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Stop consumo di suolo: l’intervento di Vezio De Lucia al convegno di Carteinregola

Pubblichiamo il testo dell’urbanista Vezio De Lucia, socio di Carteinregola, scritto in occasione del convegno La città delle persone/la città della rendita, che si è svolto il 15 novembre 2022 in occasione del decennale della nascita dell’Associazione, per la sessione “Ambiente – La città che cambia e diventa sostenibile/La città che continua a consumare l’ambiente” (> vai alla pagina con le richieste di Carteinregola)

Buon compleanno a Carteinregola e un grazie di cuore ad Anna Maria Bianchi per aver organizzato quest’importante iniziativa, e per avermi invitato.

Dedico il mio intervento alla memoria di Antonio Cederna che da tempo ho assunto a mia stella polare. Per chi sa poco di Antonio Cederna, mi permetto di segnalare che, nei giorni scorsi, è stato pubblicato Un giro d’orizzonte, un’antologia curata da Andrea Costa e Sauro Turroni, che raccoglie scritti, discorsi parlamentari e proposte di legge di Antonio Cederna. Un’occasione straordinaria per rileggere I gangster dell’Appia, articolo leggendario, al tempo stesso resoconto di un sopralluogo lungo la regina viarum e amara riflessione su Roma moderna. Nelle righe conclusive si legge che “la via Appia era intoccabile, come l’Acropoli di Atene”. 

Sono contento che ai nostri lavori partecipi Rita Paris, che all’Appia Antica ha dedicato la vita, e a lei va il nostro saluto affettuoso. Concludo su Cederna chiedendo ad Anna Maria Bianchi di collocare la sua figura nel Pantheon di carteinregola.

Torno al programma di oggi che prevede il mio intervento nella frazione La città che cambia e diventa sostenibile (al numeratore) / (e, al denominatore) La città che continua a consumare l’ambiente. E mi fermo in particolare allo stop al consumo del suolo che è la prima delle richieste formulata da carteinregola.  

Mi limito a ricordare che – più o meno – a un secolo e mezzo dall’unità d’Italia, gli abitanti della capitale sono aumentati da poco più di 200.000 a circa 2.800.000: la popolazione è aumentata quindi di 14 volte. La superficie urbanizzata è cresciuta invece di 80 volte, da 660 a circa 53.000 ettari urbanizzati (sui circa 128 mila ettari del territorio comunale).

Tutto ciò significa che si è progressivamente abbassata la densità di popolazione anche a causa degli interventi abusivi caratterizzati dalla netta prevalenza di tipologie unifamiliari: dagli oltre 300 ab/ha degli anni dell’Unità, agli attuali poco più di 50 ab/ha: una densità da nucleo rurale, non da città capitale.  

Dal punto di vista della conformazione urbanistica, nel dopoguerra, Roma è passata dalla iniziale forma compatta (a eccezione dell’Eur e di pochi altri nuclei disseminati nell’Agro) a una progressiva frammentazione sostanzialmente imposta dalla speculazione fondiaria, per comparti inizialmente con altissime densità (fino a più di mille abitanti per ettaro, per esempio nei quartieri lungo le vie consolari) disegno successivamente alterato dalla dislocazione degli interventi pubblici e dall’espansione dell’abusivismo. Com’è noto, il passaggio dalla città compatta alla città diffusa ha determinato un vertiginoso consumo del suolo che ha debordato dai confini della capitale, travolgendo irrimediabilmente il paesaggio dell’Agro romano.   

Quella sommariamente descritta è la Roma di oggi.

Che fare? Non c’è dubbio che l’atto decisivo debba essere l’azzeramento del consumo del suolo: azzerare, e subito, il consumo del suolo, non contenerlo, abbassarlo o diminuirlo come propongono tante anime belle.

La proposta che sottopongo al dibattito è quella che va sotto il nome della grande linea rossa da tracciare sulla mappa di Roma e – secondo me – da ufficializzare con deliberazione del Consiglio comunale. Una linea che segna l’insormontabile confine fra lo spazio edificato e quello rurale e aperto. Una linea che rappresenta nuove e invalicabili mura urbane, all’interno delle quali convivono quasi ovunque le due principali componenti della città contemporanea: il centro storico e l’espansione moderna. Il centro storico è la porzione più piccola e preziosa dello spazio urbano – ormai anche meno del 10% della superficie urbanizza totale – e perciò rigorosamente da tutelare. L’espansione moderna comprende invece il resto della città costruita negli ultimi 70 anni. In essa c’è di tutto: l’edilizia abitativa degli anni Cinquanta e Sessanta, l’Ina Casa, i quartieri Peep e quelli abusivi, impianti piccoli e grandi per la produzione di beni e servizi, grande e minuta distribuzione commerciale, parchi e giardini, attrezzature sportive e la recente sterminata disseminazione edilizia legale e illegale.

Un territorio insostenibile, che più o meno comprende il 90 per cento dello spazio urbanizzato e che deve essere inesorabilmente bloccato e sottoposto a coraggiose e radicali operazioni di rinnovamento funzionale, formale e infrastrutturale.

La strategia che sto proponendo, quella della invalicabile linea rossa e dello stop al consumo del suolo – mi pare importante dirlo subito e con la massima chiarezza – non è un’utopia, è un percorso molto meno difficile di come può sembrare, e non mancano esempi recenti (a cominciare dal Prg di Napoli del 2004,che non prevede espansioni).

Vezio De Lucia

15 novembre 2022

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

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