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Sponsor per l’Appia Antica: quale occasione perduta?

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(foto AMBM)

Un anno fa Autostrade per l’Italia aveva annunciato di voler finanziare “un piano per la rinascita del Parco dell’Appia Antica”, che però avrebbe dovuto vedere la società Autostrade non solo come generoso elargitore dei fondi necessari, ma come vera e propria protagonista del progetto. Adesso apprendiamo da Repubblica, che, di fronte al Piano messo invece a punto dalla Soprintendenza – l’ente statale unico titolare della conservazione e della valorizzazione del parco archeologico – la società privata ha deciso di non finanziare più nulla. Prendiamo quindi spunto da questo controverso epilogo della vicenda per porre due domande al Soprintendente Prosperetti, che in un’intervista definisce “un peccato” che sia saltata l’offerta di Autostrade, addebitandola “al frazionamento delle competenze” che riguardano il Parco dell’Appia (Stato, Regione, Comune, Chiesa, Municipi…). A noi invece sembra che la questione non si possa liquidare con il solito capro espiatorio della burocrazia. La prima domanda è se sia accettabile ricorrere a forme di mecenatismo in cui il privato che mette i soldi elabora anche i (o interviene pesantemente nei) progetti di competenza dell’amministrazione pubblica. La seconda domanda è se non sia venuto il momento che la Soprintendenza adotti procedure più trasparenti, coinvolgendo la cittadinanza anche per i progetti e le scelte che riguardano le aree archeologiche. Cominciando ad esempio con il rendere pubblico il Piano predisposto dalla Soprintendenza “bocciato” da Autostrade. Così è tutto più chiaro, e magari si fa avanti qualche altro privato, come il mai abbastanza celebrato imprenditore giapponese Yuzo Yagi, che ha regalato due milioni di euro per restaurare la Piramide Cestia, senza chiedere di avere voce in capitolo sul progetto.

Leggiamo su  Repubblica di Roma  del 13 novembre, in  un articolo a firma di Stefano Petrella (1), gli ultimi sviluppi di una vicenda di cui ci siamo occupati fin dall’inizio, quando  era stato annunciato con grande rilievo di stampa che Autostrade  per l’Italia intendeva finanziare  vari e consistenti interventi nel Parco dell’Appia Antica  con milioni di euro. Ma   l’articolo, a nostro avviso,  non riporta chiaramente qual’è – e qual’era – il nocciolo della questione: infatti la  proposta di Autostrade non si poteva etichettare come “mecenatismo” puro – inteso come finanziamento da parte di privati di  interventi che l’ente pubblico  non avrebbe  avuto i fondi per realizzare – perchè  prevedeva  che lo sponsor privato si facesse esso stesso promotore anche dei progetti,  e in parte della  successiva gestione,  di una delle aree archeologiche più estese e più importanti del mondo. Progetti che invece sono e devono essere di esclusiva competenza, per la parte archeologica, che è l’aspetto più rilevante, della Soprintendenza Statale.

E l’altro punto che resta spesso sfocato e non permette di valutare adeguatamente la  questione, è il dualismo che ancora oggi caratterizza la gestione del Parco dell’Appia Antica, che si divide tra un Ente Parco che si occupa dell’area  naturalistica, che pur essendo un parco urbano rientra nelle competenze della Regione Lazio, e il Parco Archeologico, che dipende dalla Soprintendenza. Più che una  sovrapposizione di competenze, un equivoco,  ben descritto  da Vezio De Lucia  nella domanda (retorica):  “Che c’entra con le aree naturali protette l’Appia Antica che, per Antonio Cederna, era “come l’Acropoli di Atene”? Ve l’’immaginate se nelle guide turistiche della Grecia leggessimo che l’Acropoli di Atene è un’area naturale protetta?” (2). E dal Parco naturalistico l’operazione di Autostrade aveva preso  le mosse, “allargandosi” però anche all’area archeologica fino a voler  – almeno nella bozza iniziale – definire il progetto complessivo da proporre alle istituzioni coinvolte” ,“erogare un contributo economico coerente con il progetto”,  occuparsi della “ comunicazione” e  anche   “contribuire ad un nuovo modello di gestione (nell’articolo di Petrella definita “privata“) (3). Non sappiamo quali percorsi siano stati avviati da  allora – era il luglio 2014 – tra i vari soggetti coinvolti, ma secondo il resoconto di Repubblica, “al progetto di gestione privata la Soprintendenza rispose  redigendo un proprio piano…sottoposto ad Autostrade che decise però di non finanziarlo“. Un progetto, racconta  Rita Paris, direttore del parco archeologico dell’Appia Antica, che prevedeva interventi che andavano  dal “riassetto  della viabilità, liberando l’Appia dal traffico, alla creazione di aree di svago per i visitatori  in bici e a piedi, con priorità della conservazione del patrimonio archeologico per aprirlo alla fruizione,  come il restauro dell’ultimo tratto della via(1).  E  se le condizioni per avere “quel finanziamento perso” di cui “enti e istituzioni si rimbalzano la responsabilità”, erano legate al  ruolo che Autostrade avrebbe dovuto avere  nel progetto e nelle relative decisioni, non ci sembra un buon modello a cui ispirarsi per un costruire un  rapporto virtuoso  pubblico/privato, che secondo molti dovrebbe essere la panacea per  salvare  il nostro patrimonio archeologico e culturale. Secondo noi sul patrimonio pubblico decidono gli enti pubblici preposti. Stop.

E a  questo proposito,   andrebbe fatta  chiarezza anche sulla governance dell’Appia Antica, in cui – come in tutto il resto della  città  – si intrecciano le competenze amministrative di chi deve fare la manutenzione delle strade, di chi deve curare il verde, di chi deve pianificare la mobilità, di chi gestisce il parco etc. Secondo il Soprintendente Prosperetti  “Ci vuole una authority capace di gestire e coordinare tutte le istituzioni(4). Secondo Vezio de Lucia,   esiste già un’autorità  “somma” da cui dovrebbero dipendere tutte le altre,  ed è proprio quella del Soprintendente (5). E’ possibile stabilirlo una volta per tutte ?

 Anna Maria Bianchi Missaglia

Per osservazioni, precisazioni, rettifiche scrivere a: laboratoriocarteinregola@gmail.com (oggetto il titolo dell’articolo)

(1) scarica l’articolo di Repubblica del 13 novembreAppia antica è scontro su abusi traffico e authority  di Stefano Petrella repubblica 13 nov 2015 appia antica

(2)Le volpi dell’Appia Antica di Vezio De Lucia 29 maggio  2015 (da Patrimonio SOS) Continua#

La pericolosa invasione della filosofia dell’ “operazione Grand Tour24 luglio 20143 Continua#

(4) La Repubblica 12 novembre 2015 Francesco Prosperetti: “Regina viarum, donazioni in crescita ma poniamo un freno agli abusi” di CARLO ALBERTO BUCCI
SOPRINTENDENTE, i mausolei di via Appia Pignatelli 5 sono in mano ai privati, come il 95% del parco. Come far crescere la quota del pubblico?
“In realtà – rivela Francesco Prosperetti, che guida l’archeologia romana – il patrimonio pubblico dell’Appia Antica cresce anno dopo anno”.

Attraverso le acquisizioni onerose?
“No, paradossalmente aumenta il numero dei proprietari che lascia qualcosa al demanio. E questo perché è difficile tenere a reddito le proprietà. Il costo è alto. Lo è anche per lo Stato se la quota pubblica aumenta”.

Questo la spaventa?
“Sì, perché noi della Soprintendenza speciale di Roma campiamo solo con gli introiti dei visitatori. E sull’Appia, eccezion fatta per alcuni casi, come la Villa dei Quintili, l’ingresso è gratuito. Per il patrimonio, io vedo con favore una collaborazione tra lo Stato e i privati.
Penso a un National Trust, un fondo immobiliare ben gestito ma e controllato che resta al privato”.

Qual è il problema numero uno dell’Appia?
“Quello cardine, è il frazionamento delle competenze. Stato, Regione, Comune, Chiesa, Municipi . .. Ci vuole una authority capace di gestire e coordinare tutte le istituzioni. Io ci sto provando, ma spesso fatico a incontrare gli altri amministratori, come quelli del parco regionale “.

Con quali conseguenze?
“Così è saltata l’offerta di Autostrade per interventi su traffico e conservazione. Peccato no?”

(5) Repubblica citato . De Lucia “Mi stupisco che il Soprintendente invochi l’istituzione di un’ authority per l’Appia Antica quando è lui stesso l’autorità somma sulla questione“.

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