotti e mafiosi. Ovunque, come ripete Pennisi. E non soltanto in Sicilia o in Calabria o in Campania.
All’incontro c’erano magistrati, poliziotti, i vertici delle Conferenze episcopali italiane, messicane, sudamericane, dell’est Europa, il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone e il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. “Papa Francesco è sempre vigile su questi temi”, ricorda Pennisi. Jorge Mario Bergoglio, due anni fa in visita in Calabria, riprese l’appello di Giovanni Paolo II: “A quanti hanno scelto la via del male e sono affiliati a organizzazioni malavitose rinnovo il pressante invito alla conversione”. Non solo: “Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, i mafiosi, non sono in comunione con dio: sono scomunicati”. E ai parlamentari, accorsi in udienza in Vaticano, dopo il primo anno di pontificato, disse severo: “I peccatori saranno perdonati, i corrotti no”.
Non sarà automatico tradurre l’intenzione di scomunicare i mafiosi e i corrotti in un decreto “universale”, che possa valere in Italia e in Messico e nel mondo. Il Vaticano dovrà determinare dei criteri, le conferenze episcopali intervenire. Il cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero per lo Sviluppo umano integrale, ha istituto un gruppo di lavoro: “Abbiamo pensato l’evento per far fronte a un fenomeno che conduce a calpestare la dignità della persona. Noi vogliamo affermare che non si può mai calpestare, negare, ostacolare la dignità delle persone. Quindi spetta a noi saper proteggere e promuovere il rispetto per la dignità della persona. E per questo cerchiamo di attirare l’attenzione su questo argomento”. Con la scomunica il fedele viene allontanato dalla comunità religiosa e viene escluso dai sacramenti. Per i mafiosi è un’onta: “Professare la religione, esibirla, ha un’importanza sociale per loro. Serve al consenso. E i familiari, per esempio, non accettano che gli sia negato un funerale solenne in Chiesa”, afferma Pennisi. E poi c’è la corruzione: “Ha ragione Cantone: va trovata una definizione comune di questo tipo gravissimo di reato. Perché il corrotto è un peccatore che trae un’utilità da un gesto volontario. E spesso se ne vanta”.
Per monsignor Silvano Tomasi, per un decennio alle Nazioni Unite per il Vaticano, già parlare di lotta alla corruzione è un risultato: “Il nostro obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica, identificare passi concreti che possano aiutare ad arrivare a delle politiche e leggi eventualmente che prevengano la corruzione, perché la corruzione è come un tarlo che si infiltra nei processi di sviluppo per i Paesi poveri o nei Paesi ricchi, che rovina le relazioni tra istituzioni e tra persone”.