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S.O.S. sale cinematografiche, l’intervento di Carteinregola al convegno di Italia Nostra

AGGIORNAMENTI: vedi articolo Roma Today 27 febbraio 2025 Cinema di Roma, ecco quali si salveranno e quali no dopo l’accordo tra Regione e operatori Quali sono i cinema chiusi di Roma che si salvano dalla totale trasformazione

(23 febbario 2025) Mentre continuano a crescere le voci di intellettuali e artisti nazionali e internazionali che si levano in difesa dei cinema romani [1], a rischio per le modifiche normative introdotte da una proposta di legge regionale, il 20 febbraio Italia Nostra ha tenuto il convegno “S.O.S. sale cinematografiche, verso un tavolo per salvarle. Pubblichiamo l’intervento di Anna Maria Bianchi Presidente di Carteinregola (in calce la registrazione dell’evento e le proposte avanzate da Italia Nostra).

Relazioni di Silvano Curcio, docente presso la Sapienza Università di Roma, “Il quadro della situazione: i cinema “fantasmi urbani” di Roma, tra chiusure e trasformazioni selvagge”; Anna Maria Bianchi presidente di Carteinregola “Sale cinematografiche e teatri, le modifiche normative nella proposta di legge regionale 171 e nella Delibera adottata dall’Assemblea Capitolina con le modifiche alle Norme Tecniche del Piano Regolatore“, Maurizio Morandi, docente all’Università di Firenze, “I cinema romani come patrimonio culturale: il caso delle sale di Riccardo Morandi”; sono intervenuti esercenti, critici cinematografici, ordine degli architetti, vari esponenti di Italia Nostra. Ha coordinato il dibattito Catello Masullo.

Sale cinematografiche e teatri, le modifiche normative nella proposta di legge regionale 171 e nella Delibera adottata dall’Assemblea Capitolina con le modifiche alle Norme Tecniche del Piano Regolatore.

di Anna Maria Bianchi Missaglia

Quaranta sale chiuse in città [2] non possono essere lasciate nel degrado. Un declino, quello della fruizione dei film al cinema, cominciato da tempo,  che senza interventi di una regia pubblica non può che peggiorare.

I cinema e i teatri sono un patrimonio che ha un doppio valore: la testimonianza storica e architettonica di tanti edifici realizzati da grandi autori, e lo spazio culturale, luogo di condivisione e socialità. Regia pubblica vuol dire trovare delle soluzioni che possano incentivare le trasformazioni senza la perdita di quei valori. Lasciare che sia la legge di mercato a guidare le trasformazioni e a decidere il destino dei cinema e dei teatri, significa privare la collettività non solo delle sale chiuse ma anche di molte sale ancora aperte, forse della maggior parte.  

Ma bisogna vedere se le politiche e gli incentivi – come  aumenti di superficie e possibilità di rimodulare gli usi affiancando attività commerciali– servano effettivamente a sostenere e incentivare trasformazioni rispettose degli spazi e della fruizione culturale,  oppure a rendere più conveniente  la  trasformazione delle sale in  qualcos’altro.

Considerando i grandi spazi e il valore delle superfici nella città storica, qualcuno ha calcolato che la trasformazione ad usi  commerciali delle sale dismesse possa rendere  conveniente  anche la chiusura per molti anni anche di sale che funzionano economicamente. L’ha detto anche Carlo Verdone: quegli spazi sono nel degrado perché molti proprietari delle mura hanno pensato di cavalcare l’incuria per ottenere dalle istituzioni la riconversione di questi spazi culturali.

Eppure esistono esempi all’estero, ma anche da noi,  come il Cinema Troisi ristrutturato e gestito dalla Fondazione Piccolo America, che dimostrano che delle alternative ci sono.

Non ci si può aspettare che tutti i proprietari delle sale possano avere la stessa testarda passione e per questo si devono stabilire regole che, come ha scritto qualche mese fa una sentenza del TAR [3], sappiano armonizzare le esigenze – giuste – del profitto per la proprietà con quelle della collettività, per la quale gli spazi culturali sono un bisogno indispensabile e un diritto, come il verde e i servizi.

LA PL 171 DELLA REGIONE LAZIO

Le regole vigenti, introdotte dalla  Regione Lazio nel 2020[4] avevano trovato tale equilibrio, “un equo contemperamento tra libertà di iniziativa economica e tutela di valori socio-culturali” parole di una sentenza del TAR del Lazio pubblicata il 19 dicembre 2024 che ha bocciato il ricorso dei proprietari del Cinema Metropolitan ritenendo  che la legge regionale  “dedicata al sostegno del cinema e dell’audiovisivo nel Lazio”,  “lungi dal precludere in via perentoria ed assoluta qualsiasi riconversione commerciale delle sale cinematografiche in disuso si limita soltanto a fissare dei limiti quantitativi a tale riconversione”.[3] Limiti fissati da soluzioni che riguardano  sia le sale dismesse da tempo, sia quelle ancora aperte che rischiano la crisi.

Oggi un’altra proposta di  legge regionale della nuova maggioranza vorrebbe capovolgere quelle regole, rispondendo esclusivamente agli interessi della proprietà privata e non a quelle dell’interesse pubblico.

Infatti la Proposta dell’ (ex) Assessore all’urbanistica Ciacciarelli Semplificazioni e misure incentivanti il governo del territorio”(PL 171) interviene su molte leggi che si occupano di urbanistica, comprese le norme regionali che riguardano i teatri, le sale cinematografiche e i centri culturali polifunzionali.

Riassumendo le principali novità che sarebbero introdotte, bisogna distinguere tra le norme che riguardano  le sale dismesse e quelle ancora in attività.

Per i cinema chiusi da almeno 10 anni, o dopo 15 anni di chiusura continuativa, si consentiranno  in modalità diretta interventi di  ristrutturazione edilizia o di demolizione e ricostruzione senza incremento della superficie lorda (SUL) esistente “per l’introduzione di cambi di destinazione d’uso finalizzati alla completa – completa! –riconversione funzionale, verso le destinazioni consentite dalle norme dello strumento urbanistico comunale”, lasciando solo come mera ipotesi il caso in cui “venga mantenuto  alla destinazione originaria – cioè a cinema e/o centro culturale – almeno il 30 per cento della superficie lorda esistente“, che permette di ottenere un incremento di superficie. Nessuna esclusione per  le zone degli “insediamenti urbani storici dal PTPR(Piano territoriale Paesaggistico Regionale),  seppure  “limitatamente agli interventi di ristrutturazione edilizia [5]. Il contrario di quanto previsto dalla legge vigente, che prevede un incremento fino a un massimo del 20 per cento finalizzato alla riapertura o all’apertura di nuove sale e che le attività commerciali non possano superare  il 30% della superficie

Per i cinema e i teatri ancora in attività, questa volta “per la ristrutturazione e l’adeguamento strutturale e tecnologico delle sale”  o “per  realizzare nuove sale per l’esercizio cinematografico e per i teatri e nuovi centri culturali polifunzionali”,  si consente  “in tutte le zone di piano regolatore generale, gli interventi diretti” la “rifunzionalizzazione”,  che insieme alla realizzazione di “un complesso di sale cinematografiche, teatri, cineteche, biblioteche, musei, sale per concerti, sale per conferenze, spettacoli e mostre d’arte”permette “di destinare fino al 50 per cento della superficie di progetto ad attività commerciali, quali bar, ristoranti, tavole calde, sale da thè, librerie, palestre ed attività ad esse assimilabili“,  attività che per la legge oggi vigente devono rientrare  nel 35% della superficie. Anzi, “previa sottoscrizione di accordo di programma”, si può arrivare a  “una superficie superiore al 50 per cento[6].

In pratica tutti i cinema dismessi da 10 anni potranno diventare maxi negozi  o centri commerciali, quelli ancora in esercizio potranno trasformare il 50% e oltre della propria superficie in spazi di somministrazione, attività commerciali, palestre e quant’altro. Grandi superfici, quelle delle sale cinematografiche, ma ancora di più se anzichè la superficie si considera la volumetria, che permette di ricavare spazi commerciali enormi. Si pensi al Metropolitan- la cui proprietà ha avuto una sentenza sfavorevole al TAR che ora potrebbe essere azzerata- per la prima categoria e,  per la seconda – come pura ipotesi neanche molto peregrina al Cinema Adriano di Piazza Cavour.

Indiscrezioni pervenute sugli emendamenti che lo stesso centro destra ha approvato nel corso della Commissione urbanistica del 20 gennaio 2025, segnalano ulteriori peggioramenti [7], anche se dopo il notevole eco che ha finalmente avuto la proposta regionale,  con l’appello di intellettuali e cineasti,  il Presidente Rocca ha incontrato lo scorso 5 febbraio alcune rappresentanze di categoria dicendosi disponibile ad apportare correttivi [8].

ROMA CAPITALE – LE MODIFICHE ALLE NTA DEL PRG PER I CINEMA

La Delibera adottata dall’Assemblea Capitolina l’11 dicembre 2024 [9] introduce alcune modifiche alle NTA del PRG del 2008 che riguardano le sale cinematografiche:  la classificazione d’uso (Art. 6 comma 1 punto c 8),con una nuova suddivisione che include “attrezzature collettive per lo sport, lo spettacolo, la cultura, ricreative, congressuali” [10] e l’inserimento di un  nuovo comma 3 bis  che permette un aumento della SUL interna, fino ad un massimo del 50% della  SUL totale e possibili cambi di destinazione d’uso, comma  che riprende le norme regionali introdotte dalla LR 85/2020 che prevedono  che “All’interno degli edifici destinati a teatri, sale cinematografiche e centri culturali polifunzionali, ivi inclusi gli edifici riattivati o rifunzionalizzati ai sensi del comma 3, è consentito l’esercizio di attività commerciali, artigianali e di servizi, fino ad un massimo del 30 per cento della superficie complessiva, purché tali attività siano svolte unitamente all’attività prevalente”[11].

La possibilità introdotta dalle modifiche alle NTA  dell’aumento della SUL interna, fino ad un massimo del 50% della SUL totale, incentiva ulteriormente la riorganizzazione degli spazi per ricavare maggiore superficie utile, mentre le destinazioni d’uso aggiornano le NTA alla legge regionale vigente del 2020 [4], aumentando ulteriormente la parte destinata ad attività culturali (70%) e riducendo le parti commerciali (30%).

Le modifiche però abrogano il comma 16 dell’Art.25. Tessuti della Città storica, che permette cambi di destinazione d’uso, tra quelli consentiti dalle norme di componente, a condizione che almeno il 50% della SUL preesistente venga destinato ad attività culturali  (diventerebbe  70%), e lascia la possibilità che  il Comune possa  “promuovere, anche nelle forme del Programma integrato, di cui all’art. 14, iniziative di completa riconversione funzionale delle stesse verso le destinazioni consentite dalle norme di Tessuto.  Ma nello stesso tempo con l’abrogazione viene cancellato – modifica dell’Assemblea Capitolina – e non più recuperato altrove un passaggio molto importante per la conservazione delle sale storiche: “Le sale e i complessi teatrali inseriti nella Carta per la qualità, fino ad eventuale aggiornamento degli elenchi di cui all’art. 16, comma 1, lett. g), sono vincolati al mantenimento dell’attuale destinazione d’uso[12]

Il combinato disposto tra l’introduzione delle premialità nella ridistribuzione interna degli spazi – che potrà essere ottenuta anche attraverso interventi molto impattanti –  e il venir meno dell’esclusione di sale cinematografiche e teatrali inserite nella Carta per la Qualità sollevano pesanti interrogativi sul destino di molte sale storiche.

Come Carteinregola stiamo studiando le modifiche apportate alle NTA dagli emendamenti approvati dall’Assemblea e predisponendo le osservazioni che potranno essere inviate dai primi di marzo. Tuttavia possiamo già anticipare che  ci appare indispensabile il ripristino di quelle tutele della Carta per la Qualità, per i cinema e non solo, dato che lo strumento esce molto ridimensionato dalle modifiche approvate.

Le modifiche della legge regionale, e anche quest’ultima modifica comunale s enon venisse corretta, prefigurano un grave danno per il nostro patrimonio culturale in tutta la città, e un passo ulteriore verso la trasformazione del centro storico in un supermercato per turisti. Pezzi di memoria storica di Roma  – ma anche delle altre cittadine del Lazio –  saranno cancellati per sempre,  non più luoghi di vita e di cultura, ma ulteriori anonimi templi del profitto.

Anna Maria Bianchi Missaglia

Precisazione: riguardo alcune dichiarazioni nell’ambito degli interventi nel corso del convegno di Italia Nostra, la Fondazione Piccolo America che gestisce la sala Troisi e che ne ha curato la ristrutturazione ci ha confermato che i caratteri architettonici e decorativi originali della sala erano già stati irrimediabilmente modificati prima che fosse assegnata alla Fondazione tramite un bando pubblico.

Il documento di Italia Nostra S.O.S. sale cinematografiche: verso un tavolo per salvarle

Italia Nostra chiede alle soprintendenze, agli enti preposti alla tutela e alle istituzioni tutte, provvedimenti urgenti affinché i cinema romani chiusi o in chiusura, monumenti del Moderno, da centri nevralgici della cultura e della vita cittadina, non si trasformino irrimediabilmente in luoghi simbolo dell’abbandono e del degrado: veri e propri “fantasmi urbani”. Se non vogliamo assistere impotenti alla definitiva cancellazione persino della memoria di questa eredità, è urgente innanzitutto preservare, dunque riscoprire e valorizzare, queste architetture di pregio nella loro integrità, affinché anche le future generazioni possano godere di questo straordinario patrimonio dimenticato del Novecento: opere di architettura di qualità, che sono già opere d’arte, e, dunque, come tali devono essere protette e salvaguardate da manomissioni che le rendano irriconoscibili e dalla distruzione.

Chiede anche che la Regione Lazio riconsideri il progetto di legge 171 del 2024 e che la stessa regione e Roma Capitale promuovano GLI STATI GENERALI delle sale cinema di Roma, per la realizzazione urgente di un censimento della sale, in uso e in disuso, per l’emanazione di norme di tutela delle sale storiche di particolare pregio storico, artistico, architettonico, con particolare accento alla salvaguardia della integrità architettonica delle sale cinematografiche romane quale patrimonio monumentale del Moderno e preziosa testimonianza della Storia dell’Architettura e della Cultura del Novecento, tutela funzionale da estendere anche alla totalità delle altre sale periferiche, per il loro forte valore identitario di aggregazione culturale e sociale, da preservare nei progetti di eventuale riconversione ai fini di una gestione economica sostenibile

Italia Nostra Roma

(foto di Italia Nostra)

vai al Confronto tra le proposte di modifica della PL regionale 171 con le normative vigenti 

  • Art. 2 (Modifiche alla legge regionale 18 luglio 2017, n. 7 “Disposizioni per la rigenerazione urbana e per il recupero edilizio” e successive modificazioni),
  • Art. 5 (Disposizioni in tema di cinema e audiovisivo)
  • Art. 19 (Interpretazione autentica dell’articolo 9 della legge regionale 2 luglio 2020, n. 5 “Disposizioni in materia di cinema e audiovisivo” e successive modificazioni).

VEDI Sta arrivando la legge regionale che trasforma i cinema in maxi negozi e centri commerciali 13 GENNAIO 2025

VEDI Urbanistica del Lazio 2023-25 CRONOLOGIA MATERIALI

Vedi  La proposta di legge regionale che trasforma i cinema in centri commerciali 25 agosto 2024

NOTE


[1] Grazie anche all’impegno della Fondazione Cinema America, l’allarme si è diffuso nel mondo del cinema nazionale e internazionale, con la presa di posizione di Carlo Verdone, l’appello di Marco Bellocchio, Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Mario Martone, Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino, Francesco De Gregori, Pietro Valsecchi, Anna Ferzetti e molti altri; sono intervenuti Renzo Piano, Alba Rohrwacher e Saverio Costanzo, Enrico Vanzina, Liliana Cavani,  Francesco Totti, Gabriele Salvatores; un nuovo appello è stato lanciato da Martin Scorsese su IndieWire firmato Steven Spielberg, Jane Campion, Francis Ford Coppola, Ken Loach, Wes Anderson e Ari Aster e moltissimi altri esponenti del cinema internazionale. Sono usciti articoli di The Times a firma di Tom Kington e di Variety a firma di Nick Vivarelli, del Corriere della Sera a firma di Gian Antonio Stella

[2] Vedi da inforoma.it la mappa dei cinema di Roma – le sale storiche

[3] Vedi Sentenza N. 09377/2022 pubblicata il 19 dicembre 2024 scarica la sentenza

[4] Disposizioni in materia di cinema e audiovisivo Numero della legge: 5 Data: 2 luglio 2020 Numero BUR: 85 Data BUR: 07/07/2020

[5] per le sale cinematografiche e i centri culturali polifunzionali  dismessi  – da più di 10 anni (da 15 per quelli chiusi successivamente alla data indicata al momento dell’entrata in vigore) sono consentiti interventi di ristrutturazione edilizia o di demolizione e ricostruzione, senza incremento della superficie lorda esistente, per l’introduzione di cambi di destinazione d’uso finalizzati alla completa riconversione funzionale, verso le destinazioni consentite dalle norme dello strumento urbanistico comunale.

Nel caso venga mantenuto, alla destinazione originaria almeno il 30 per cento della superficie lorda esistente, è prevista una premialità che dovrebbe raggiungere il 30% della superficie  (la proposta fa riferimento a un comma abrogato dalla stessa proposta, quindi non è certo)

NOTA Attualmente le premialità per interventi di ristrutturazione edilizia o di demolizione e ricostruzione con un incremento della volumetria o della superficie lorda esistente fino a un massimo del 20 per cento degli edifici esistenti sono   finalizzate alla riapertura o all’apertura di nuove sale le attività commerciali non possono superare  il 30% della superficie

[6] per le sale ancora in attività, con l’obiettivo della ristrutturazione e l’adeguamento strutturale e tecnologico  delle sale e per realizzare nuove sale per l’esercizio cinematografico,  per i teatri e nuovi centri culturali polifunzionali sono  sempre consentiti, in tutte le zone di piano regolatore generale, gli interventi diretti per la rifunzionalizzazione, anche con la realizzazione di un complesso di sale cinematografiche, teatri, cineteche, biblioteche, musei, sale per concerti, sale per conferenze, spettacoli e mostre d’arte, con la possibilità di destinare fino al 50 per cento della superficie di progetto ad attività commerciali quali bar, ristoranti, tavole calde, sale da thè, librerie, palestre ed attività ad esse assimilabili; previa sottoscrizione di accordo di programma, è possibile destinare a tali  attività una superficie superiore al 50 per cento.

NOTA Attualmente La superficie del progetto per finalità culturali  deve essere destinata di almeno il 65% , e quindi la superficie per usi commerciali fino a un massimo del 35%.

 per sale dismesse da 3 anni. per favorire la riattivazione e la rifunzionalizzazione degli immobili chiusi o dismessi da almeno 3 anni, è consentito effettuare congiuntamente gli interventi precedenti

In alternativa  – sale ancora in attività o nuove sale (anche teatri) per interventi per la ristrutturazione e l’adeguamento strutturale e tecnologico sono sempre consentiti, in tutte le zone di piano regolatore generale, interventi di ristrutturazione edilizia, con incremento fino al 15 per cento della volumetria o della superficie lorda esistente, o di demolizione e ricostruzione, con un incremento della volumetria o della superficie lorda esistente fino a un massimo del 30 per cento della volumetria o della superficie lorda esistente (per realizzare nuove sale per l’esercizio cinematografico e per i teatri e nuovi centri culturali polifunzionali, interventi di demolizione e ricostruzione, con un incremento della volumetria o della superficie lorda esistente, fino a un massimo del 30 per cento della volumetria o della superficie lorda esistente, a condizione che almeno l’incremento sia destinato a funzioni cinematografiche, teatrali e culturali polifunzionali)

[7] Con gli emendamenti approvati in Commissione,  la demolizione e ricostruzione di sale dismesse senza  aumento di cubatura ma con  l’introduzione di cambi di destinazione d’uso finalizzati alla completa riconversione funzionale,  potrebbero interessare non solo i cinema ma anche i teatri chiusi da almeno 7 anni alla data del 31 dicembre 2024 e   l’ incremento riconosciuto per il mantenimento del 30% della superficie per funzioni culturali dal 10% sarebbe portato  fino al 15%; per le sale ancora attive tali possibilità si aprirebbero non più dopo 15 anni dalla dismissione, ma solo dopo 10.

[8] Vedi Roma Today 5 febbraio 2025 Cinema chiusi a Roma, Rocca ascolta le imprese: “Non voglio lasciarli alla speculazione” Il governatore del Lazio è disposto a mettere mano all’emendamento di FdI sulla trasformazione delle sale inattive. Entro fine febbraio ci sarà un documento condiviso di Valerio Valeri

[9] VEDI Delibera di Adozione Modifiche Piano Regolatore 11 12 2024

[10] Art.6. Classificazioni d’uso

Comma 1

1. Le destinazioni d’uso previste dalle presenti Norme – salvo diversa o aggiuntiva classificazione

adottata nelle componenti di cui ai Titoli III e IV – sono articolate in cinque macro-categorie funzionali: Residenziale, Turistico-ricettivo, Produttivo e Direzionale, Commerciale, Rurale.

Sulla base di tali macro-categorie funzionali e del Carico urbanistico (CU) di cui all’art. 3, comma6, sono individuate le seguenti destinazioni d’uso:

(…)

c8) attrezzature collettive per lo sport, lo spettacolo, la cultura, ricreative, congressuali (quali palasport, multiplex e multisala cinematografici, cinema, teatri, spazi espositivi e museali; centri e sale polivalenti; centri per la pratica sportiva, piscine, palestre) – (con SUL fino a 1.000 mq: CU/m; con SUL oltre 1.000 mq e per le discoteche: CU/a);

[11] Art.6 comma 3 bis (NUOVO INSERIMENTO DA DELIBERA AC – non presente in Proposta della Giunta 2023)

3bis. Le sale cinematografiche possono subire un aumento della SUL interna, fino ad un massimo del 50% della loro SUL totale. Rispetto alla SUL totale, così incrementata, sono possibili cambi di destinazione d’uso, tra quelli consentiti dalle norme di componente, a condizione che almeno 70% della SUL, così incrementata, venga destinata ad attività culturali (cinema, teatri, sale concerti, musei, gallerie d’arte, sale espositive, librerie anche multimediali, sale congressi, scuole di danza e musica) ed il restante ad altre attività, tra quelle consentite dalle norme di componente, incluse quelle di somministrazione, queste ultime come disciplinate dalla L.R. n. 22/2019 e ss.mm.ii.All’interno di teatri, sale cinematografiche e centri culturali polifunzionali esistenti, sono altresì, consentiti, nel rispetto delle relative norme di componente, cambi di destinazione d’uso fino ad un massimo del 30% delle superfici preesistenti per l’apertura di attività commerciali, artigianali ed a servizi.

[12] ABROGATO

COMMA 16 Art.25. Tessuti della Città storica Definizione – del PRG 2008

16. Fatto salvo quanto eventualmente indicato nella “Carta per la qualità” e nella “Guida per la qualità degli interventi”, le sale cinematografiche possono subire cambi di destinazione d’uso, tra quelli consentiti dalle norme di componente, a condizione che almeno il 50% della SUL preesistente venga destinato ad attività culturali (cinema, teatri, sale concerti, musei, gallerie d’arte, sale espositive, librerie anche multimediali, sale congressi, scuole di danza e musica); in caso di diffusa e perdurante dismissione delle sale cinematografiche, il Comune può promuovere, anche nelle forme d Programma integrato, di cui all’art. 14, iniziative di completa riconversione funzionale delle stesse verso le destinazioni consentite dalle norme di Tessuto. Le sale e i complessi teatrali inseriti nella Carta per la qualità, fino ad eventuale aggiornamento degli elenchi di cui all’art. 16, comma 1, lett. g), sono vincolati al mantenimento dell’attuale destinazione d’uso; sono tuttavia consentite, all’interno di essi e per una quota non eccedente il 20% della SUL, le attività di supporto agli spettacoli (pubblici esercizi, piccole strutture di vendita consone ai luoghi e alle funzioni), non vincolate all’orario delle rappresentazioni e anche con accesso autonomo dai luoghi pubblici.

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