Ci eravamo già occupati di precedenti tentativi, finora falliti, che attraverso commi e codicilli, inseriti in decreti con tutt’altro scopo, avrebbero di fatto varato notevoli benefit per i proprietari di stabilimenti balneari senza nessun vantaggio per l’interesse pubblico generale. Ad esempio, un anno fa, con un comma nel Decreto “Salvaroma” – poi saltato in extremis nella conversione del Decreto – si voleva permettere ai concessionari di “beni demaniali marittimi, lacuali e fluviali” “con finalità turistico-ricreative e sportive” di mantenere eventuali “manufatti amovibili” installati, “fino alla scadenza della concessione, senza necessità di nuova istanza”, pagando il 3% in più del canone concessorio (1). Un via libera legalizzato a case mobili, chioschi, verande, capannoni, persino piscine, che avrebbero potuto ricoprire spiagge e aree naturalistiche di pregio, nonché spazi di proprietà pubblica, per tutto l’anno, con impatti ambientali e paesaggistici devastanti. Anche perchè si sarebbero aggirate le necessarie autorizzazioni degli enti preposti espressamente previste per le aree demaniali, che sono vincolate.
Adesso si torna alla carica, approfittando della Legge di stabilità in discussione in Commissione Bilancio al Senato: un “emendamento di Forza Italia – a firma Maurizio Gasparri – punta a “sfilare al demanio marittimo quelle aree per poi affidarle al sistema delle “cartolarizzazioni”, il nome tecnico per le vendite di pezzi dello Stato, con diritto di prelazione per i “conduttori”, cioè chi ci sta già dentro“(2). E ricorda Angelo Bonelli dei Verdi, in un comunicato diramato nei giorni scorsi, che “in Italia le spiagge sono tra le piu’ cementificate d’Europa, secondo i dati Unep dell’Onu sono compromesse il 60% delle coste, gli accessi al mare sono consentiti solo attraverso il pagamento di un pedaggio violando la legge e i lungomari si sono trasformati in lungomuri di cemento che impediscono la visuale e gli accessi al mare. Ma non basta perche’ ora si vorrebbe vendere il demanio marittimo a chi le ha cementificate in concorso con le istituzioni comunali e regionali, facendo esattamente l’opposto di quello che si fa in Europa”. E aggiunge: “uno scandalo ancora maggiore se si pensa che i gestori privati delle spiagge pagano un canone di concessione demaniale irrisorio di 1 euro e 20 centesimi a metro quadro (uno stabilimento di 10 mila metri quadri paga un canone di poco piu’ di 1000 euro al mese)” e “sempre con questa legge di stabilità vorrebbero condonare i canoni di concessione non pagati allo stato” (3). Gasparri ha smentito Bonelli – “nessuno vende nulla, vogliamo solo fornire certezze normative” – ma noi marcheremo stretto il provvedimento, e saranno i fatti (e gli emendamenti presentati) a dimostrare come stanno veramente le cose.
Intanto si attende la pronuncia della Corte di Giustizia Europea, il prossimo 2 dicembre, che si esprimerà sui quesiti posti da due Tribunali Amministrativi Regionali, quelli della Lombardia e della Sardegna, sulle proroghe, che hanno di fatto aggirato gli obblighi imposti da un’apposita direttiva europea, che prevede di sottoporre le concessioni delle spiagge a gara pubblica, senza diritto di prelazione per il titolare precedente. Se l’Europa intimasse all’Italia di applicare la direttiva, le concessioni delle spiagge tornerebbero subito sul mercato. Beninteso, se non vengono cedute prima agli attuali concessionari, grazie a qualche salvifico emendamento.
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(premessa di Eddyburg)«Quello delle spiagge è un rito che si ripete puntuale ogni anno. La questione è vecchia, e risale al 2006, quando il governo Prodi nella Finanziaria decise di mettere ordine sulla materia rivedendo i canoni legati alle attività turistico-balneari, spiagge comprese». Il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2015 (m.p.r.)
Bene che vada, ci sarà il condono bis, a prezzi di saldo. Male che vada, le spiagge – o meglio gli spazi di “pertinenza economica” degli stabilimenti balneari (bar, ristoranti, palestre, piscine ecc. La vera polpa delle concessioni) – verranno vendute, o meglio, “sdemanializzate”, per usare il linguaggio tecnico dei proponenti. In pratica, peggio di quello che provò a fare il governo Berlusconi nel 2006 – il prolungamento di 50 anni delle concessioni – senza però riuscirci anche per l’opposizione del centrosinistra.
Ora la manovra è concentrica e il mezzo sono una serie di emendamenti fotocopia alla manovra in discussione in commissione Bilancio al Senato: Pd, Ncd e Forza Italia provano, o meglio riprovano, a condonare i canoni non pagati ai proprietari delle aree di pertinenza, mentre Forza Italia – a firma Maurizio Gasparri – punta al colpo grosso, tanto clamoroso quanto tecnicamente ben congegnato, sfilare al demanio marittimo quelle aree per poi affidarle al sistema delle “cartolarizzazioni”, il nome tecnico per le vendite di pezzi dello Stato, con diritto di prelazione per i “conduttori”, cioè chi ci sta già dentro.
Quello delle spiagge è un rito che si ripete puntuale ogni anno. La questione è vecchia, e risale al 2006, quando il governo Prodi nella Finanziaria di fine anno decise di mettere ordine sulla materia rivedendo i canoni (di proroga in proroga mai ritoccati da decenni) legati alle attività turistico-balneari, spiagge comprese. E un adeguamento anche per le aree di pertinenza commerciale (bar, ristoranti, etc), calcolato sul valore del mercato immobiliare della zona. Apriti cielo “Abbiamo subìto aumenti stellari”, denunciano i balneari. Ma prima le pertinenze non pagavano nulla. Pena la perdita della concessione. Da lì sono partiti i contenziosi. A fine 2013 – governo Letta – nella manovra passa un emendamento che condona il passato: per chiudere i conti con il Fisco dal 2006 i concessionari possono scegliere di pagare il 30% subito o il 60 spalmato su sei anni. La sanatoria si è chiusa nel 2014.
Ora Fi e Ncd puntano a prorogarla per altri due anni, fino a fine 2016. L’emendamento Pd – a prima firma Manuela Granaiola, una vera pasionaria dei balneari, già autrice di vari tentativi di privatizzare le spiagge – fa invece anche di più: sospende i provvedimenti di revoca delle concessioni e riapre quelli del condono ad libitum; cancella la rivalutazione in base al mercato immobiliare di zona; e, per il futuro, lo stesso canone, in favore di un pagamento una tantum tra i 2 e i 4 mila euro. Una pietra tombale sui tentativi avviati dai tempi di Prodi di far pagare il giusto a chi fino ad allora se l’era cavata a prezzi di saldo.
Basti pensare che dal “demanio marittimo”, cioè dalle spiagge, lo Stato nel 2014 ha incassato 101 milioni, meno dell’anno prima e meno di quanto riscuoteva nel 2009. Nel 2013, per aggirare le accuse di voler privatizzare le spiagge, la Granaiola tirò fuori il coniglio dal cilindro: la proroga delle concessioni per 30 anni. La palla passava insomma ai nipoti degli attuali proprietari. Il tutto per aggirare gli obblighi europei imposti da un’apposita direttiva, che prevede di mettere le concessioni a gara pubblica, senza diritto di prelazione per il titolare precedente. Dal 2010 di proroga in proroga la direttiva non è mai entrata in vigore, con la procedura di infrazione europea costretta a ripartire di volta in volta da zero, l’ultima grazie al governo Monti che ha prolungato le concessioni da fine 2015 al 2020. Una blindatura minacciata però da due ricorsi, uno in Lombardia e uno in Sardegna, i cui rispettivi Tar hanno deciso di interpellare la Corte di Giustizia Ue, che si pronuncerà il 2 dicembre: in caso positivo, le concessioni tornerebbero subito sul mercato.
Niente paura, qui entra in gioco l’emendamento Gasparri, che risolve il problema alla radice sfilando le aree di pertinenza al demanio per poi venderle a chi già le usa. Chi partecipa a un bando per aggiudicarsi la gestione dei una spiaggia i cui bar, ristoranti e servizi sono occupati dal vecchio proprietario? Ieri Gasparri ha risposto insultando il leader dei Verdi Angelo Bonelli che ha svelato il suo emendamento: “È un fallito, nessuno vende nulla, vogliamo solo fornire certezze normative”. Ieri fonti parlamentari riferivano che almeno sul primo punto – il condono – l’accordo è in fieri. Sul resto, si vedrà.
grafico L’espresso 22 ottobre 2013 dell’articolo Litorale in saldo
(2) dove non diversamente specificato il virgolettato si riferisce al citato articolo de Il fatto quotidiano, pubblicato integralmente.
(3) Comunicato dei Verdi
LEGGE STABILITA’: BONELLI, RIPROVANO A VENDERE LE SPIAGGE
UN DELITTO CONTRO GLI ITALIANI E LE GENERAZIONI FUTURE. TESTO DELL’EMENDAMENTO GASPARRI-CERONI
“Come un cronometro riprovano a vendere le spiagge italiane: un emendamento, ben scritto, presentato alla legge di stabilità dai senatori Gasparri e Ceroni di Forza Italia consente la vendita delle spiagge”. Lo dichiara il co-portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: “L’emendamento prevede la sdemanializzazione delle spiagge e di tutte le attività balneari che vi insistono, attraverso la modifica dell’art. 35 del codice della navigazione* con la conseguente applicazione delle procedure di cartolarizzazione e vendita dei beni pubblici attraverso le procedure previste dall’art. 3 della legge 351/2001 art.3 e 3 bis”**.
“Solo l’idea di vendere le spiagge e’ un delitto contro gli italiani e le generazioni future che verrebbero derubate di un bene comune che appartiene a tutti – continua Bonelli -. In Italia le spiagge sono tra le piu’ cementificate d’Europa, secondo i dati Unep dell’Onu sono compromesse il 60% delle coste, gli accessi al mare sono consentiti solo attraverso il pagamento di un pedaggio violando la legge e i lungomari si sono trasformati in lungomuri di cemento che impediscono la visuale e gli accessi al mare. Ma non basta perche’ ora si vorrebbe vendere il demanio marittimo a chi le ha cementificate in concorso con le istituzioni comunali e regionali, facendo esattamente l’opposto di quello che si fa in Europa”.
“E’ uno scandalo e lo e’ ancor di piu’ se si pensa che i gestori privati delle spiagge pagano un canone di concessione demaniale irrisorio di 1 euro e 20 centesimi a metro quadro. Significa che uno stabilimento di 10 mila metri quadri paga un canone di poco piu’ di 1000 euro al mese mentre incassa milioni di euro e che sempre con questa legge di stabilita’ vorrebbero condonare i canoni di concessione non pagati allo stato”, denuncia il leader ecologista che conclude: “La vendita delle spiagge e’ un atto indecente che non puo’ essere consentito per difenderle da questa continua privatizzazione e cementificazione, come auspichiamo che sia fermato l’emendamento che aumenta la durata delle concessioni sulle spiagge a 50 anni come proposto anni fa dall’ex ministro Tremonti”. Ecco il testo dell’emendamento incriminato per
scaricare clicca QUI
*
Art. 35 – Esclusione di zone dal demanio marittimo – Le Zone demaniali che dal capo del compartimento non siano ritenute utilizzabili per pubblici usi del mare sono escluse dal demanio marittimo con decreto del ministro dei trasporti e della navigazione di concerto con quello per le finanze.
** DECRETO-LEGGE 25 settembre 2001, n. 351Disposizioni urgenti in materia di privatizzazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e di sviluppo dei fondi comuni di investimento immobiliare. (GU n.224 del 26-9-2001 ) note: Entrata in vigore del decreto: 26-9-2001.Decreto-Legge convertito con modificazioni dalla L. 23 novembre 2001, n. 410 (in G.U. 24/11/2001, n.274).
Secondo una pagina abbozzata di wikipedia si è “distinta nella difesa delle concessioni balneari presentando nel 2014 il “Testo unico dell’impresa balneare” Qui si può scaricare
TU-Impresa-balneare_27-novermbre-2014-3.
Ecco la presentazione del Testo dallo stralcio di un articolo che la riguarda su “Mondo Balneare” del 29/12/2014 Riforma spiagge, Pd spaccato: la contro-proposta Granaiola Presentato in Senato un testo di legge alternativo che tutela le attuali imprese balneari. Sarà all’attenzione del governo al tavolo tecnico del 13 gennaio. «Visto che questo governo non sta favorendo gli attuali imprenditori balneari e che le bozze di riforma non sono soddisfacenti, ho deciso di presentare un decreto legge alternativo per il riordino delle concessioni balneari», che non prevede la loro messa all’asta. A dirlo non è un parlamentare dell’opposizione, bensì la senatrice del Partito democratico Manuela Granaiola, da sempre al lavoro per tutelare le imprese balneari dal rischio di scomparsa, anche quando si è trattato di andare contro il suo stesso partito. Come in questo caso. È ancora recente, per la senatrice, la delusione per la bocciatura dei suoi emendamenti alla Legge di Stabilità che avrebbero rimandato il pagamento dei canoni pertinenziali e decretato la fine dell’obbligo di smontare le strutture amovibili a fine stagione (vedi notizia)*. Si trattava di due piccole misure in attesa del riordino generale delle concessioni balneari, a cui stanno lavorando i sottosegretari Sandro Gozi, Pier Paolo Baretta e Francesca Barracciu, tutti in seno al Pd. Ma visto che anche la riforma pare non andare incontro agli attuali imprenditori balneari (ne abbiamo parlato in un recente articolo), la senatrice Granaiola lo scorso 19 dicembre ha presentato in Senato un testo di legge alternativo e più efficace (…)
Un altro tema di cui si è occupata la senatrice Granaiola sono le “casette mobili”Ecco cos a dice il comunicato di Legambiente del 20 maggio 2014 : Decreto casa. Via libera a case in legno e bungalow senza permessi in campeggi e stabilimenti balneari. Con l’approvazione dell’emendamento presentato dai senatori del Pd Collina, Marcucci, Granaiola, Morgoni potranno essere realizzate case in legno, bungalow, depositi, magazzini senza alcun permesso in strutture ricettive all’aperto, quali campeggi e stabilimenti. La norma, introdotta nel Decreto Casa che oggi verrà definitivamente approvato con la fiducia, modifica le attività sottoposte a permesso di costruire. (> vedi anche l’articolo di Tomaso Montnari su Il fatto quotidiano: “Casetta libera per tutti, renzi peggio di Silvio” del 20 maggio 2014) Vedi anche il nostro post Approvato alla Camera il “Piano casette” (mobili) (…)L’emendamento era stato inserito da 4 senatori PD nel “Decreto EXPO” in approvazione alla Camera , per “mettere a posto” l’errata formulazione di quello inserito nel “Decreto del fare” per consentire l’ installazione delle casette mobili senza permesso di costruire. Tra i firmatari anche la senatrice toscana Manuela Granaiola, promotrice, nel novembre scorso, di un emendamento che aveva l’obiettivo di vendere le aree demaniali degli stabilimenti balneari, poi ritirato tra le polemiche.> leggi l’articolo
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