Il Sindaco Petroselli assiste alla rimozione della Via del Foro Romano (foto dellarchivio dell’Unità)
In occasione del quarantesimo anniversario dell’elezione a Sindaco di Roma di Luigi Petroselli, pubblichiamo un intervento di Vezio e Lucia per le celebrazioni in Campioglio, e segnaliamo la mostra fotografica dedicata a Petroselli dal 24 settembre nella sala della Protomoteca in Piazza del Campidoglio
Note per il ricordo di Luigi Petroselli
di Vezio De Lucia
Fu sindaco solo per due anni ma è stato il sindaco più amato dai romani, e spero che sia ricordato come merita. Non solo per le cose fatte e per quelle che alla sua morte finirono su un binario morto, ma per l’idea cardinale che guidò la sua politica: l’unificazione di Roma. Unificazione che voleva concretizzare con l’avvicinamento dello standard di vita delle periferie a quello del centro e accorciando la distanza culturale fra borgatari e borghesi da realizzare soprattutto con il Progetto Fori, cui sono destinate queste note.
Senza però trascurare l’impegno dedicato da Petroselli a Tor Bella Monaca, che doveva essere un quartiere modello di edilizia pubblica nella periferia orientale. Non solo per il livello dei servizi e la qualità insediativa ma anche per la radicale innovazione conseguita con un importante gruppo di costruttori romani che si erano scorporati dalla tradizionale dipendenza dalla rendita fondiaria. Una vera e propria anticipazione della riforma urbanistica. Ma si sa com’è finita. Nell’ottobre del 1981, con l’improvvisa e prematura morte di Petroselli, il quartiere finì nelle mani del sottogoverno e della peggiore burocrazia capitolina. Nessuno riuscì ad arginare la selvaggia occupazione degli alloggi a mano a mano completati.
Torno al Progetto Fori che era stato pensato dal soprintendente archeologo Adriano La Regina alla fine del 1978 quando aveva denunciato le drammatiche condizioni dei monumenti corrosi dall’inquinamento, introducendo per la prima volta, una diretta connessione fra destino dell’area archeologica e assetto urbanistico della città. Subito dopo propose l’eliminazione della via dei Fori Imperiali voluta da Benito Mussolini fra piazza Venezia e il Colosseo per celebrare la continuità fra l’impero romano e il fascismo. Il sindaco Giulio Carlo Argan, gli assessori Vittoria Calzolari e Renato Nicolini, Antonio Cederna, Leonardo Benevolo, Italo Insolera, Vittorio Emiliani (allora direttore del «Messaggero») e decine di intellettuali si schierano con il soprintendente, condividendo la proposta di considerare l’archeologia non come spazio separato dalla città contemporanea, ma come una delle altre parti storiche (dal medioevo in poi) che a pieno titolo ne fanno parte.
Ma fu Petroselli, appena eletto sindaco, a porre il Progetto Fori al centro del dibattito politico e culturale e a diventarne protagonista. Si mosse con energia e determinazione inusitate smantellando la via della Consolazione che attraversava il Foro romano sotto il Campidoglio e subito dopo eliminando la strada e il traffico che separavano il Colosseo dall’arco di Costantino e dal resto del complesso Foro-Palatino, ricostituendo l’unità Colosseo-Foro Romano-Campidoglio e la continuità dell’antica via Sacra.
Il Progetto Fori forniva a Petroselli una formidabile occasione di dare sostanza all’idea di unificazione culturale della città. Voleva che la storia dell’antica Roma non fosse patrimonio solo degli studiosi ma di tutto il popolo di Roma, anche quello più sfavorito, e intorno al recupero dei Fori mobilitò le migliori energie, raccolse un consenso vastissimo, dagli abitanti delle borgate che si stavano risanando alle autorità di governo, alla grande intellettualità internazionale. Fu l’esperienza delle domeniche pedonali sulla via dei Fori – cominciata nel febbraio del 1981 e continuata nelle domeniche successive, con crescente partecipazione popolare, nello stesso clima festoso dell’Estate romana – a dimostrare la qualità politica e sociale che Petroselli aggiunse al valore urbanistico e archeologico del Progetto Fori.
Come sapete, Petroselli morì improvvisamente il 7 ottobre del 1981, a quarantanove anni. Antonio Cederna scrisse su «Rinascita» dello ‘scandalo’ di un sindaco comunista che aveva capito l’importanza della storia nella costruzione del futuro di Roma. Ma subito, come Tor Bella Monaca, cominciò a morire anche il Progetto Fori avvolto da strati sempre più pesanti di ipocrisia e opportunismo. Importanti intellettuali ne presero le distanze, i tempi si prolungarono all’infinito.
Dopo la sconfitta del 1985, nel 1993 la sinistra tornò in Campidoglio con Francesco Rutelli. Poteva essere la grande occasione per riprendere le idee di Petroselli. Ma la svolta non ci fu. E la via dei Fori ha continuato a essere quella voluta da Benito Mussolini. Una strada che a seguito dei provvedimenti dell’assessore Walter Tocci per la drastica riduzione del traffico ha finito con l’assumere un aspetto assurdo, tre corsie per senso di marcia come la Cristoforo Colombo, ma con il traffico di un vicolo.
Un formale stop al Progetto Fori è stato imposto nel 2001 dal ministero dei Beni culturali con un vincolo che ‘monumentalizza’ la via dei Fori, strada che assume così la stessa importanza delle rovine dell’Impero romano che insensatamente attraversa. In effetti, a dare il colpo di grazia al sogno di Petroselli, Argan, Cederna, Insolera, La Regina era stata la decisione del presidente Carlo Azeglio Ciampi di ripristinare nel 2001 la parata militare ai Fori che era stata cancellata dal 1978 (per il contenimento della spesa pubblica).
Chiedere che sia rimessa in discussione la parata del 2 giugno – premessa indispensabile del progetto Fori – penso che sia un modo necessario ed efficace per ricordare il sindaco Petroselli.
(23 settembre 2019)
Vedi anche LA ROMA DI PETROSELLI di VEZIO DE LUCIA, ELLA BAFFONI Anno Pubblicazione: