Revisione del codice della strada: da che parte sta?
Autore : Redazione
Il Codice della strada fortemente è stato approvato alla Camera il 27 marzo 2024. Dal sito di Legambiente: “La Camera dei Deputati ha appena approvato la proposta del Ministro Salvini del nuovo Codice della Strada, senza accogliere nessuna delle richieste avanzate da mesi in sede parlamentare e, con grande vigore, nelle ultime settimane dalle associazioni familiari vittime sulla strada e da oltre 40 piazze in tutta Italia, animate da associazioni e attiviste/i per la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile. Ma la mobilitazione delle associazioni dei parenti delle vittime sulla strada, di tante altre organizzazioni e di migliaia di cittadine e cittadini non si fermerà.
24 marzo 2024 Il primo marzo è iniziata alla Camera dei deputati la discussione sul Progetto di Legge del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, “Interventi in materia di sicurezza stradalee delega per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285” (Atto Camera: 1435). Una legge che apporta modifiche al codice vigente appellandosi a una maggiore sicurezza ma che in realtà va nella direzione opposta, allentando le regole,limitando pesantemente l’autonomia di azione delle amministrazioni comunali, attaccando e depotenziando ZTL, aree pedonali, sosta regolamentata, controlli elettronici e mobilità ciclistica. Di seguito i link al testo e ai materiali sul sito parlamentare e il comunicato stampa diffuso del 29 febbraio in occasione delle mobilitazioni contro la revisione del Codice della Strada di un ampio fronte di associazioni, insieme alle slides di Andrea Colombo, esperto di mobilità e sicurezza stradale, diffuse per sintetizzare le principali criticità e ricadute del provvedimento di cui riportiamo alcuni passaggi, invitando a leggere il documento completo e il testo del progetto di legge (AMBM)
PIÙ REPRESSIONE, MENO PREVENZIONE ● approccio tutto repressivo, incentrato sulle cause di circa il 5%* degli incidenti, sull’onda dei casi mediatici: ‘ubriachi’, ‘drogati’, ecc. ● nessuna modifica realmente efficace o addirittura peggioramento delle norme di prevenzione delle principali cause degli incidenti: alta velocità, distrazione alla guida, mancate precedenze, ecc. FORTE COI DEBOLI, DEBOLE COI FORTI ● meno regole, limitazioni, controlli, sanzioni e più libertà di circolare nelle città per iveicoli più veloci e pesanti (quelli a motore: auto, moto, camion, ecc.) ● regole più restrittive e meno spazio e sicurezza per i veicoli più leggeri e gli utenti più vulnerabili (pedoni, ciclisti, micromobilità, bambini, anziani, disabili)
CONTRO LA SICUREZZA STRADALE più velocità e meno autovelox, nessun intervento reale su distrazione alla guida e mancate precedenze (nel complesso le prime tre cause di incidenti in Italia); in generale, restrizione della possibilità di fare controlli e multe CONTRO LA MOBILITÀ SOSTENIBILE meno ciclabili, meno ZTL e isole pedonali nelle città, meno sosta regolamentata, controlli automatici più difficili sulle infrazioni CONTRO I COMUNI E LE CITTÀ meno autonomia ai Comuni, più centralismo tramite nuovi decreti del Ministero che deciderà se, dove, come e cosa possono fare o no le città (su ZTL, ciclabili, sosta, telecamere, etc.) e nuove norme delegate (su limiti di circolazione, etc.)
3.159 sono le persone morte in collisioni sulle strade nel 2022, con un aumento del 9% rispetto al 2021 e solo una leggera diminuzione rispetto al 2019. 223.475 sono stati i feriti. Il 73% delle collisioni avviene in ambito urbano. L’assenza di sicurezza stradale è la prima causa di morte per le e i giovani sotto i trent’anni.
Una situazione, quella italiana, che è un’anomalia in Europa: se in Gran Bretagna i morti in strada per milione di abitanti sono 26, in Germania 34, in Spagna 36, in Italia siamo a 53 (Fonte: Commissione Europea 2022), dato in crescita rispetto all’anno precedente.
Le principali cause di morte sono (secondo l’Istat) l’eccesso di velocità, la guida distratta e la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti.
Queste cause non vengono prese in considerazione dalla riforma del Codice della strada voluta dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che sarà discussa nei prossimi giorni in Parlamento.
La riforma viene proposta “per salvare vite in strada”, ma nella sostanza prefigura il persistere della strage. Infatti, limita pesantemente l’autonomia di azione delle amministrazioni comunali, attacca e depotenzia ZTL, aree pedonali, sosta regolamentata, controlli elettronici e mobilità ciclistica. Misure che ci allontanano dagli obiettivi del Piano Sicurezza Stradale 2030.
La proposta di riforma da una parte promuove “misure-vetrina”, come l’inasprimento di alcune pene o l’alleggerimento delle limitazioni ai neopatentati, e dall’altra strizza l’occhio a chi vìola sistematicamente le regole. Vengono meno i presupposti per la tutela di chi è più vulnerabile e si indebolisce la convivenza tra i diversi utenti della città. Misure inefficaci e dannose che non migliorano le norme attuali e addirittura vanno ad aggravare la situazione, poiché non agiscono sulle cause della strage e sulla prevenzione.
La richiesta: città vivibili e strade sicure, le persone al primo posto
È per fermare questo decreto e ribadire “Stop al Nuovo Codice della Strage” chedal 9 al 12 marzo in tante città italiane, a partire da Bologna, Torino, Milano, Padova, Firenze, Modena, Roma, Napoli, Lecce, Perugia, Varese si svolgeranno manifestazioni organizzate da società civile, attiviste/i e associazioni.
La richiesta è una: città vivibili e strade sicure, la sicurezza stradale ha un’altra direzione.
Serve un approccio scientifico e sistemico: agendo sulla moderazione della velocità, non solo attraverso i limiti ma anche con controlli e ridisegno dello spazio pubblico. Occorre realizzare interventi normativi a favore della mobilità attiva e del potenziamento del trasporto pubblico, e agevolare percorsi versole città 30, prendendo esempio da Bologna.
“Stop al Nuovo Codice della Strage“ è una mobilitazione che parte dalla piattaforma #Città30Subito* a cui si uniscono numerose associazioni e attiviste/i di tutta Italia.
*La piattaforma #città30subito è composta da: Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, ASviS, Amodo, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, fondazione Marco Pietrobono, Fondazione Luigi Guccione e Vivinstrada