Regolamento delle attività commerciali e artigianali nella città storica, tutto resterà come prima?
Autore : Redazione
Un regolamento del commercio che non regola l’invasione di negozi food in centro storico
di Paolo Gelsomini
Abbiamo letto attentamente il testo integrale della bozza di delibera del “Regolamento per l’esercizio delle attività commerciali e artigianali nel territorio della Città Storica” (1), testo approvato in Giunta e sottoposto all’esame della Commissione Commercio il 16 marzo scorso.
Quel regolamento che avrebbe dovuto salvare quel poco che, nel Centro Storico (2) e nelle altre parti della Città Storica (3), è rimasto libero dalla tentacolare presenza di minimarket, friggitorie, gelaterie, false gallerie d’arte con bar annesso, e attività similari. Ma così non è stato. Le osservazioni dei Municipi e delle associazioni di cittadini sono state ascoltate solo parzialmente.
Risultato: i provvedimenti contenuti negli articoli della proposta di delibera non sono assolutamente sufficienti a fronteggiare un fenomeno dilagante di commercio mono-tipo che ha invaso tutto il centro storico, ma anche quartieri fuori delle Mura Aureliane e del sito Unesco che fanno parte della Città Storica, come ad esempio San Lorenzo, Ponte Milvio, Città Giardino.
A complicare il quadro ci sono state le dimissioni dell’assessore al Commercio Adriano Meloni, da tempo in rotta di collisione con il Presidente della Commissione Commercio capitolina Andrea Coia. Ora si aspetta la discussione in Aula Giulio Cesare, discussione che dovrebbe avvenire entro la prima metà di aprile.
Le associazioni del Centro Storico, allargate anche ad alcune realtà della Città Storica, hanno redatto una lettera da inviare a tutti i consiglieri comunali affinchè si rendano conto della insufficienza di tale delibera e della inconsistenza delle tutele in essa contenute.
Ma che cosa c’è che non va? Che cosa hanno rilevato le associazioni per arrivare a scrivere una lettera a tutti i consiglieri capitolinii con l’invito a riflettere prima di approvare un regolamento simile?
Le Associazioni di cittadini denunciano da anni lo stato di degrado del Centro storico di Roma, patrimonio Unesco, il mancato rispetto delle regole, l’incontrollato sviluppo di negozi food che vanno a sostituirsi ad un tessuto di artigiani e di piccoli negozi che hanno caratterizzato i vicoli, le strade e le piazze dei rioni storici del centro di Roma.
Associazioni che non si sono attivate solo ora, ma hanno partecipato ai tavoli di lavoro istituiti dall’Assessorato al Commercio ed alle Commissioni, contribuendo ad elaborare analisi e a fornire proposte costruttive e motivate con la finalità dichiarata di voler ricomporre un equilibrio che si è rotto nel centro storico a causa della preponderante forza di attività commerciali di tipo alimentare a tutti i livelli.
Ora queste associazioni si sentono tradite da un Regolamento delle attività commerciali e artigianali che non sembra essere in grado di arginare un fenomeno che rischia di pregiudicare irrimediabilmente un patrimonio culturale che appartiene all’intera umanità.
Premesso che questa delibera regola attività alimentari di vicinato alimentare (compresi i minimarket), di vendita al banco e di artigianato alimentare (gelaterie, pizzerie a taglio, Kebaberie, paninerie ecc.) che non rientrano nel campo delle attività di somministrazione (pub, bar, ristoranti) regolate da un’altra delibera (la n.35 del 2010), dall’analisi dei dati elaborati dalla stessa Amministrazione comunale emerge che nell’area del I° Municipio le attività di somministrazione costituiscono circa il 22% di quelle presenti su tutto il territorio della città di Roma, i laboratori artigianali alimentari sono circa il 24% e le attività di vicinato alimentare sono circa il 23%.
Il nuovo Regolamento, abrogando il Regolamento vigente, determinerebbe di fatto la libera apertura in alcune aree non comprese nel Sito Unesco (4) di attività oggi inibite quali friggitorie, pizza al taglio, rosticcerie, kebab, paninoteche, gelaterie, che diventerebbero addirittura “tutelate” in quanto appartenenti alla tipologia di artigianato, sia pure alimentare, e potrebbero subentrare a botteghe di artigiani che hanno da sempre caratterizzato il centro storico di Roma.
Inoltre è resa possibile l’apertura di medie strutture di vendita (con superficie di vendita superiore a 250 mq), in violazione del Piano Regolatore e delle Norme Tecniche di Attuazione, che, in tutti i tessuti della Città storica vietano espressamente l’apertura di strutture con superficie di oltre 250 mq.
Si consente l’apertura di nuove attività di somministrazione nelle librerie e nelle gallerie d’arte, favorendo lo stratagemma di apertura di bar all’interno di false gallerie d’arte. E, nonostante l’evidente ed accertata saturazione, si consente la proliferazione incontrollata dei negozi di souvenir.
Il Regolamento, nel paragrafo delle norme transitorie, ha posto nell’area del Sito Unesco il divieto, per un periodo di tre anni, dell’apertura di nuove attività di vendita al dettaglio di generi appartenenti al settore alimentare in forma di esercizio di vicinato e l’apertura di nuove attività artigianali della tipologia alimentare. In altre parole nell’area del sito Unesco – e quindi in tutti i rioni del centro storico – per tre anni a partire dall’approvazione della delibera, non si potranno aprire minimarket, pizzerie a taglio, paninerie, friggitorie, gelaterie ecc.
Dopo tre anni questo divieto può decadere a meno che il Comune non adotti un provvedimento di conferma del vincolo in seguito all’eventuale esito che confermasse il superamento della soglia di saturazione nel corso della revisione biennale.
Considerando che basta una semplice SCIA per poter aprire una di queste attività e considerando i prevedibili tempi lunghi per i controlli e i ricorsi al Tar con tanto di sospensiva, una volta aperta l’attività si potrà facilmente arrivare alla scadenza dei tre anni con possibile revoca del vincolo che permetterebbe a queste attività di diventare attività tutelate alla pari di un falegname, un idraulico, un fabbro, un erborista, un antiquario, un tappezziere, un negozio di belle arti.
Temendo questo scenario che renderebbe inutile il Regolamento stesso vanificando gli obiettivi dichiarati, le Associazioni di cittadini della Città storica avevano molto insistito affinché la Giunta Capitolina, preso atto dell’aggiornamento biennale dei dati di saturazione, adottasse con apposito provvedimento le modifiche del regime inibitorio e che, in mancanza di tale provvedimento, fosse rinnovato il divieto per ulteriori tre anni.
Inoltre, nonostante la delibera faccia riferimento alla Città Storica, questo divieto di apertura per tre anni di queste tipologie di attività riguarda solo l’area del Sito Unesco e lascia fuori delle aree altamente sature e problematiche comprese nei quartieri dislocati nella Città Storica come ad esempio San Lorenzo, Ponte Milvio, Monte Sacro-Città Giardino ecc.
Quindi, le osservazioni delle Associazioni fatte proprie in parte dai Municipi I e II, non sono state accolte né dalla Giunta né dalla Commissione Commercio, o sono state accolte solo in minima parte. Quindi, nella lettera che sta per essere consegnata a tutti i consiglieri comunali, si rivolge un appello alla loro responsabilità, invitandoli a prendere atto del fatto che il testo del nuovo Regolamento che verrà portato in Consiglio non soltanto non migliora minimamente il grado di tutela del Centro storico, ma anzi costituisce un potente strumento per aumentarne il livello di degrado.
(1) Il testo della delibera e del regolamento allegato è stato consegnato brevi manu ai cittadini presenti al tavolo e alle commissioni, ma, come tutte le altre delibere che vanno al voto dell’Assemblea, non sono invece messe a disposizione della cittadinanza fino all’approvazione definitiva
(2)Centro storico: area comprendente tutti i rioni racchiusi dalle Mura Aureliane
(3) Città Storica: Secondo la definizione dell’art.24 delle Norme Tecniche attuative del PRG di Roma, si intende per Città Storica l’insieme integrato costituito dall’area storica centrale interna alle Mura, dalle parti urbane dell’espansione otto-novecentesca consolidata, interne ed esterne alle Mura, e dai singoli siti e manufatti localizzati nell’intero territorio territorio comunale, che presentano un’identità storico-culturale definita da particolari qualità, riconoscibili e riconosciute dal punto di vista dei caratteri morfogenetici e strutturanti dell’impianto urbano e di quelli tipo-morfologici, architettonici e d’uso dei singoli tessuti, edifici e spazi aperti, anche in riferimento al senso e al significato da essi assunti nella memoria delle comunità insediate.
(4) Sito Unesco: L’area del Sito Unesco è prevalentemente quella racchiusa dalle Mura Aureliane più un’area intorno alla Città del Vaticano ed una situata nel contesto della Basilica di San Paolo fuori le Mura.