Sullo sgombero dell’ex Cinema Palazzo e sulle regole
Autore : Redazione
Aggiornamento 18 dicembre 2020: La Giunta Raggi ha approvato una memoria per la tutela vocazione culturale dell’ex Cinema Palazzo che prevede che Roma Capitale “valuterà l’acquisizione del cinema Palazzo al patrimonio capitolino dei beni indisponibili ovvero a verificherà percorsi alternativi per tutelare la vocazione culturale” Vedi Roma Today https://www.romatoday.it/politica/cinema-palazzo-memoria-giunta-raggi-valore-culturale-acquisizione.html
Il 25 novembre a Roma sono stati sgomberati in contemporanea l’ex Nuovo Cinema Palazzo a San Lorenzo, occupato nel 2011 – prima di essere trasformato in una sala bingo – e diventato uno spazio per iniziative culturali e sociali aperto alle attività del quartiere, e i locali dell’ATER in Via Taranto, occupati dal movimento di estrema destra Forza Nuova e adibiti in parte a pub.
Anche se annunciato da tempo, lo sgombero dell’ex cinema ha aperto una ferita nella carne della città, per il momento (1), per lo sciagurato sottotesto della contemporaneità dei due sgomberi (2), per gli infelicissimi commenti a caldo del Campidoglio (3), poi rimangiati (4), e soprattutto per la prospettiva della chiusura definitiva di uno spazio vivo e partecipato, dove si univano creatività e solidarietà.
Proviamo a fare qualche riflessione, sulla vicenda specifica, ma soprattutto più in generale, sul tema delle regole, che è da sempre al centro del lavoro della nostra associazione.
Come ha dichiarato il proprietario dell’immobile (5), l’intervento è stato da lui sollecitato, dopo il tentativo, non andato a buon fine, di una permuta con un altro immobile pubblico. L’ipotesi era stata portata avanti con buona volontà dalla consigliera regionale Marta Bonafoni (lista civica Zingaretti) ed era contenuta in un ODG a firma anche di Marta Leonori (PD) approvato in Consiglio nel giugno scorso (6) che “raccogliendo appelli venuti da più parti, anche dalle istituzioni come il Comune di Roma e il II Municipio per trovare soluzioni per la prosecuzione delle attività del Nuovo Cinema Palazzo” impegnava “il Presidente e la Giunta regionale a mappare gli immobili di proprietà regionale da destinare ad attività culturali” (7), a farsi promotore presso Comune di Roma e Municipi di analoga mappatura (8) e “a valutare l’eventuale permuta di spazi culturali di proprietà privata con altri beni di proprietà pubblica“. Tuttavia in questi mesi non è successo nulla, sembra anche per problemi sollevati dagli uffici regionali rispetto all’ipotesi permute e al paventato rischio di interventi della Corte dei Conti per danno erariale. Ora nel tardivo post su Fb (4) la Sindaca Raggi rilancia “un tavolo specifico che coinvolga l’Assessorato al Patrimonio di Roma Capitale, l’Assessorato alla Crescita Culturale di Roma Capitale, il Municipio II, la proprietà dell’immobile, i cittadini che hanno animato quest’esperienza e i residenti del quartiere” per “lavorare per una soluzione che concili il rispetto e la tutela del diritto alla proprietà privata con la salvaguardia dell’esperienza del cinema Palazzo“. Ci auguriamo naturalmente che ciò avvenga e che si trovino tempestivamente delle soluzioni adeguate, anche se c’è da chiedersi perchè tutto ciò non sia stato fatto in questi anni, e venga rilanciato a poche ore dallo sgombero e dalle cariche della polizia, e a qualche mese dalle prossime elezioni.
Ma riteniamo che debba essere fatta una riflessione più ampia, che vada oltre il caso specifico. Caso, per altro, non isolato in una città che di occupazioni ne conta un centinaio e rispetto alle quali la Politica, da lungo tempo, preferisce volgere lo sguardo altrove.
Diciamo subito che, mentre abbiamo le idee piuttosto chiare sulle regole che riguardano immobili pubblici gestiti da associazioni e realtà territoriali con finalità sociali, anche rispetto a quelle che si trovano in situazioni irregolari (9), su un tema complesso come le occupazioni di immobili privati anche noi navighiamo a vista, nella ricerca del percorso – o dei percorsi – più giusto.
Di sicuro, quando arriva la polizia a cancellare uno spazio che vive di tante persone da 9 anni, l’Amministrazione – di qualunque livello – e la Politica che la guida, hanno già fallito da un pezzo.
Perchè una buona Amministrazione avrebbe dovuto da tempo trovare delle soluzioni per creare o preservare spazi culturali al servizio dei quartieri, per arricchire la vita degli abitanti, per offrire luoghi di socialità che non siano a pagamento, per tenere in vita presìdi contro lo spaccio e il degrado. Ma ancora prima avrebbe dovuto stabilire delle regole assai più stringenti per un governo pubblico del cambiamento della città, anzichè lasciare che continuasse a plasmarne spazi e funzioni la legge del profitto, tappezzandola di sale gioco e centri commerciali. E Regione e Comune avrebbero dovuto avere da tempo la mappa dei rispettivi immobili pubblici, e trovare il modo e/o le risorse per metterli al servizio dei cittadini, creando alloggi popolari, spazi per start up giovanili, case di quartiere, centri sociali, laboratori culturali, spazi di accoglienza per i rifugiati… E avrebbero dovuto mettere in conto anche la possibilità di fare accordi per procedere alla permuta di immobili pubblici non indispensabili con immobili privati ritenuti strategici per la comunità, compresi i casi come quello dell’ex Cinema Palazzo o del MAAM. Lavorando in sinergia sugli aspetti normativi per trovare il percorso procedurale migliore o per cambiare le regole, sollecitando insieme interventi legislativi a monte.
A fronte di un territorio urbano che continua a desertificarsi, con sempre più case invendute, capannoni abbandonati, uffici inutilizzati, edifici in rovina, le Amministrazioni, al di là della buona volontà dei singoli, affrontano situazioni annose tamponando l’emergenza, o non le affrontano affatto. Tollerano, rinviando la patata bollente a data da destinarsi. O le chiudono, invocando il ripristino della legalità.
L’ex Cinema Palazzo deve essere salvato come un alberello spontaneo che ha miracolosamente riempito di bellezza un paesaggio grigio. Ma battersi per conservarlo vuol dire impegnarsi perchè si costruiscano delle opportunità per tante altre realtà che possono sbocciare in altri luoghi, e che devono avere le stesse possibilità di svilupparsi . Trovando delle regole che sostengano chi crea comunità e valore sociale nei territori (10) e che nello stesso tempo non penalizzino la proprietà privata (e l’interesse pubblico, in seguito alle prevedibili conseguenze dei ricorsi dei privati) (11)
Roma è in grave sofferenza, da molto prima della pandemia, e l’emergenza economica rischia di spegnere anche le ultime energie che spontaneamente cercano di costruire una città dei cittadini. Non è più tempo di tavoli. Al Comune e alla Regione governano due forze politiche che governano insieme il Paese. E’ ora di mettere mano a un nuovo sistema di regole, che costruiscano diritti e prospettive certe per tutti e non traballanti eccezioni di salvataggi e favori.
Regole per il Nuovo Cinema Palazzo e per i tanti Cinema Palazzo che, ci auguriamo, continueranno a spuntare in città, non con occupazioni, ma grazie alle possibilità che verranno offerte dalla scelta dell’Amministrazione di valorizzare il gigantesco patrimonio inutilizzato di Roma. Valorizzare non mettendolo a reddito, ma nel vero senso della parola, dandogli il valore che deriva dal dare valore alla vita delle persone e delle comunità.
Anna Maria Bianchi Missaglia
3 dicembre 2020
PS: Come contributo al dibattito pubblichiamo in calce il confronto a distanza tra Ascanio Celestini e il vice Sindaco e assessore alla cultura Luca Bergamo
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
(1) La decisione dello sgombero ci risulta sia stata presa dal Prefetto – senza coinvolgimento del Campidoglio – in piena pandemia e di uno spazio che era anche un riferimento per il sostegno dei pacchi spesa alle famiglie meno abbienti.
(2) Come già ripetuto da tante voci che si sono sollevate, a partire da quella dell’ANPI* è l’inaccettabile sottotesto della tempistica seguita, che suggerisce che i due sgomberi “si potessero equiparare e reciprocamente giustificare, con un fuorviante messaggio di intransigenza contro “opposti estremismi”, mettendo sullo stesso piano uno spazio occupato da Forza Nuova, e uno spazio usato per produrre socialità e cultura in un quartiere assediato da spaccio e speculazione.
(2) Un tweet della Sindaca Raggi di prima mattina loda l’iniziativa del Prefetto e il ritorno alla legalità – “a Roma le occupazioni abusive non sono tollerate” – senza alcun distinguo tra le due situazioni, dimenticando persino la sua visita all’ex Cinema nel tour pre elettorale*
Le attività di Forza Nuova e l’esperienza positiva del Cinema Palazzo a San Lorenzo non sono neanche lontanamente paragonabili. Mai. In alcun modo le due realtà possono essere messe sullo stesso piano. Sappiamo tutti che si tratta di due mondi completamente diversi: uno violento e fascista; l’altro aperto e solidale.
Questa mattina, nel quartiere San Lorenzo a Roma, c’è stato un intervento della Prefettura e delle forze dell’ordine presso il Nuovo Cinema Palazzo. L’edificio era stato occupato abusivamente una decina di anni fa. E il custode giudiziario della struttura ha presentato una denuncia alla Corte dei Conti con l’accusa di aver provocato un danno erariale da 300mila euro.
Detto questo, nel corso di questi anni tanti cittadini, residenti, famiglie, bambini e anziani hanno frequentato il Nuovo Cinema Palazzo. Io stessa sono stata lì. È evidente che l’esperienza di San Lorenzo sia di enorme valore per tutta la città: un ricco patrimonio di cultura, socialità, condivisione e aggregazione basato sui valori costituzionali dell’antifascismo.
Dobbiamo lavorare per una soluzione che concili il rispetto e la tutela del diritto alla proprietà privata con la salvaguardia dell’esperienza del cinema Palazzo.
I cittadini hanno dimostrato che c’è bisogno di luoghi di aggregazione. Serve trovare una soluzione immediata e concreta. Ecco perché chiedo che già da ora venga avviato un tavolo specifico che coinvolga l’Assessorato al Patrimonio di Roma Capitale, l’Assessorato alla Crescita Culturale di Roma Capitale, il Municipio II, la proprietà dell’immobile, i cittadini che hanno animato quest’esperienza e i residenti del quartiere.
Obiettivo è proteggere un patrimonio culturale che ha costituto e deve continuare a costituire un valore aggiunto per Roma e tantissimi cittadini.
(7) desta una certa preoccupazione il fatto che tale mappatura non sia da un pezzo esistente e a disposizione di uffici e consiglieri
(8) La mancanza di una mappatura degli immobili e dei beni comunali, nonchè la sua pubblicazione è una delle battaglie storiche di Carteinregola che finora non ha avuto alcun risultato
(9)Da quasi un anno Carteinregola insieme a CILD e a varie realtà del territorio segue i lavori della Commissione Patrimonio sul nuovo Regolamento delle concessioni dei beni indisponibili di Roma Capitale, rispetto al quale ha mosso molte critiche e avanzato alcune proposte di modifica insieme a CILD. Vedi la sezione del nostro sitoRegolamento dei beni indisponibili
(10) Come già per le nostre osservazioni sulla Proposta di Regolamento dei beni indisponibili, riteniamo che il patrimonio pubblico – anche quello che può essere dato in permuta per acquisire proprietà private – debba essere utilizzato in funzione del benessere dei cittadini e delle comunità e non per ricavarne risorse economiche, così come riteniamo che il ricorso a bandi per l’assegnazione di spazi ad uso sociale sia solo una delle possibilità che un’Amministrazione può scegliere di utilizzare – ad esempio per assegnare un immobile a una cooperativa che svolge servizi socio sanitari – e che in molti casi si possano assegnare o mantenere in uso a realtà che sono state scelte con un percorso trasparente e partecipato con i cittadini dei territori.
(11) Spesso non si considera adeguatamente che le scelte di politici e amministratori sono soggette a ricorso amministrativo, e che se i tribunali non le ritengono compatibili con le leggi vigenti, non solo impongono di modificarle – anche con la nomina di un commissario – ma possono evidenziarne profili di illegittimità o danni di cui possono essere chiamati a rispondere in solido.
Le parole di Ascanio Celestini e la risposta del vicesindaco di Luca Bergamo
Il Manifesto 26 novembre 2020 – Ascanio Celestini LA SCONFITTA UMANA DEGLI «OPPOSTI ESTREMISMI»DI VIRGINIA RAGGI Roma/Cinema Palazzo. Mi disgusta sapere che la campagna elettorale che porterà all’elezione del prossimo sindaco di Roma stia passando sulla storia di un quartiere dove la resistenza al fascismo è stata affiancata da una resistenza all’omologazione culturaledi Ascanio Celestini per il manifesto 26.11.2020 Non conosco gli intrighi della politica romana.Non conosco i pettegolezzi di salotto. Non mi interessano le antipatie tra leader, né gli scontri tra correnti.Ignoro le manovre che si muovono sotto il pelo dell’acqua dell’informazione e mi astengo dalla pidocchiosa lettura tra le righe.Mi disgusta pensare che qualcuno stia tirando i dadi per conquistarsi una posizione nel prossimo governo cittadino, qualunque esso sia.Ho visto stimabili professionisti alzare i tacchi da Vicolo Stretto per “ricicciare”, come si dice a Roma, a capo del Parco delle Vittorie.Ne ho visti così tanti che non mi ricordo più i nomi, non li distinguo. Ma l’ennesimo sgombero di uno spazio di libertà nella città che abito mi fa vedere in prospettiva una sconfitta culturale e umana che non sono disposto a vivere.Il Nuovo Cinema Palazzo San lorenzo sta in un quartiere che fu operaio.Ferito dal fascismo, dalle bombe, dall’occupazione nazifascista.Attraversato dalla contestazione studentesca e dall’impegno nei decenni più vivaci e conflittuali. E stamattina è stato chiuso dal braccio armato della politica che ha rivendicato l’atto con un twit:«Ringrazio la Prefettura e le forze dell’ordine per le operazioni di sgombero di oggi. A Roma le occupazioni abusive non sono tollerate. Torna la legalità».Nelle stesse ore in cui avviene lo sgombero di uno spazio di socialità, infatti, si chiude anche un pub di estrema destra.È il ritorno di fiamma della teoria degli opposti estremismi declinata in una forma più moderna. Basta un cinguettio di Virginia Raggi per rispolverarla, impacchettarla e rivenderla ai consumatori del nuovo millennio, prossimi elettori della sindaca.Rossi, neri, alla fine tutti uguali.Tanto i commentatori della televisione o della rete non ne sanno nulla. A malapena hanno un’idea di cosa sia uno spazio autogestito.O forse no, non ce l’hanno affatto. Così il recinto che si ritagliano i neo o post fascisti alla faccia della Costituzione, con la coscienza gonfia di bombe e stragi, ma con le spalle coperte da decenni vale tanto quanto un cinema abbandonato che stava per diventare una sala Bingo.Un edificio che fa gola a chi vuole trasformare anche quest’ultimo spazio per i cittadini in un locale per consumatori.Più sofisticata è la dichiarazione del vice della Raggi.«E’ una perdita di ricchezza per la comunità non essere riusciti a trovare una soluzione che rispettasse i diritti della proprietà e consentisse allo stesso tempo la continuazione dell’esperienza e delle attività in quel territorio, nel rispetto delle regole. Lo sgombero disposto dalla prefettura mette in evidenza questo fallimento».Basta un’analisi semplice per notare che sui due piatti di una stessa bilancia non ha messo rossi e neri come la sua sindaca.Luca Bergamo non è stato così ruvido.Sulla sua bilancia ci mette la proprietà privata e la funzione sociale e culturale. Ovviamente la seconda pesa molto meno. E gli si chiude la porta in faccia, poi si vedrà. Nella città eterna in mano ai palazzinari si conclude un capitolo con la vaga promessa di un vincolo culturale e l’ancor più vaga ricerca di una sede idonea per chi ha animato una comunità.Francascende in piazza e segue il corteo per difendere il Cinema Palazzo.Ha i capelli bianchi e porta un fazzoletto tricolore al collo. Classe 1938, l’anno delle leggi razziali.Figlia del “fioraio” Agostino Raponi,partigiano della V° Zona di Roma.«Mio padre stava a Via Tasso con Leone Ginzburg.Lo prese in braccio dopo che l’avevano torturato a morte»mi dice.«Come fanno a metterci sullo stesso piano dei fascisti?»No, cara Franca.I neo o post fascisti servono solo a una parte della fascinazione del messaggio politico.Con uno spirito più moderno l’esperienza del Cinema Palazzo ha come avversario la speculazione, lo svilimento di una comunità che reagisce al vuoto.Non conosco gli intrighi della politica romana.Non conosco i pettegolezzi di salotto.Non mi interessano le antipatie tra leader, né gli scontri tra correnti.Mi disgusta sapere che la campagna elettorale che porterà all’elezione del prossimo sindaco di Roma stia passando sulla storia di un quartiere dove la resistenza al fascismo è stata affiancata da una resistenza all’omologazione culturale.
da Il Manifesto 28.11.2020 Il vice-sindaco di Roma, Luca Bergamo: «Difendo le esperienze che generano relazioni sociali» Cinema Palazzo. «Caro Ascanio, agisco per aprire spiragli»Luca Bergamo, vice-sindaco di Roma
Caro Ascanio, ho letto le tue parole su il manifesto e desidero parlarne. Ti stimo profondamente e ci tengo all’opinione di chi come te dedica se stesso a nutrire il pensiero critico e difendere i diritti civili e sociali.
Rispetto allo sgombero del Cinema Palazzo e in generale, sul «piatto della mia bilancia» non pesa più il diritto alla proprietà privata, benché sia sancito anche nella nostra Costituzione.
Anzi per quanto mi riguarda penso che il principio che ne limita il godimento di cui parla l’articolo 42* sia largamente ignorato. Sulla bilancia dei miei valori pesa di più il diritto di partecipare liberamente alla vita culturale della comunità di cui parla la dichiarazione universale dei diritti umani e cui ho provato ad ispirare le scelte politiche e amministrative di questi anni.
Ieri l’altro ho preso la parola in una situazione inattesa e lo ho fatto nella funzione che svolgo, che è politica e istituzionale insieme in questi anni. Nella dichiarazione che riprendi parlo di fallimento, perché lo sgombero è la dimostrazione della difficoltà e talvolta limiti soggettivi a trovare soluzioni che siano nell’interesse pubblico e insieme nel rispetto del confuso e contraddittorio sistema di norme che regola l’attività delle istituzioni e la vita civile. Parlo di limiti delle persone, riferito a me come a chiunque abbia l’onestà di riconoscere le proprie.
Anche se non ne ho elementi certi per sostenerlo, ritengo che tra le ragioni della decisione di mettere lo sgombero del cinema Palazzo in cima alle priorità della prefettura, ci sia il ripetuto pronunciamento di tribunali civili in favore di proprietari immobiliari che chiedono risarcimenti allo Stato per il mancato godimento delle loro proprietà causate da occupazioni non interrotte dalla pubblica sicurezza e di conseguenza espone i responsabili all’intervento della Corte dei Conti.
Se così fosse si tratta di un’ennesima spirale pericolosa, che deve essere affrontata o ottenendo pronunciamenti di segno opposto nelle opportune sedi giudiziarie o con un intervento legislativo urgente. Le istituzioni devono rispettare le leggi in vigore, ma le istituzioni che fanno le leggi (e non sono i Comuni) possono e dovrebbero cambiarle quando non producono giustizia.
Per ora non è accaduto, almeno non abbastanza. Non vedo una corsa a legiferare per consentire alle istituzioni di agire in linea con l’articolo 42 della Costituzione*, a partire dal riconoscimento che uno spazio culturale aperto alla comunità costituisce un interesse pubblico superiore della tutela della proprietà privata in determinate condizioni, come, secondo me nel caso del Cinema Palazzo.
Cercando costantemente di influenzarne il cambiamento delle norme che ritengo ingiuste ma cui devo rispetto, ho difeso e cerco di difendere le esperienze che generano relazioni umane e sociali ispirate ai valori della Costituzione, ce ne sono diverse testimonianze.
Agisco per tentare soluzioni, aprire spiragli anche dove non sembrano esserci e uso le parole con questa intenzione. Questo anche in quelle che hai commentato, come nei giorni che verranno dando il mio contributo al tavolo di lavoro istituito ieri dal Comune di Roma perché abbia un esito positivo. Con un abbraccio,
Luca Bergamo, vice-sindaco di Roma
Risposta di Ascanio Celestini
Caro Luca,
anche io, come te, ho preso la parola in una situazione inattesa. Anche io l’ho fatto nella funzione che svolgo. La tua è, come scrivi, politica e istituzionale. La mia no. Io sono arrivato a San Lorenzo e ho visto i blindati che occupano piazza dei Sanniti. Davanti al Pastificio Cerere ho parlato coi manifestanti.
Mi ha fermato Franca la figlia di un partigiano e ho parlato anche con lei. Gli abitanti del quartiere non si sono appropriati di un’abitazione privata strappandola a una famiglia. Non si sono impossessati di un’attività commerciale florida rubandola a un imprenditore che stava sudando per offrire un’opportunità di crescita alla comunità.
Hanno preso un cadavere e l’hanno rianimato tenendolo in vita per anni. Quello spazio è di un privato, ma in una città che appartiene a tutti, affaccia su una piazza di tutti e può colmare un bisogno di tutti. Un «respiro» che a tutti è stato tolto, anche dai privati: i palazzinari che occupano Roma da 150 anni. Un privato ha delle responsabilità che sono tanto più grandi quanto più è padrone di uno spazio importante per la comunità.
Quello spazio è di un privato, ma il pubblico se ne può appropriare come fa per migliaia di chilometri di campi coltivati quando decide di far passare autostrade e ferrovie. Tu, come scrivi, agisci per aprire spiragli anche dove non sembrano esserci. Il mio compito è un altro, non in conflitto col tuo, ma un altro. Domattina sarò di nuovo in piazza.
Ricambio l’abbraccio
Ascanio Celestini
Art. 42 Costituzione Italiana
La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti (…)