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Roma: l’Area Archeologica Centrale per il futuro della città – l’intervento di Emma Amiconi

Con la pubblicazione del concorso internazionale di progettazione, del comunicato del sindaco Gualtieri e, finalmente, dopo l’ottima relazione di stasera di Walter Tocci sul progetto CArME, si chiude un periodo di incertezza informativa e di confusione interpretativa che ci avevano impensieriti non poco.

Dallo studio della documentazione ufficiale e dalla conoscenza più approfondita dell’insieme degli interventi che Roma Capitale intende avviare e che si propone di attuare nei prossimi anni emerge un quadro di estremo interesse: in continuità con altri studi del passato e con una rinnovata volontà politica, finalmente la grande questione dei Fori emerge come una opportunità eccezionale per tutta la città. Il progetto ha tutti i numeri simbolici, storici, identitari per aggregare consenso e per dare slancio al senso di appartenenza alla città capitale da parte dei suoi cittadini, per esercitare cioè un ruolo propulsore come aggregatore di consenso e di interesse, prima che per i visitatori e i turisti, per gli stessi cittadini. L’appartenenza, il sentirsi parte di una comunità attraverso la dimensione dell’identità è del resto una componente essenziale del più largo dispositivo della cittadinanza.  Il progetto Fori costituisce inoltre anche uno spazio per la riappropriazione della bellezza, per apprezzare la complessità, la progettualità, il valore delle competenze. Mette insieme archeologia, storia, urbanistica, cultura, mobilità, passato, presente e futuro e ci fa intravedere perfino l’opportunità di riuscire, in futuro, a rivedere l’uso oggi del tutto inadeguato di via dei Fori.

Questa potenzialità, che potrebbe anche rappresentare una opportunità di alleanza tra la politica, il mondo scientifico, la cittadinanza per il bene della città (e a fronte delle intuibili difficoltà che interverranno per portare a termine l’intero progetto, ce ne sarebbe davvero bisogno), per essere pienamente giocata, ha bisogno però di un bagno di realtà: in questo periodo Roma è più che mai divisa, diversa nelle sue mille specificità locali, avara di passione verso i progetti ritenuti troppo grandi, troppo complessi, troppo lunghi, troppo costosi. La tensione, e anche le variegate forme di partecipazione esistenti, si rivolgono prevalentemente al funzionamento dei servizi e alle questioni fondamentali: rifiuti, pulizia dei luoghi pubblici, mobilità, trasporti, casa. Anche la presenza turistica, tanto più in vista del Giubileo, rappresenta per molti un motivo di fastidio e di preoccupazione. Non è questo ovviamente il luogo per affrontare tali tematiche, che però vanno tenute presenti perché costituiscono allo stesso tempo un limite ed una sfida rispetto al lancio e all’attuazione del progetto, e alla sua effettiva connessione con il resto della città, tra il centro ed i quartieri periferici. Converrà a tutti avere la città partecipe e convinta della bontà dell’operazione, ma questo risultato non è scontato.

Ulteriore aspetto che vorrei mettere in evidenza anche in linea con la storia e le pratiche del gruppo Tutti per Roma.Roma per tutti, riguarda il fatto che, più di una volta, è stata dichiarata la volontà di realizzare forme di partecipazione alla definizione del Piano Strategico di CArMe , che dovrà essere approvato da Roma Capitale entro dicembre 2024. In questo senso mi sento di esprimere una osservazione ed una raccomandazione.

L’osservazione riguarda la indispensabile presenza della comunità scientifica e del mondo della cultura. E’ essenziale che si trovino forme e spazi per aumentare e consolidare il coinvolgimento di queste componenti che fino ad oggi sono state piuttosto silenti, fatta eccezione ovviamente per chi stasera è qui con noi e di alcuni pur ragguardevoli interventi già acquisiti nel dibattito pubblico sviluppatosi negli ultimi mesi.

La raccomandazione riguarda invece la partecipazione dei cittadini, parola magica che viene evocata sempre più spesso dalle amministrazioni pubbliche, salvo poi darle seguito, quando va bene, con mere iniziative di informazione, comunicazione, qualche volta di consultazione, che però raramente portano a quello che dalla partecipazione dovrebbe risultare, ovvero un cambiamento reale rispetto a quanto già deciso, almeno in parte, accogliendo il loro punto di osservazione, la loro competenza civica. Il successo della partecipazione si misura sugli effetti che ha prodotto in termini di cambiamento. Se accettiamo, infatti, che partecipare significa, per i cittadini, concorrere alla messa in opera di finalità, programmi e attività connessi all’interesse generale, attraverso una molteplicità di forme, procedure e modalità operative di carattere collettivo, sarà opportuno che il percorso partecipativo venga predisposto con estrema attenzione. Serviranno metodologie, mezzi tecnici ed economici, tempo, informazione diffusa e accurata, ma specialmente andrà stabilito esattamente a cosa saranno chiamati a partecipare i cittadini, senza dimenticare i giovani e gli studenti, e perché. Di fronte ad un Piano strategico tanto accurato come quello che ci è stato raccontato stasera la raccomandazione mi sembra più che legittima.

10 ottobre 2023

Emma Amiconi Tutti per Roma.Roma per tutti

Vai a CArMe cronologia materiali (in costruzione)

Vai a Roma: l’Area Archeologica Centrale per il futuro della città con i materiali e i link agli interventi

11 ottobre 2023

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

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