Da tempo Carteinregola appoggia la battaglia di alcune associazioni, in primis il Comitato per la Bellezza, per la restituzione all’uso pubblico e a una vocazione culturale di Palazzo Nardini, il quattrocentesco complesso di via del Governo Vecchio, nel cuore di Roma, per un periodo sede del movimento femminista romano. Nel 2003 era stato acquistato dalla Regione Lazio per 37,5 milioni dalla Comunione delle Asl, e, durante la Giunta Marrazzo, era stato oggetto di alcune opere urgenti di restauro. Ma successivamente il palazzo è ripiombato nell’abbandono (1). E nonostante i ripetuti appelli al Ministero ai Beni culturali e al Presidente Zingaretti perché il palazzo venisse restaurato e destinato alla sede della Biblioteca Nazionale di Storia dell’Arte o ad altre destinazione pubbliche e culturali, La Regione l’aveva ceduto al fondo di investimento immobiliare INVIMIT, che l’aveva messo in vendita con la prospettiva di farne un resort di lusso. Ma la mobilitazione di intellettuali e delle associazioni non era venuta meno, e alla fine il MIBACT si era mosso. Nel luglio 2018 la Commissione Regionale per la Tutela del Patrimonio Culturale del Lazio ha approvato la riformulazione del vincolo su Palazzo Nardini avviata dalla Soprintendenza Speciale di Roma, ai sensi dell’articolo 10, comma 3, della Legge 42 del 2004, o Codice dei Beni Culturali, vincolo che sancisce anche l’inalienabilità di Palazzo Nardini, che “dovrà mantenere la destinazione d’uso compatibile con il carattere storico e artistico, che non arrechi pregiudizio alla conservazione e che garantisca la fruizione pubblica del bene”. E il 7 giugno scorso il Tar, esprimendosi su un ricorso promosso da Invimit, ha annullato la vendita, riaffermando l’efficacia dei vincoli sul nucleo principale dell’edificio di via del Governo Vecchio, che secondo i magistrati amministrativi sono più che legittimi, in quanto a tutela della sua unicità artistica e della sua importanza nella storia nazionale. « Risalta in modo chiaro – si legge nella sentenza – la rilevanza del bene sotto il profilo non solo culturale ed artistico, ma anche di collegamento identitario, per la funzione che lo stesso ha assolto di sede di rilevanti Istituzioni, prima dello Stato pontificio, poi dello Stato italiano, e la cui storia è dunque profondamente connessa con il contesto ( pur mutevole nei secoli) politico- istituzionale romano»(2)
Tuttavia la vicenda è ancora lontana dal lieto fine, perché Regione Lazio e Invimit possono ancora fare appello al Consiglio di Stato. Per questo le associazioni sono di nuovo scese in campo, chiedendo al Governatore Zingaretti di non impugnare la sentenza del TAR . (appello in calce)
Sarebbe paradossale che il Presidente della Regione, ora anche segretario del Partito Democratico, si schierasse contro una sentenza che tutela un bene collettivo e il suo uso pubblico e culturale, e a favore di un’operazione immobiliare che lo consegna a privati trasformandolo nell’ennesimo albergo di lusso per pochi. (AMBM)
> Vai a Palazzo Nardini – I Municipio – cronologia e materiali
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Se dunque è un tribunale amministrativo a sostituirsi al buon senso e alla saggia amministrazione –decisivo in senso totalmente favorevole alla alienazione fu il ruolo della storica dell’arte Daniela Porro, oggi alla guida del Museo archeologico Nazionale di Roma ma ai tempi alla Direzione Regionale del Mibact- , un tribunale assai più importante, quello della Storia, attende invece impaziente di registrare una volta per tutte e a caratteri indelebili, il nome di protagonisti, antagonisti e semplici comprimari. In questo senso, chiediamo al Governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, in qualità di rappresentante dei diritti costituzionalmente garantiti anche dei cittadini della Capitale d’Italia -tra cui quelli derivanti dall’art. 9 della Costituzione- di non voler procedere al ricorso della Regione Lazio al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR. Si lasci in solitudine, alle doglianze e ai rischi di eventuali ulteriori intraprese legali chi, pur legittimamente, persegue interessi non necessariamente coincidenti con quelli di una pubblica Istituzione.
Comitato Roma 150, Comitato Per la Bellezza.