Le allarmate obiezioni avanzate all’epoca da Carteinregola, sono state recentemente rilanciate da illustri costituzionalisti e anche opinionisti, tanto che sono state annunciate modifiche al testo del DDL (3).
Marco Travaglio, Direttore di Il Fatto Quotidiano – una testata che si pone in una posizione dialogante con il M5S – l’8 gennaio 2019, quando sembrava che il DDL stesse per approdare al voto parlamentare, aveva pubblicato uno stringente editoriale, dal significativo titolo “Achtung referendum“. Nell’articolo Travaglio denunciava i rischi di un referendum propositivo senza quorum, che avrebbe permesso “a qualunque lobby spalleggiata dai soliti giornaloni di cancellare leggi sgradite, approvarne di gradite e spacciare quell’arbitrio per democrazia diretta“. Così il giornalista descrive il dispositivo del DDL: “chi raccoglie almeno 500 mila firme [impresa difficilissima per semplici cittadini, assai facile per chi persegue interessi privati , date le risorse economiche e umane a disposizione NDR] può chiedere un referendum non solo per abrogare una legge, ma anche per approvarne una“. E la cosa più preoccupante è il combinato disposto con la scelta di abolire il cosiddetto quorum, che oggi prevede che un referendum sia valido solo se va a votare almeno il 50% degli aventi diritto, mentre “in futuro lo sarebbe sempre, anche se andasse a votare un solo elettore“.
Esattamente quello che per mesi Carteinregola ha detto e sostenuto anche in Commissione Riforme Roma Capitale, inutilmente (4).
Altro elemento allarmante è che potrebbero essere sottoposte a referendum quasi tutte le materie, escludendo solo il limite dei “principi fondamentali della Costituzione e i vincoli europei e internazionali, mentre ora la Cata “esclude i referendum su leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali“, oltre alle norme Costituzionali. Anche il costituzionalista Gaetano Azzariti, intervistato da Il Fatto il 7 gennaio, ha criticato la proposta di Fraccaro, ribadendo che un minimo quorum (neanche troppo basso) sia lasciato in vita: «Capisco che si voglia evitare, come avviene per i referendum abrogativi, che vinca sempre l’astensione. Ma qui non si tratta di abrogare una legge – dove, male che vada, rimane tutto com’è – ma di proporne una. È la somma dimostrazione di sovranità, e non possiamo metterla nelle mani di esigue minoranze»(5).
Di quanto possa verificarsi se passassero queste modifiche costituzionali, si può vedere da due esempi recentissimi: il referendum sulla liberalizzazione dell’ATAC a Roma, promosso da Radicali italiani e sostenuto dal PD, che ha visto prevalere lo status quo solo perchè non si è raggiunto il quorum, altrimenti i votanti per il SI avrebbero vinto alla grande; in questo caso si trattava di un referendum consultivo, poichè promosso ai sensi del precedente Statuto, ma se fosse stato indetto dopo le modifiche statutarie pentastellate, la decisione sarebbe stata obbligata anche se presa da una minoranza di romani (e nonostante la contrarietà della maggioranza politica al governo della città, che era assai più rappresentativa in assoluto) (6).
Quanto alla possibilità di promuovere qualsiasi iniziativa, anche in netto contrasto con quanto promesso ai cittadini in campagna elettorale, con l’alibi della “volontà popolare” attestata dalla “democrazia diretta” del referendum, ne è un esempio significativo il recente voto degli iscritti al M5S, chiamati ad esprimersi sulla decisione se dare o meno il via libera ai magistrati per il “Caso Salvini/Diciotti”; a parte che il risultato ha mostrato una forte contrapposizione interna, con il prevalere di una maggioranza piuttosto risicata (59% contro il 41%), ci si chiede se per un passo che rappresenta una notevole virata rispetto a uno dei cardini del MoVimento, sulla cui base hanno scelto il M5S 10.522.272 italiani – elettori non iscritti – basti il voto di 52.417 iscritti (30.948 a favore del no al processo per Salvini). A questo si aggiunge naturalmente il quesito assai sbilanciato, corredato da un testo assai manipolatorio (7) – la corretta e puntuale informazione è il presupposto di ogni scelta libera e democratica – e la mancanza di trasparenza sul controllo della piattaforma utilizzata.
Un tema che dovrà essere affrontato rapidamente, dato che anche a Roma, nelle modifiche dello Statuto, è stata inserita la previsione di utilizzare sempre di più strumenti on line per le consultazioni dei cittadini.
AMBM
PER OSSERVAZIONI E PRECISAZIONI: laboratoriocarteinregola@gmail.com
NOTE
(4)vedi le nostre osservazioni al nuovo Statuto di Roma Capitale
CONTRATTO Lega M5S PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO pag 35
- RIFORME ISTITUZIONALI, AUTONOMIA E DEMOCRAZIA DIRETTA
Nell’ambito della fondamentale riforma delle istituzioni si rivela ne- cessario un approccio pragmatico e fattibile, con riferimento ad alcuni interventi limitati, puntuali, omogenei, attraverso la presentazione di iniziative legislative costituzionali distinte ed autonome.
Occorre partire dalla drastica riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori. In tal modo, sarà più agevole organizzare i lavori delle Camere e diverrà più efficiente l’iter di approvazione delle leggi, senza intaccare in alcun modo il principio supremo della rappresentanza, poiché resterebbe ferma l’elezione diretta a suffragio universale da parte del popolo per entrambi i rami del Parlamento senza comprometterne le funzioni. Sarà in tal modo possibile conseguire anche ingenti riduzioni di spesa poiché il numero complessivo dei se- natori e dei deputati risulterà quasi dimezzato.
Occorre introdurre forme di vincolo di mandato per i parlamentari, per contrastare il sempre crescente fenomeno del trasformismo. Del resto, altri ordinamenti, anche europei, contengono previsioni volte a impedire le defezioni e a far sì che i gruppi parlamentari siano sempre espressione di forze politiche presentatesi dinanzi agli elettori, come si può ricavare dall’articolo 160 della Costituzione portoghese o dalla disciplina dei gruppi parlamentari in Spagna.
È inoltre fondamentale potenziare un imprescindibile istituto di democrazia diretta già previsto dal nostro ordinamento costituzionale: il referendum abrogativo. Per incentivare forme di partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica nazionale occorre cancellare il quorum strutturale – ovvero la necessità della partecipazione alla votazione della maggioranza degli aventi diritto – al fine di rendere efficace e cogente l’istituto referendario. Ulteriore obiettivo di questa proposta, nel solco dello spirito che anima l’articolo 75 della Costituzione, è quello di scoraggiare, in ogni forma, l’astensionismo elettorale, spesso strumentalizzato per incentivare il non voto, al fine di sabotare le consultazioni referendarie. Sempre allo scopo di incentivare la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica del Paese sosteniamo l’introduzione del referendum propositivo, ossia un mezzo volto a trasformare in legge proposte avanzate dai cittadini e votate dagli stessi.
È poi necessario rendere obbligatoria la pronuncia del Parlamento sui disegni di legge di iniziativa popolare, con puntuale calendarizzazione. Per migliorare il rapporto tra cittadini e istituzioni intendiamo inoltre intervenire su quelle fondazioni, direttamente o indirettamente collegate a partiti politici, introducendo adeguate misure per garantire la massima trasparenza dei finanziamenti ricevuti e delle attività finan- ziarie svolte.
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Camera riforma costituzionale 27 2 2019 1104514