Stadio della Roma, che confusione tra scelte politiche e pareri tecnici!
Autore : Redazione
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E’ sorprendente verificare come la maggior parte dei soggetti che interviene nella vicenda “Stadio della Roma” non metta quasi in conto la dovuta autonomia dei pareri tecnici – che dovrebbero basarsi su criteri oggettivi e dati verificabili – dalla linea politica di chi governa. Ne è corollario che gli uffici (dipartimenti comunali, sovrintendenze, etc) a seconda degli imput di chi comanda, sarebbero pronti ad alzare indifferentemente la paletta rossa o verde a progetti che possono avere grandi conseguenze e impatti sulla città e sulla vita dei cittadini. E se il rischio esiste, dovrebbe essere avversato, non dato per scontato. Perchè se accettiamo l’assunto che gli uffici rilasciano pareri tecnici in funzione dei loro “superiori” politici del momento, siamo messi davvero male.
“Stadio confusionale” è il titolo scelto da Il Tempo il 4 marzo (1), titolo assai azzeccato, non tanto per l’incertezza sugli sviluppi dell’iter procedurale e per il braccio di ferro in corso tra Comune di Roma e Regione Lazio, quanto per la generalizzata incapacità di distinguere tra scelte politiche e pareri tecnici e amministrativi, sia da parte dei vertici capitolini, sia da parte dei media e anche di illustri fautori e oppositori del progetto (2).
Perchè è un grosso errore considerare i pareri sul progetto, rilasciati dagli uffici preposti sulla base delle rispettive competenze tecniche, come un pendant dell’orientamento politico, come se, a seconda della volontà (ondivaga) di chi è alla guida della città, le stringenti prescrizioni potessero diventare facoltative raccomandazioni, i numeri degli studi trasportistici cambiati a piacimento, gli impatti ambientali messi nel cassetto. Errore in cui sembra scivolata la Sindaca Raggi, che dopo mesi di trattative condotte con il proponente privato nelle segrete stanze del Campidoglio, ora che un accordo – vedremo poi se davvero migliorativo dell’interesse pubblico del progetto – è stato trovato, ha inviato una lettera(3) al Presidente della Regione Zingaretti alla vigilia di quella che avrebbe dovuto essere l’ultima riunione della Conferenza dei servizi, in cui sono mescolate intenzioni politiche con considerazioni sui pareri tecnici. Infatti nella lettera, oltre a manifestare l’intenzione di “procedere alla verifica/ridefinizione dell’interesse pubblico per la realizzazione dello Stadio…”(4), si anticipa il parere favorevole all’accoglimento della richiesta di sospensione della conferenza dei Servizi avanzata da Eurnova, “precisandoaltresì di considerare non definitivo il parere “ unico di Roma Capitale, depositato il 1 febbraio 2017 (5), e di “voler esprimere quindi parere definitivo nei termini della conferenza predetta”. Una nota che si può interpretare come un tentativo di modificare il parere “non favorevole” con prescrizioni, già dato dal Comune sul progetto figlio della Delibera Marino/Caudo, sostituendolo con un altro parere sul nuovo progetto nato dagli accordi della nuova Giunta con il proponente, senza dover rifare daccapo una nuova conferenza dei servizi decisoria. Ma la lettera della Raggi è, in pratica, anche una sconfessione di quanto messo nero su bianco solo qualche settimana fa dai responsabili degli uffici comunali (6), perché, se da un lato è vero che se il progetto cambia possono cambiare anche i pareri e le prescrizioni, dall’altro molte stringenti obiezioni e prescrizioni degli uffici non verrebbero meno anche a fronte di una riduzione delle cubature. E dichiarare “non definitivo” il parere depositato dagli uffici, anziché pensare di avviare un nuovo procedimento per raccogliere i nuovi pareri sul nuovo progetto, rischia quindi di essere un’invasione di campo – a cui ahimè Roma è da tempo abituata – della politica rispetto a quello dell’amministrazione.
In proposito, su alcuni giornali, il 5 marzo, è stata addirittura ventilata l’ipotesi di una rotazione dei dirigenti del Dipartimento Urbanistica che avevano firmato il parere non favorevole del 1 febbraio e che l’hanno confermato il 3 marzo, in quanto (La Repubblica) “fedelissimi di Berdini” l’ex assessore all’urbanistica dimessosi il 14 febbraio scorso, da sempre contrario al progetto dello Stadio e delle cubature extra PRG.
Ma davvero si vuole sostenere che dei funzionari pubblici, che rispondono personalmente dei pareri che sottoscrivono, pareri che dovrebbero essere improntati all’interesse pubblico – alla sicurezza delle persone, alla tutela dell’ambiente, del patrimonio archeologico e culturale etc – debbano essere pronti ad avanzare o ritirare le proprie decisioni in funzione dei desiderata del politico e dell’assessore di turno? Per quanto possa sussistere sempre un margine di arbitrarietà, non dovrebbero i tecnici chiamati ad esprimersi sui progetti basarsi su dati oggettivi e verificabili? Regole, studi, tabelle, capitolati? Se così non fosse, perchè fare conferenze dei servizi, che poggiano sulla responsabilità individuale e su osservazioni messe nero su bianco? Perchè non far decidere direttamente ai politici, liberandoli una volta per tutte dai lacci e lacciuoli di una burocrazia che potrà essere spesso inefficiente, ma che finora è l’unica flebile difesa dell’interesse pubblico da una politica troppo spesso sdraiata su quello privato? La distinzione dei ruoli, unita al rispetto delle regole e alla trasparenza sulle scelte della politica e dell’amministrazione, sono gli unici anticorpi alle deviazioni dal bene collettivo.
Quindi nessuna scorciatoia: al di là di quanto stabilito dalla diplomazia M5S con il proponente privato, l’iter amministrativo del nuovo progetto dello stadio comporta un percorso preciso, lo stesso seguito per il progetto della Giunta Marino “bocciato” dalla Giunta Raggi. Una nuova delibera di Giunta che ne dichiari l’interesse pubblico, i passaggi di legge nei Municipi interessati (due) e nelle Commissioni interessate (cinque), poi ancora in Giunta per le controdeduzioni e infine in Assemblea (ma dovrebbero essere aperti anche spazi di legge per le osservazioni dei cittadini). E subito dopo si dovrebbe avviare una nuova conferenza dei servizi, che dovrebbe restituire la parola ai tecnici degli uffici, ai numeri e agli studi sull’ impatto, alle nuove (e vecchie) prescrizioni.
In tutto questo, prendiamo atto che i particolari dell’accordo tra la Sindaca e Eurnova e del nuovo progetto sono solo in parte noti, e grazie alle indiscrezioni giornalistiche e anche a un video diffuso dai canali del MoVimento, in cui un’infografica spiega i capisaldi del nuovo progetto (7). Una presentazione propagandistica che lascia nel vago la maggior parte dei nodi cruciali, attribuendo persino come conquiste della nuova amministrazione alcune contropartite pubbliche già presenti nella delibera Marino/Caudo (8). E nel video si sente parlare di opere e lavori da fare “in due tempi”, che fa temere che si stia profilando all’orizzonte il solito film che vede il rapido completamento delle opere che portano profitto al privato e il rinvio (con il rischio “calende greche”) di parte delle infrastrutture di utilità pubblica. Perché una cosa è certa: se un’infrastruttura non serve – ma deve essere dimostrato studi e numeri alla mano – allora tanto vale non farla. Ma se invece si dimostra che è necessaria e che influisce sugli impatti dello stadio e di tutto il pacchetto direzional/commerciale che, sebbene ridotto, è sempre quasi il doppio di quanto previsto nel Piano Regolatore, allora è indispensabile agganciarla alla clausola – peraltro contenuta nella Delibera Marino/Caudo – che lo Stadio si inaugura solo quando sono state ultimate tutte le infrastrutture pubbliche necessarie.
Quindi le chiacchiere stanno a zero. La Sindaca deve mettere subito a disposizione della città – su siti istituzionali – i termini dell’accordo con Eurnova. Con l’elenco delle opere e i relativi calcoli economici. Come nella Delibera Marino/Caudo, che mettiamo in calce insieme alle slides della presentazione, così da poter fare davvero un paragone (9). Anche per capire i “patti” che dovranno essere inseriti nella Convenzione tra Comune e privato, non solo in termini di “cosa” ma del “quando” e del “chi paga”. Noi ancora aspettiamo da Regione e Comune una risposta alla lettera che abbiamo scritto a gennaio con altre associazioni nazionali (10) chiedendo la pubblicazione di molti elaborati presentati dalla Eurnova che, nonostante la proclamata trasparenza, non sono mai stati inseriti nel sito dedicato (11).
Se tutto ciò non avverrà, avrà ragione chi sospetta che questo taglio delle cubature sia solo un’operazione di marketing per dissimulare un compromesso difficile da far digerire agli attivisti e agli elettori.
In pratica un RAGGIro.
Anna Maria Bianchi Missaglia
POST SCRIPTUM: tanto per aumentare la confusione, nella riunione del 3 marzo, la Conferenza dei Servizi decisoria ha negato la concessione di una ulteriore proroga dei lavori richiesta dal proponente (e caldeggiata dalla Sindaca, nella lettera sopra descritta), ma decidendo contestualmente di differire comunque al 5 aprile l’assunzione della determinazione finale da parte dell’amministrazione procedente (la Regione) (12) . La conferenza dei servizi sarebbe quindi chiusa – non potrebbero cioè essere portati elementi nuovi da valutare – ma sarebbe differito il termine della determinazione conclusiva. E se qualcuno ha interpretato la mossa come una sorta di proroga mascherata (13), le stesse dichiarazioni della Regione (14) aumentano la sensazione che il rinvio sia funzionale al tentativo in corso di non ripetere l’intera procedura sul nuovo progetto, ma – per risparmiare tempo – di innestarlo sul vecchio, anche se decisamente difforme, attribuendolo alla Conferenza dei servizi conclusa anzichè sottoponendolo a una nuova. Una soluzione abborracciata (ammesso che sia legalmente percorribile), che non permetterebbe agli uffici di svolgere un’analisi tecnica con il tempo e gli strumenti che l’importanza dell’intervento richiede, che non sarebbe neanche degna di una amministrazione che ha fatto del rispetto delle regole e della trasparenza la sua bandiera elettorale (AMBM)
(1)Vedi l’articolo sul blog del giornalista Ferando Magliaro (il quotidiano IlTempo è da sempre schierato a favore dell’operazione Tor di Valle , al contrario del Messaggero, da sempre assai critico: i contrasti sono sempre, in questa città, multidimensionali…NDR)
(2) Le obiezioni (o prescrizioni) tecniche emerse nel corso della conferenza dei servizi sono numerosissime, ma ve ne sono alcune che continuano a essere invocate in molti articoli e interventi anche se in realtà sono inesistenti o esagerate. Così continuiamo a leggere di “rischio esondazione del Tevere”, che in realtà riguarda il Fosso del Vallerano, e di “massimo rischio idrogeologico”, che poi non è affatto massimo (> Vedi post Stadio della Roma: la verità sul rischio idrogeologico), o di “appartamenti “che verrebbero dati in compensazione, che poi sono, per legge, solo uffici e commerciale, o di parcheggi per lo stadio che fanno parte degli standard prescritti per legge che sarebbero invece computati nella contropartita pubblica e via discorrendo.
(3)La lettera è stata pubblicata su vari siti, tra cui quello del già citato Fernando Magliaro (da cui l’abbiamo scaricata) vedi a fianco
(4)A un’attenta lettura, anche la missiva della Sindaca tradisce una certa confusione di ruoli e livelli. Infatti nella lettera si dichiara che la nota con cui viene comunicato alla società Eurnova “l’intenzione di Roma Capitale di procedere alla verifica/ridefinizione dell’interesse pubblico” (cioè alla sostanziale modifica della delibera Marino/Caudo, con un atto squisitamente politico) è stata inviata dal Direttore del Dipartimento Programmazione e attuazione urbanistica (ruolo amministrativo) e “per conoscenza anche alla scrivente” Sindaca Virginia Raggi. Non sarebbe stato più lineare (e trasparente) che la Sindaca, o un suo organo politico, all’indomani dell’accordo raggiunto nella trattativa con Eurnova – promossa dalla Sindaca, dal suo staff e da parte della sua Giunta su un tavolo parallelo alla Conferenza decisoria – mettesse nero su bianco (e anche “in chiaro” sul sito istituzionale) i capisaldi del nuovo progetto concordato con il proponente privato (completamente diverso da quello su cui sono stati chiamati a esprimersi nella conferenza gli uffici comunali) e che comunicasse ufficialmente e direttamente a Eurnova, alla Regione Lazio e anche alla cittadinanza tutta che era sua intenzione (non degli uffici che hanno un ruolo tecnico) verificare/ridefinire l’interesse pubblico dello Stadio della Roma e dei suoi annessi con un nuovo progetto che dovrà essere approvato con una nuova delibera dalla sua Giunta e dalla sua maggioranza capitolina (su cui gli uffici potranno dare solo il parere di rito)?
(14) (ADN kronos 3 marzo 2017) nota della Regione: (…) Ribadiamo, infine, che c’è tempo fino al 30 marzo per ricevere atti, documenti edelibere su un eventuale nuovo progetto annunciato per ora solo sui giornali, ma mai formalizzato in nessuna sede ufficiale.
A proposito della “novazione della dleibera”: Si definisce novazione, in termine giuridico, l’estinzione di un rapporto di obbligazione tra due parti (creditrice e debitrice) con conseguente nascita di uno nuovo, rispetto al precedente mutato nel titolo o nell’oggetto.