Intervento di Anna Maria Bianchi all’assemblea per i 5 anni di Carteinregola e un articolo di Paolo Gelsomini
ROMA, UNA CITTA’ IN DECOMPOSIZIONE E UNA NUOVA POLITICA DEI CITTADINI
di Anna Maria Bianchi
Roma è, a oggi, una città in decomposizione. Letteralmente.
Roma è terra di mafie. A Ostia, che è un consistente pezzo della Capitale, alla luce del sole. Nel resto della città nei tanti gangli vitali, occupati anche con attività apparentemente lecite. E’ tutto nel rapporto Mafie nel Lazio, l’ha raccontato qualche settiamana fa il Procuratore Giuseppe Pignatone.
Ma soprattutto a Roma c’è stata Mafia Capitale. Anche se la vogliamo chiamare “Corruzione Capitale”, è ben più estesa e capillare di quanto sia emerso nelle aule giudiziarie. E’ una cappa soffocante che opprime Roma da decenni. Dove i diritti diventano favori da pagare o da restituire. Dove i furbi e i prepotenti spadroneggiano perché chi dovrebbe denunciare non denuncia, chi dovrebbe vigilare non vigila, chi dovrebbe difendere l’interesse pubblico non lo difende. E se non è mafia è qualcosa che le assomiglia parecchio.
Mafia Capitale, o Mondo di Mezzo, è passata senza quasi lasciare tracce. Nessuna autocritica dei partiti coinvolti, anzi, la condanna per la “sola” corruzione è diventata una assoluzione da vantare.
Ma neanche la maggior parte della cittadinanza se n’è accorta. Da subito.
Pochi giorni dopo le prime perquisizioni in Campidoglio e i primi arresti, durante un incontro alla Casa della città con assessori, tanti comitati hanno riproposto il triste elenco delle vertenze dei loro territori, le stesse che ripetevano da anni. Vertenze sacrosante, ma faceva davvero effetto sentire negli interventi nessun accenno a quello che era appena successo.
Più che indifferenza, senso di impotenza. Che è continuata e peggiorata fino ad oggi.
Obiettivi sempre più minimali quelli dei territori: una fermata d’autobus, il rifacimento di un giardinetto, non avere troppa immondizia sotto casa, e naturalmente le sempiterne buche nelle strade. In città da un po’ di mesi sono apparsi limiti di velocità a 30 allora. E non perché finalmente qualcuno ha realizzato le famose isole ambientali. Molte sono arterie importanti. Perché non si riescono a riparare le voragini nell’asfalto.
Quello che era stato faticosamente (forse troppo timidamente) avviato dall’Amministrazione Marino, è stato fermato da 24 firme da un notaio.
L’ultima spiaggia dei romani è stato il voto di massa al MoVimento Cinque Stelle, un anno e mezzo fa. Anche se la maggior parte non aveva la minima idea di chi fosse Virginia Raggi e di cosa proponesse il M5S per risolvere i problemi della città. Sapeva però che era un moVimento che non aveva responsabilità in tutto quello che era successo prima, che attaccava duramente la casta, i privilegi, gli sprechi e tanto gli bastava.
Oggi molti sono delusi perché nella loro vita quotidiana è cambiato poco o niente.
Ma se le buche e l’immondizia non possono essere il parametro per valutare l’operato di chi – come la Giunta Marino – si è trovato davanti un Moloch di mala amministrazione stratificata da anni, più passano i mesi, più la maggioranza M5S sembra perdere la sua spinta propulsiva. In grande difficoltà anche solo per gestire l’ordinario, spesso lancia iniziative roboanti che, a un’analisi più approfondita, si rivelano operazioni di facciata (non tutte naturalmente). E troppo spesso l’odierna maggioranza sembra preoccuparsi più di tamponare emergenze e salvare la faccia in vista del voto nazionale che di dare le nuove prospettive promesse alla città.
Intendiamoci: neanche un miracolo avrebbe potuto cambiare lo status quo in poco tempo, e nelle loro fila allignano molte persone che ci provano, ci credono e si impegnano. Ma quegli sforzi incidono assai poco su una situazione che richiederebbe un esercito compatto, equipaggiato e assai esperto. E anche un rapporto profondo con la città, che non può limitarsi a qualche decina di attivisti neanche radicati nei territori. Invece c’è una divaricazione sempre più palpabile, soprattutto per la diffidenza dei Cinque Stelle verso tutti quelli che non fanno parte del MoVimento, comprese le tante realtà della società civile, che li spinge a tenere a distanza proprio quei cittadini attivi che avrebbero potuto essere interlocutori motivati e disinteressati per raggiungere lo scopo comune della partecipazione della cittadinanza.
Una partecipazione che per essere autentica dovrebbe nascere dal confronto tra persone in carne e ossa, per riattivare il dibattito collettivo sui territori, per ricostruire comunità disperse. L’esatto contrario della mesta partecipazione on line praticata dal M5S, che sembra preferire un rapporto virtuale con un singolo cittadino/utente, svilendo una grande occasione democratica a uno scambio da social network (1). E contribuendo ulteriormente a una frantumazione sociale che nella Capitale si tocca con mano già solo percorrendo le sue tante periferie.
Ma a Roma la crisi riguarda tutta la politica. E soprattutto la classe politica, con un centro sinistra in buona parte imploso, una sinistra sinistra sempre più esigua e assai poco radicata, un centrodestra in fase di riorganizzazione e pericolosissime rinascite nell’estrema destra.
L’opposizione PD, che del resto non si è mai opposta molto, se non verso il suo Sindaco Ignazio Marino, l’unico che in tanti anni aveva provato a cambiare qualcosa, è scomparsa. Un lento harakiri che non cerca neanche di salvare le apparenze. Sul sito del partito romano, a pochi giorni dal voto di Ostia, non c’era neanche un box, un articolo, un banner, a sostegno del suo candidato Presidente. L’articolo più recente era l’intervento del segretario Renzi alla Festa del Partito Democratico, parecchie settimane prima.
L’opposizione di destra ripete i soliti copioni per il suo target affezionato, certa che un ulteriore raccolto arriverà da solo con poco sforzo grazie ai soliti slogan tipo “prima gli italiani”. Casa Pound aspira a seggi in Parlamento.
Ma, per quanto ci riguarda, la vera emergenza è che anche i cittadini stanno gettando la spugna.
La fredda morsa del degrado urbano ha raggiunto anche le coscienze.
Il paesaggio romano che vediamo, con le buche, la sporcizia, l’erba non sfalciata, gli arredi urbani vandalizzati, le costruzioni abusive, le auto in tripla fila, sono la rappresentazione fisica dell’anima della città. Un’anima ferita e perduta. Abitata da una moltitudine di cittadini che non ha più sentire comune né appartenenze, che ha scelto l’arrangiarsi individuale, rinunciando alla dignità e al futuro per garantirsi la sopravvivenza almeno nel provvisorio presente.
Perché non bastano le ingiustizie o le condizioni intollerabili per suscitare rivolte e riscatti. La gente deve avere la speranza nel cambiamento, pensare che il suo impegno abbia qualche chance di migliorare la propria vita, quella dei propri figli, quella del resto del mondo.
Speranze che a Roma, come le chiacchiere, stanno a zero.
CHE FARE
Noi di Carteinregola vogliamo continuare a lavorare per costruire alternative insieme ai cittadini.
Ma non bastano più le idee, le città-che- vogliamo, le proposte politiche. Discorsi buoni per minoranze lucide sempre più risicate. Per parlare ai tanti che farebbero la differenza, le idee più giuste non è detto che siano abbastanza convincenti. Perchè per cambiare le cose bisogna anche cambiare le persone, curare la loro disillusione, ricostruire la consapevolezza. Solo così si possono riaprire le teste alla speranza nel cambiamento. Curando l’anima di Roma.
E poi dimostrare che si fa sul serio. Nelle campagne elettorali abbiamo chiesto ai candidati di dimostrare che lei loro programmi non erano solo le solite promesse acchiappavoti, e di fare alcuni passi concreti subito, prima della consultazione. A partire dalla trasparenza sulle loro storie, su chi li sosteneva e finanziava.
La gente non si fida più dei bei discorsi, anche quando li fanno i cittadini. Chi davvero vuole lavorare per il cambiamento deve dimostrarlo da subito. Possibilmente lontano dalle elezioni, lontano dai dibattiti che non escono fisicamente dal centro città, e prendendo un impegno che durerà a lungo, comunque vada.
Andando nei territori e incontrando persone. Cominciando da quelli che conosciamo poco. Con umiltà e senza verità in tasca.
Noi abbiamo deciso di ricominciare da una serie di esplorazioni insieme ai comitati dei tanti quartieri di Roma, che abbiamo chiamato “Piediperterra”. Per conoscere le tante città, incontrare le persone che ci vivono e ci lavorano. Una tappa alla volta per fare nostra Roma e fare di noi stessi tessuto connettivo, costruire e allargare una rete che metta in in comunicazione le tante schegge disperse e ricomponga il mosaico reale e virtuale della nostra identità collettiva.
Ma vogliamo anche trovare forme e percorsi per ricostruire un dibattito politico. Riprendere il percorso del nostro Laboratorio per una politica trasparente e democratica, con cui, prima delle elezioni del 2016, avevamo organizzato incontri con politici di diversi schieramenti, per farci raccontare come funzionavano i loro partiti e movimenti. Il nostro obiettivo – allora fallito, ma che crediamo ancora valido – era rendere il laboratorio uno spazio di confronto per donne e uomini di buona volontà di diverse appartenenze politiche e di diverse realtà civiche, per superare le divisioni aprioristiche e cercare dei terreni comuni.
Oggi ci sembra più necessario che mai.
Perchè non sarà un partito, un movimento, e nemmeno una lista civica, a riuscire a ricostruire la dignità di Roma (come quella del nostro Paese). Solo una comunità che riesca ad accogliere soggetti politici e civici diversi, con storie e prospettive anche distanti, ma che si riconoscono nei valori della nostra Costituzione, disposte a lavorare sui punti condivisi, può spezzare l’incantesimo di una politica sempre più tossica e lontana dalla vita delle persone e dall’interesse collettivo.
E’ una sfida difficile, forse impossibile.
Su di noi incombe la legge di Murphy delle battaglie civiche. Le battaglie giuste sono difficili da spiegare, faticose da portare avanti e le vittorie non sono mai definitive. Mentre le intenzioni efferate trovano spontaneamente un sacco di proseliti, si comunicano con uno slogan, producono danni istantanei e definitivi.
Ma comunque vada, essersi impegnati per i diritti e la dignità sarà sempre una vittoria. Se si combattessero solo le battaglie che si è sicuri di vincere, non avremmo oggi la libertà e i diritti che ci hanno regalato tanti che hanno rischiato e dato la vita perché fossimo oggi qui a parlare di un mondo migliore.
DAL COMPLEANNO DI CARTEINREGOLA AI MILLE PROGETTI DELLA RETE DI ASSOCIAZIONI
Le associazioni dei cittadini per una rinascita di Roma Capitale del terzo millennio
di Paolo Gelsomini
In questi giorni l’associazione Carteinregola, alla quale aderisce tra le altre anche Progetto Celio, compie cinque anni. La situazione della gestione della Città si è fatta difficile e passiamo da emergenza a emergenza senza che ci sia mai un barlume di programmazione a medio e lungo termine e di progettazione.
Le associazioni dei cittadini come la nostra che fanno rete intorno a Carteinregola sono la linfa democratica di questa Città, una Città che deve rinascere su basi nuove, su un’idea forte, su un altro tipo di economia, di cultura, di turismo. Lavori innovativi per i giovani, inclusione sociale, solidarietà, giustizia sociale, lotta a tutte le forme di intolleranza, di violenza, di impunite prepotenze che vanno da tutte le forme di abusivismo alle azioni criminali contro persone e cose. Non a caso “Le ragioni nuove dell’essere Capitale” è stato il titolo degli incontri su Roma promosso dall’ex assessore all’urbanistica di Roma Capitale prof. Giovanni Caudo, ai quali abbiamo partecipato. E’ uno dei tanti punti di riferimento per una rinascita civile. Ma non è il solo.
Gli incontri su Roma si debbono estendere, occorre rifondare dal basso la conoscenza dei propri territori e la partecipazione dei cittadini che studiano, analizzano, progettano. Il rapporto con le istituzioni deve avvenire su un altro piano, lontano dagli stanchi riti dell’ascolto dei cittadini che dura lo spazio di un mattino o di una campagna elettorale. Occorre ripensare al rapporto fra società civile e società politica. Occorre continuare a tessere la rete delle associazioni dei cittadini per farli conoscere, per permettere loro di lavorare intorno agli stessi temi anche se abitano luoghi diversi. E così troviamo una ricchezza sociale, un’energia di conoscenze, una passione civile che va dall’Ecomuseo del Casilino alla tutela dell’Appia Antica, dalla riqualificazione del Parco del Celio all’idea del Parco lineare delle Mura Aureliane, dalla difesa di villa Borghese alla rigenerazione urbana e sociale di Corviale, dalle iniziative diffuse per una mobilità alternativa e sostenibile alle mobilitazioni per un diverso ciclo dei rifiuti, dalla raccolta differenziata al riciclo di materia nell’ambito di una nuova concezione di economia circolare contro gli inceneritori ed ogni inquinamento ambientale che distrugge i territori e minaccia la salute degli abitanti.
Questa è la nuova democrazia urbana che vogliamo costruire nella prospettiva di un nuovo rapporto con le istituzioni. La conoscenza e la partecipazione dei cittadini non rappresentano delle minacce ma sono una ricchezza per la politica. Ma questo la politica non lo capisce ancora
Concludiamo con le parole di Annamaria Bianchi, presidente dell’Associazione Carteinregola:
“Occorre allargare il numero dei nostri collaboratori e sostenitori e dei comitati della nostra rete per svolgere con sempre maggiore efficacia il nostro compito di stimolo e vigilanza per la difesa dell’interesse pubblico, della trasparenza e della partecipazione dei cittadini rispetto alle scelte di chi governa i nostri territori.
E vorremmo anche aumentare le iniziative a supporto delle tante realtà cittadine, dalla circolazione delle informazioni all’appoggio di battaglie condivise, dall’interlocuzione con le istituzioni alla formazione e alla diffusione degli strumenti che possono dare più forza ai cittadini attivi.
Ma soprattutto, dopo tante lotte per la difesa dell’ambiente, del patrimonio collettivo e della qualità della vita, che intendiamo continuare, vorremmo mettere al centro del nostro impegno le persone. Raccontare la città che non si vede e non si racconta, monitorare le iniziative delle amministrazioni per le persone in difficoltà, andando oltre la propaganda. Un lavoro che è possibile solo mettendo in rete le esperienze di tante realtà diverse.
La chiamiamo rete e non coordinamento, perchè coordinamento presuppone rappresentanze, mentre Carteinregola resta un laboratorio di cittadini attivi che si pone non alla testa ma al servizio dei comitati della sua rete, nel rispetto delle rispettive autonomie, che hanno il solo limite del riconoscimento nelle regole e nei valori comuni.
Facciamo questo lavoro perché pensiamo che siano i cittadini, i comitati di quartiere, le associazioni che si impegnano sui territori e nel sociale gli unici protagonisti che possono tenere viva la speranza in un cambiamento che non arriva mai.
E vogliamo lavorare perché l’impegno di chi si batte per l’interesse pubblico e per una città a misura di cittadino sia valorizzato, conosciuto, diffuso. E per creare uno spazio di dibattito libero e indipendente, per fare massa critica per le nostre istanze”.
Auguri dunque a Carteinregola e a tutti i cittadini che come noi lavorano quotidianamente per una Capitale del terzo millennio degna di questo nome.
(p.g.)
CHI SIAMO
Carteinregola è nata 5 anni fa, dalla collaborazione sul campo di una serie di realtà molto eterogenee tra loro, da comitati di quartiere, ad associazioni di architetti, operatori di mercati rionali, reti attive su temi particolari, dalla protesta contro i PUP, parcheggi privati su suolo pubblico, a realtà impegnate nel sociale, ad associazioni storiche come Cittadinanzattiva Lazio.
E fin da subito abbiamo scelto di fare politica nella totale autonomia da partiti e movimenti, infatti tra di noi ci sono persone con idee politiche anche assai diverse.
Quello che ci ha accomunato è la volontà di battersi per l’interesse pubblico e per le regole uguali per tutti, una battaglia scomoda, perché è pieno di gente che pensa che le regole siano un fastidioso lacciuolo, o che le regole si rispettano solo quando sono giuste. Che vuol dire che ognuno decide le regole per sé o che le devono solo rispettare solo gli altri. Noi pensiamo che molte regole siano sbagliate e debbano essere cambiate. Ma che le regole uguali per tutti siano l’unica difesa dalla legge della giungla, l’unica tutela democratica dei più deboli e del bene collettivo.
La prima battaglia è stata quella contro 64 delibere urbanistiche del Sindaco Alemanno, in realtà sostenute da un fronte bipartisan PDL/PD, nel pressochè totale disinteresse dei media. Noi abbiamo fatto un presidio in Campidoglio di 4 mesi, e alla fine siamo riusciti a bloccarle quasi tutte, soprattutto le più dannose. E qualche tempo dopo abbiamo fatto, con minore fortuna, un presidio al Consiglio regionale del Lazio contro il Piano casa della Polverini rilanciato da Zingaretti con assai poche modifiche.
Il nucleo di Carteinregola è costituito da un laboratorio di una ventina di soci attivi, che lavorano in gruppi su temi come la trasparenza, la partecipazione, l’urbanistica, la mobilità, l’ambiente, i beni comuni, con una rete di comitati che non rappresentiamo ma che è la base di partenza per ricostruire un tessuto connettivo della città, uno spazio di dibattito, un canale per la circolazione delle informazioni, una rete solidale per condividere esperienze e battaglie.
(1) Non ci riferiamo ovviamente alle iniziative per “testare” portale e servizi on line per la cittadinanza; e prendiamo atto che in questo anno e mezzo sono state avviate anche alcune iniziative sui territori, come “Roma ascolta Roma” e gli Osservatori Rifiuti Zero, previsti da una Delibera di iniziativa popolare, trasformata dalla precedente amministrazione in delibera di inizativa consiliare, a cui a oggi però stato dato seguito solo nel I Municipio, mentre nel VII è in via di realizzazione (i punti Roma facile, un’iniziativa meritoria , sono però un servizio); ci sembra che invece vadano nella direzione della nostra analisi le modifiche allao Stauto di Roma Capitale, che abbiamo criticato. Per quanto riguarda Forum e consulte, stiamo preparando degli approfondimenti, ma, senza voler generalizzare, in molti casi ci sembrano organismi con poche ricadute concrete, che prevedono una partecipazione assai ristretta, frammentata e ingessata. Segnaliamo il regolamento della partecipazione popolare in dirittura d’arrivo al VII Municipio ( e in lavorazione nel I Municipio dopo la scadenza del precedente regolamento sperimentale).