Si è tenuta il 14 settembre una commissione congiunta Mobilità e Urbanistica riguardo la verifica dello stato del Piano Urbano Parcheggi (P.U.P.). Carteinregola è intervenuta consegnando un dossier (in download in calce) che ripercorre la storia e le criticità del Piano Urbano Parcheggi e pone alla nuova amministrazione alcune domande che riguardano la legalità, la trasparenza e la partecipazione dei cittadini.
Legalità, perchè dopo la pronuncia del 2012 della dell’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici (poi assorbita all’Autorità Nazionale Anticorruzione), che ha stigmatizzato che il Comune di Roma “continui a realizzare parcheggi, da ritenersi rientranti nella nozione di opera pubblica, sulla base delle semplici proposte presentate dai privati oltre venti anni fa, protraendo fino all’attualità l’effetto di procedure ormai non più coerenti con l’attuale quadro normativo” è urgente azzerare Il Piano vigente – ancora quello del 2008 di Veltroni e Alemanno – e riportarlo nel perimetro dell’interesse pubblico e “nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica previste dalle norme vigenti“.
Trasparenza e partecipazione, perchè chiediamo che i cittadini, i comitati e le associazioni che da anni si battono per un Piano parcheggi utile alla mobilità della città, che rispetti l’ambiente, i beni collettivi e i diritti dei residenti, siano coinvolti nella pianificazione dei nuovi interventi, nell’elaborazione delle nuove linee guida e nella stesura delle regole.
Di seguito l’introduzione al dossier “PUP voltiamo pagina” e sotto il video della seduta, che inizia con l’intervento dell’Ing. Rodolfo Gaudio, Direttore della Attuazione Piano Parcheggi. Gaudio ha più volte citato la Deliberazione dell’ANAC annunciando che in quetsi mesi gli uffici hanno operato una profonda revisione del PUP del 2008, predisponendo una Delibera con l’espunzione di molti interventi, che dovrà essere poi approvata dall’Assemblea Capitolina. Dopo quello di Gaudio l’intervento dell’Avv. Luigi D’Ottavi dell’Avvocatura Comunale, che relazionando sulla situazione del contenzioso legata ai PUP ha fatto alcune affermazioni, in particolare sul PUP di Via Como, Via Fermi e Via Giulia, su cui intendiamo offrire approfondimenti ai cittadini e alla Commissione, a cui abbiamo chiesto un’audizione (AMBM)
Per osservazioni e precisazioni : laboratoriocarteinregola@gmail.com
Piano Urbano Parcheggi, voltiamo pagina
La storia del Piano Urbano Parcheggi, cominciata all’inizio degli anni ’90 con la Legge 122/89 – la cosiddetta “Legge Tognoli” – che consentiva di dare in concessione suolo pubblico per realizzare box privati, è un capitolo oscuro della storia della Capitale, in cui l’interesse pubblico è stato annientato dal profitto privato, le regole hanno ceduto alle deroghe, la buona amministrazione alla speculazione, la tutela degli spazi pubblici al degrado, la difesa dei diritti dei residenti e degli acquirenti alla mancanza di garanzie e controlli, il tutto ammantato da uno strato opaco, squarciato solo a tratti dalla determinazione dei cittadini.
Una vicenda che per certi aspetti ricorda quella parallela dei Punti Verdi Qualità, con la differenza che in questo caso il Comune non si è reso garante degli investimenti privati e i rischi non riguardano quindi esposizioni bancarie, ma la situazione non è meno allarmante per la città, come ci ha purtroppo ricordato il tragico episodio di Largo S. Giuseppe Artigiano, dove il 9 agosto scorso è morta una donna precipitata per il cedimento di una grata di un Pup in costruzione abbandonato da tempo.
Eppure negli anni ci sono stati vari episodi che avrebbero dovuto spingere l’amministrazione a rimettere mano al Piano Urbano Parcheggi e tutto il suo impianto, messo in discussione anche da pareri e sentenze degli organi preposti.
Il 16 novembre 2011 una sentenza della Cassazione ha bocciato l’interpretazione del Comune di Roma della Legge Tognoli rispetto ai criteri che regolavano i rapporti tra i box e gli immobili di cui dovevano diventare pertinenza[1]. Infatti la Corte ha dichiarato che le norme attuative scritte dal Campidoglio[2] «non rispondono ai requisiti fissati dalla legge e dall’interpretazione che di questa ha fornito la Cassazione, collegando definitivamente il concetto di “pertinenzialità” dei box a quello di “prossimità”, fino a ventilare l’ “ipotesi di iniziativa speculativa” per i progetti di parcheggi pertinenziali che non indichino fin dall’inizio “quali fossero gli immobili ai quali era destinata la vendita”.
Il 30 maggio 2012 l’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici , poi assorbita all’Autorità Nazionale Anticorruzione, ha definito gli interventi del PUP “rientranti nella nozione di opera pubblica”, una dichiarazione ufficiale che avrebbe dovuto dirimere una volta per tutte l’annosa questione che ha permesso per un ventennio all’amministrazione capitolina di distribuire suolo pubblico ai privati senza alcuna gara di evidenza pubblica e senza quelle garanzie per la città e per i cittadini che regolano i lavori pubblici.
Il 31 dicembre 2012 è finito lo stato di Emergenza traffico e mobilità, e con esso i poteri speciali del Sindaco, e avrebbe dovuto verificarsi finalmente il passaggio a una gestione ordinaria e “normale” del Piano Urbano Parcheggi, quantomeno di tutti quegli interventi che non avevano ancora raggiunto la sottoscrizione di atti e concessioni, così da abbandonare le “procedure ormai non più coerenti con l’attuale quadro normativo“[3].
Invece sono passati 4 anni e nulla è cambiato, nonostante la promessa elettorale del Sindaco Ignazio Marino di rivedere il Piano parcheggi alla luce della pubblica utilità e attraverso il confronto con i cittadini. Anzi, durante la sua amministrazione l’Assessore ai Trasporti Guido Improta e il Presidente della Commissione Policastro (PD) hanno predisposto varie successive bozze di Delibera per l’aggiornamento del Piano Urbano Parcheggi, incontrando solo rappresentanti dell’associazione dei costruttori di Pup[4] e senza utilizzare, di fatto, criteri trasportistici[5], nè suddividere gli interventi sulla base degli obblighi amministrativi derivanti dalle normative vigenti[6].
Bozze poi non approvate per le dimissioni prima dell’Assessore Improta, poi della Giunta Marino.
Così il Piano Urbano Parcheggi a oggi vigente è ancora l’ultima versione varata dall’Ordinanza Commissariale del Sindaco Gianni Alemanno nel novembre 2008[7], che riproduce, con poche variazioni, l’Ordinanza del Sindaco Walter Veltroni del febbraio 2008, ultima di una serie che parte dalla rimodulazione del piano del 2006 con il passaggio alla gestione commissariale[8].
L’Associazione Carteinregola, Cittadinanzattiva Lazio, il Coordinamento dei Comitati NO PUP/Sostasostenibile, l’Associazione Artù, la rete Mobilitiamoci chiedono alla Sindaca Raggi, all’Assessora Meleo e all’attuale maggioranza capitolina di voltare finalmente pagina e ristabilire le regole e la legalità anche per gli interventi del Piano urbano Parcheggi.
Legalità e sicurezza sono la base irrinunciabile della buona amministrazione, e lo sono ancora di più in una città che ha scoperto che mafia e corruzione si sono insinuate in ogni ambito e livello di governo e gestione della cosa pubblica: al Sindaco, alla Giunta e a tutti coloro che hanno assunto delle responsabilità davanti ai cittadini chiediamo di agire con determinazione e efficacia per restituire a chi vive, lavora e produce a Roma Capitale una dimensione di vita normale e sostenibile. Chiediamo che si volti pagina veramente, anche sul PUP, abolendo il Piano e ricominciando dalla discussione sugli interventi realmente utili, sulla base delle indicazioni del nuovo PGTU che raccomanda anche di “spostare sempre più all’esterno l’ubicazione di strutture per la sosta”[9], nel rispetto della trasparenza, dell’ambiente e della sicurezza dei cittadini. E con l’autentica partecipazione dei cittadini in tutte le fasi di messa a punto del nuovo Piano Urbano Parcheggi, dalla pianificazione degli interventi ai laboratori per le sistemazioni superficiali.
[1] La Legge Tognoli, in cambio della concessione di suolo pubblico e varie deroghe e agevolazioni, prescriveva che i box diventassero pertinenza di un immobile ricadente nell’area di influenza del parcheggio, cioè la superficie compresa nel raggio di una distanza stabilita dal parcheggio (tale raggio inizialmente era stato fissato in 500 mt, passati poi a 1000 e, durante l’amministrazione Alemanno, esteso a tutta l’area della Capitale). Sempre secondo la Legge Tognoli i box non potevano essere ceduti separatamente dall’immobile di cui erano pertinenza, ma ci risulta che il Comune abbia spesso aggirato tale prescrizione, poi sanata da una legge nazionale del governo Monti
[4] Le nostre associazioni sono state ascoltate dalla Commissione speciale metro C e parcheggi nel giugno 2014, dopo 6 mesi di solleciti andati a vuoto. E le nostre circostanziate segnalazioni, che riguardavano sia alcuni quesiti giuridici generali, sia casi concreti in cui le procedure erano state secondo noi portate avanti in modo irregolare sono state completamente ignorate dalla Commissione e dall’Assessore nella stesura della Delibera che non è stata poi approvata in Giunta in seguito alle dimissioni dell’assessore Improta, nel giugno 2015.
[6] Come vedremo, a seguito della Deliberazione dell’Autorità del 2012 nella primavera 2015 c’è stato uno scambio di note tra Comune e ANAC, in cui il Comune ha inviato una relazione sullo stato del PUP dando per scontato che tutti gli interventi – convenzionati e non – fossero da considerare “strettamente riconducibili al citato avviso pubblico [del 1990-91 NDR] ancora da realizzare” di cui l’Autorità chiede di procedere “al completamento degli stessi in tempi limitati”
[8] Ordinanza Commissariale N. 98 del 13 febbraio 2008,
[9] Dal PGTU aprile 2015 pag.173 ; 7) L’area centrale della città
L’area centrale della città nell’ambito di una politica tesa a ridurre la presenza di veicoli circolanti in maniera progressiva dalla periferia al centro, e comunque nelle zone a maggiore presenza di attività, rispetto alle zona a prevalente destinazione abitativa, induce a spostare sempre più all’esterno l’ubicazione di strutture per la sosta.