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Per l’ambiente in Costituzione si tocca l’articolo 9

da Il manifesto 20 maggio 2021, di Andrea Fabozzi

Senato. Per la prima volta approvata in commissione, all’unanimità, una revisione di uno dei dodici principi fondamentali. Pareri discorsi sull’opportunità di inserire in maniera esplicita una tutela che è già riconosciuta dalla giurisprudenza
È «una novità simbolica» riconoscono anche alcuni dei promotori, ma è comunque un passaggio storico. Ieri la prima commissione del senato ha approvato, in un testo unificato da diverse proposte di legge, la modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione per introdurvi un’esplicita tutela dell’ambiente. Ed è la prima volta che una proposta di revisione di uno dei primi 12 articoli della nostra Carta fa un tale passo in avanti. Piccolo, la legge dovrà essere approvata dall’aula e poi fare il doppio passaggio camera senato con i tre mesi di riflessione in mezzo, ma importante e soprattutto inedito.

Le modifiche costituzionali sono due. Dopo il secondo comma dell’articolo 9 per il quale la Repubblica «Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione» viene aggiunto un nuovo comma: «Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme della tutela degli animali». In più all’articolo 41 – fuori dai principi fondamentali ma anche questo mai toccato in 73 anni – che stabilisce che l’iniziativa economica «Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana» viene aggiunto «alla salute, all’ambiente». Infine al terzo comma dell’articolo 41 dov’è stabilito che «La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali» viene aggiunto «e ambientali».

Le proposte di revisione sono state approvate all’unanimità. «È giusto che sia così», dice il senatore presidente della prima commissione, Dario Parrini (Pd). E sottolinea che per quanto si tratti di un intervento sui delicati «principi fondamentali» (che secondo alcune interpretazioni compongono tutti assieme la «forma Repubblicana» che non può essere oggetto di revisione costituzionale) «un conto è modificare, un conto è integrare come noi stiamo facendo». Il riferimento polemico è a quanti nel corso della lunghissima gestazione della riforma – passata attraverso vari cicli di audizioni – hanno sostenuto che non valesse la pena toccare uno dei primi articoli della Carta del ’48 – introducendo un precedente potenzialmente pericoloso – per un’innovazione certo positiva ma di forma e non di sostanza. Priva cioè di effetti pratici perché la tutela dell’ambiente è già solidamente compresa nella giurisprudenza di Cassazione e della Corte costituzionale, con sentenze costruite a partire dallo stesso articolo 9 ( tutela del paesaggio) e 32 (tutela della salute).

L’argomento contrario è che questo non ha impedito che il diritto a un ambiente salubre sia stato posposto – o più precisamente, «ragionevolmente bilanciato» – con la tutela dei livelli occupazionali, come in una famosa e discussa sentenza della Corte costituzionale sull’Ilva di Taranto. Va detto poi che la proposta approvata ieri dalla commissione affari costituzionali del senato non tiene conto di altre sollecitazioni che sono arrivate al legislatore, come la necessità che accanto al diritto fosse previsto un «dovere costituzionale» di agire nel senso della tutela ambientale. O un richiamo, magari nello stesso articolo 41, allo «sviluppo sostenibile».

Della necessità di inserire in un articolo della Costituzione la tutela ambientale si parla da oltre 35 anni, da quando un intervento in questo senso era stato previsto dalla commissione Bozzi. Già prima di allora diversi stati europei avevano fatto questo passo – Svezia, Grecia, Portogallo, Spagna, Olanda – mentre altri l’hanno fatto dopo ma in ogni caso assai prima di noi – Belgio, Germania, Finlandia, Francia.
Per una riforma costituzionale che fa un primo passo ce n’è un’altra che è bloccata da ormai oltre sette mesi. Da quando il via libera al voto dei 18 per l’elezione del senato fu bloccato da Italia viva durante la fase calante del governo Conte due. All’ordine del giorno della camera da metà aprile, ma sempre rinviata perché i nodi politici innanzitutto sulla legge elettorale non sono stati sciolti, la riforma dovrebbe finalmente approdare in aula la prossima settimana.

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