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Tenuta di Acquafredda, quella edificazione nella riserva naturale rimasta nella proposta di Delibera regionale

Martedì 20 ottobre 2020 è all’esame della Commissione Ambiente della Regione Lazio la Proposta di Delibera Approvazione del Piano della riserva naturale della tenuta di Acquafredda (1), 140 ettari lungo l’Aurelia, all’interno del Gra, vincolata dal 1997 da una legge regionale. Nella scheda n.9 del Piano si trova un progetto edificatorio esteso su 6 ettari di proprietà dell’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), incompatibile con la zona di «notevole valenza ambientale».

Carteinregola si era occupata della Tenuta dell’Acquafredda all’epoca del presidio in Campidoglio, a cavallo del 2012/2013, quando una proposta di delibera della Giunta Alemanno voleva conferire all’APSA una ingiustificata e illegittima compensazione (2). Quella Delibera, fortunatamente, anche grazie al clamore suscitato dalle nostre associazioni, non ebbe seguito, anche se, a quanto si apprende dalle ultime informazioni, non è mai stata cancellata.

Ma quella di cui parliamo è una edificazione che proviene da un’operazione precedente, inserita per la prima volta in un Piano di Assetto della Regione Lazio nel 2003, che ha continuato l’iter fino a oggi, quando una Delibera della Giunta Regionale, lo scorso 29 settembre 2020, ha approvato il Piano per mandarlo al voto del Consiglio Regionale con dentro appunto la “Scheda progetto numero 9”. Un progetto che prevede edificazioni “per scopi socio-sanitari” che secondo alcune stime ammonterebbero a complessivi 180.000 metri cubi (3).

Il “caso” è scoppiato in seguito articolo dell’Espresso (2) che riporta alcune dichiarazioni del leader dei Verdi Angelo Bonelli, che da anni segue la vicenda. Ne è scaturito un botta e risposta sui social tra Eugenio Patané, consigliere regionale PD, e lo stesso Bonelli (3). Ma la vicenda si interseca anche con le recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto il Vaticano, con intercettazioni riportate da alcuni giornali, che conterrebbero accenni ai progetti dell’APSA per la tenuta dell’Acquafredda (4). Riportiamo la ricostruzione della vicenda in una efficace sintesi (articolo in calce) di Ylenia Sina su Roma Today. Dal post di Patanè apprendiamo l’intenzione della maggioranza di cancellare la scheda con le edificazioni attraverso un emendamento in sede di Consiglio, anche se Bonelli replica facendo presente che ” le Norme in materia di aree naturali protette regionali dicono espressamente che la giunta può modificare il piano” (5) (i testi originali dello scambio sono in calce all’articolo ).

Noi invece chiediamo: ma perchè, se, come scrive Patanè, “quella scheda progetto alla luce della recente approvazione del PTPR – il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale, approvato nell’agosto 2019 e vigente dal febbraio 2020- appare in contrasto con le attuali norme paesaggistiche a nostro avviso semplicemente non si può più realizzare” , la scheda non è stata soppressa d’ufficio dalla Giunta? E com’è possibile che la Giunta regionale “non potesse espungere dal Piano quella scheda perchè questo avrebbe significato la necessità di ripubblicare il piano e ridare avvio ad un altro iter decennale di approvazione“?A nostro avviso, se interviene l’approvazione definitiva di un strumento di tutela come il PTPR, che è già stato a sua volta adottato, pubblicato, contro osservato e approvato, perchè mai l’adeguamento del Piano di assetto dovrebbe rifare tutto il percorso? Oltretutto in ben due passaggi della proposta di delibera si afferma che ” in fase di istruttoria tecnico – amministrativa è stata assicurata la compatibilità del Piano dell’area naturale protetta con il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale del Lazio 02 agosto 2019, n. 5 e pubblicato sul BURL del 13 febbraio 2020, n. 13“…

A questo punto l’importante è che la Riserva naturale non subirà un intervento edificatorio inaccettabile. Ma speriamo che questo chiuda il capitolo “edificazioni nella tenuta dell’Acquafredda” una volta per tutte.

Anna Maria Bianchi Missaglia

Vedi anche il Comunicato sul sito della Regione Lazio dopo la riunione della Commissione Ambiente (a breve risponderemo su alcuni punti che ci sembra debbano essere precisati)

ultima modifica 23 ottobre ore 9

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

(da Roma Today https://www.romatoday.it/politica/tenuta-acquafredda-cemento.html Riserva dell’Acquafredda, la giunta regionale approva il piano col cemento. Verdi all’attacco, Pd: “Previsto stralcio in Consiglio”

L’edificazione prevista in un allegato. Patané: “La Giunta non poteva più intervenire, lo faremo con un emendamento”. Bonelli: “Non è vero, qualcuno vuole questa edificazione”

Y. S. 14 ottobre 2020

E’ polemica sull’approvazione da parte della giunta regionale del Lazio del piano di assetto della Riserva naturale della tenuta dell’Acquafredda, 140 ettari di natura che sorgono lungo l’Aurelia, all’interno del Gra. Tra gli allegati al documento, ora al vaglio della commissione regionale Ambiente prima del voto in Consiglio, c’è anche la ‘Scheda progetto numero 9’ che prevede la possibilità di edificare su 6 ettari di quella che dal 1997 è una riserva naturale vincolata da una legge regionale. I fari si sono accesi con un articolo de L’Espresso che ha rivelato la presenza della scheda all’interno del piano e riportato la denuncia dell’esponente dei Verdi, Angelo Bonelli, che nel ’97 da consigliere fu in prima linea per la sua tutela: “Prevede l’edificazione di sei ettari per fare alberghi, residenze assistenziali per un totale di 180 mila metri cubi di cemento”. L’articolo ha sollevato la smentita del consigliere regionale Pd Eugenio Patané che a Romatoday ha assicurato: “La maggioranza presenterà un emendamento per stralciare in sede di discussione di Consiglio la scheda in questione”.

Proviamo a ricostruire. Il piano di assetto è stato approvato per la prima volta dal consiglio direttivo dell’Ente di gestione Roma Natura nel 2003. Parte l’iter per presentare le osservazioni, elaborare le controdeduzioni e per l’espressione di tutti i pareri necessari. Nel 2011 dalla Regione arriva la Valutazione ambientale strategica. Nel dicembre del 2014 Roma Natura trasmette il Piano adottato, le osservazioni e il parere a quest’ultime alla Regione Lazio. L’approvazione da parte della giunta regionale è avvenuta il 29 settembre scorso e il Piano, ora in commissione Ambiente, dovrà terminare il proprio iter in Consiglio.

Tra gli allegati del documento approvato c’è anche la ‘Scheda progetto numero 9’ che riguarda ‘Servizi di interesse pubblico socio-sanitari e ricettivi’. Questa la ‘descrizione sintetica dell’intervento’: “L’Ente ecclesiastico proprietario di una porzione rilevante dell’area ovest della Riserva ha manifestato l’interesse alla valorizzazione dei terreni, per scopi socio-sanitari. La proposta di realizzazione di tali servizi di interesse pubblico riguarda un’area di estensione pari a circa 6 ettari e prossima allo svincolo via di Acquafredda – via Aurelia”. Non viene indicata la quantità di cubature ma nella tabella compaiono una serie di prescrizioni per i parametri urbanistici come il fatto che gli edifici devono avere un’altezza media pari a 7 metri e mezzo e una massima di 10 metri e mezzo. Il numero dei 180 mila metri cubi, ha spiegato poi l’esponente dei Verdi a Romatoday, “è stato ottenuto considerando l’indice di edificabilità previsto, l’estensione e l’altezza massima dei volumi”. 

Il consigliere regionale dem Eugenio Patané, contattato da Romatoday, spiega: “Lo avevamo già detto a giugno nel corso di un’assemblea con i cittadini, lo ribadisco anche adesso: la maggioranza presenterà un emendamento per stralciare questo allegato. Si tratta di un piano approvato nel 2003 arrivato al termine di un lungo iter. Una modifica da parte della Giunta avrebbe fatto ripartire tutto l’iter dall’inizio per questo interverremo in Consiglio”. Poi aggiunge: “L’Apsa (Amministrazione patrimonio della sede apostolica, ndr) aveva avanzato questa richiesta perché aveva intenzione di realizzare una sede dell’ospedale Bambin Gesù ma nel frattempo sono state costruite quelle di Palidoro, Santa Marinella e San Paolo e questa previsione può ritenersi superata. Nell’allegato non vengono indicate le cubature che, in ogni caso, sarebbero molte meno dei 180 mila metri cubi indicati da Bonelli: al massimo 30 mila. Questa vicenda non va confusa con la delibera approvata nel 2012 dal Comune di Roma che, in cambio di 60 ettari di parco, concede all’Apsa di edificare 210 mila metri cubi in un’altra zona della città”.

Bonelli, contattato da Romatoday, controreplica: “L’allegato prevede la realizzazione di palazzine fino a 10 metri d’altezza. Considerando un’estensione di 6 ettari e un indice di edificabilità di 3 metri cubi al metro quadro si ottiene la cifra che abbiamo denunciato: 180 mila metri cubi. Nonostante a ottobre del 2018 avessi formalmente chiesto alla Regione Lazio di eliminare la scheda numero 9, inviando una lettera anche al ministro dell’Ambiente, la giunta regionale ha approvato comunque il piano”. Per l’esponente dei Verdi la giunta Zingaretti avrebbe potuto stralciare la scheda sulla base dell’articolo 26, comma 4, della legge 29 del 1997 che stabilisce che la Giunta regionale “apporta eventuali modifiche ed integrazioni, pronunciandosi contestualmente sulle osservazioni pervenute e ne propone al Consiglio regionale l’approvazione”. Si chiede Bonelli: “Perché non è stato fatto? Qualcuno, forse, vuole quelle costruzioni? Il progetto edificatorio è incompatibile con le finalità della legge che nel 1997 ha istituito la Riserva naturale e con la legge quadro del 1991 per la tutela delle aree protette. Da più di dieci anni come esponente dei Verdi mi batto per la tutela della tenuta dell’Acquafredda e non smetterò adesso”.  “


NOTE

(1) Proposta di Deliberazione Consiliare  n. 49 del 29 settembre 2020 adottata dalla Giunta Regionale con Deliberazione n. 637 del 29 settembre 2020  Approvazione del Piano della riserva naturale della tenuta di Acquafredda – Roma di cui all’articolo 26 della legge regionale 6 ottobre 1997, n. 29 ‘norme in materia di aree naturali protette regionali’ e successive modifiche”

NOTA: Non abbiamo trovato la Proposta di delibera sul sito regionale, tuttavia è scaricabile da Affari Italiani https://www.affaritaliani.it/static/upl2020_1/pdc-/pdc-n–49-del-2020-piano-di-assessto-della-riserva-naturale-tenuta-di-acquafredda.pdf.

(2) vedi Delibera APSA- tEDIenuta di Acquafredda 4 dicembre 2012 con aggiornamenti 2013

(3) Vedi le dichiarazioni del consigliere Patanè e le precisazioni di Bonelli nel botta risposta su FB

(2) VEDI L’ESPRESSO Pioggia di cemento sul parco del Vaticano. La Regione Lazio approva – Il Parco dell’Acquafredda al centro di una lottizzazione voluta dall’ex cardinale Becciudi Massimiliano Coccia https://m.espresso.repubblica.it/attualita/2020/10/09/news/pioggia-di-cemento-sul-parco-del-vaticano-la-regione-lazio-approva-1.354337?ref=HEF_RULLO

(3) Eugenio Patanè (10 ottobre 2020) dal suo profilo FB

· Che un giornale come l’ L’Espresso si presti a scrivere queste fandonie e che a dargli le notizie sia un esponente dei Verdi che conosce bene quei fatti e che li utilizza strumentalmente è vergognoso. (Poi ci si parla di spirito di coalizione, il Pd la pazienza ce la mette tutta). Spiego la situazione così ci capiamo. Si tratta di due vicende diverse che nulla hanno a che vedere l’una con l’altra e che artatamente vengono messe insieme per creare un caso che non esiste o che riguarda solo in minima parte l’approvazione del piano d’assetto del Parco dell’Acquafredda che arriverà in Commissione ambiente alla Pisana a breve.La prima: la scheda progetto del Vaticano presente nel Piano. Quando il Piano venne adottato -se non erro nel 2003, cioè 17 anni fa- aveva in pancia delle schede progetto che riguardavano alcuni terreni del Vaticano, all’interno dei quali la Santa Sede voleva realizzare una filiale dell’Ospedale Bambin Gesù e le strutture ricettive a servizio dell’Ospedale. Ovviamente non si parlava di quanti metri cubi erano previsti-dei quali parlano l’Espresso e Bonelli- ma di una cubatura le cui dimensioni ridotte nelle altezze massime erano state addirittura stabilite da esponenti ambientalisti molto rigorosi (all’epoca era stata Mirella Belvisi, nonostante fosse contraria a quell’intervento e che chiunque come me ha militato nei movimenti ambientalisti conosce per il suo rigore, a fissare i limiti di quelle edificazioni). Con l’andare del tempo i piani del Vaticano cambiarono e le filiali del Bambin Gesù vennero costruite altrove (a Palidoro, a Santa Marinella, a San Paolo, etc) e l’esigenza di quelle edificazioni venne meno tanto è vero che nessuno reclamò più. C’è da dire oltretutto che proprio perchè era stata rigorosamente verificata, quella scheda progetto in fase di adozione del piano non venne osservata da nessuno. Se Bonelli era contrario, avrebbe avuto 17 anni di tempo per mandare delle osservazioni contro quella scheda secondo le procedure stabilite dalla legge per l’approvazione dei piani di assetto dei parchi ma non lo ha fatto. Proprio perchè non aveva avuto osservazioni contrarie, la Giunta regionale non poteva espungere dal Piano quella scheda perchè questo avrebbe significato la necessità di ripubblicare il piano e ridare avvio ad un altro iter decennale di approvazione, quando invece abbiamo oggi l’obbligo del TAR di approvarlo in tempi rapidissimi. Ora lo dico a Bonelli e all’Espresso, quella scheda progetto che alla luce della recente approvazione del PTPR appare in contrasto con le attuali norme paesaggistiche a nostro avviso semplicemente non si può più realizzare e dunque la vicenda dovrebbe decadere di per sè ma vi è di più: noi siamo a prescindere contrari a quell’edificazione -che non erano 180 mila mc ma molti meno, al massimo potevano essere 20mila- e presenteremo in Commissione, come abbiamo detto mille volte pubblicamente ai cittadini, un emendamento per la soppressione della scheda progetto in questione.Seconda e diversa vicenda: i cosiddetti 180.000 metri cubi (che invece sono addirttura 210.000) Questa vicenda è interessante anche da un punto di vista politico perchè a puntare il dito contro la Regione Lazio ieri è stata anche un’esponente (l’apostrofo c’è perchè è una consigliera) di Fratelli d’Italia la quale -al contrario di Bonelli- è completamente all’oscuro della vicenda e, se solo avesse saputo una virgola di quello che sto per spiegarle, avrebbe taciuto e si sarebbe messa una maschera per nascondersi e non per proteggersi.Il Sindaco Alemanno, infatti, forte di una memoria di giunta dell’8 aprile 2009, approva una delibera nel 2011 che grida vendetta: cioè, fa acquisire a patrimonio comunale un pezzo consistente di terreno (60 ettari) nel Parco dell’Acquafredda che era di proprietà del Vaticano, e senza alcuna ragione giuridica in cambio dà al Vaticano una compensazione edificatoria di 210.000 metri cubi da realizzarsi a La Mandriola (area del IX Municipio, zona Laurentina). La cosa è inaudita per due ragioni: primo, hanno tentato di portare quelle cubature in una zona di pregio a Laurentina -e vedremo come andò a finire-, secondo perchè non si è mai vista una compensazione edificatoria quando in cambio c’è un terreno agricolo. Lo stesso nome “compensazione” indica che se per decisione dell’amministrazione cancello un tuo diritto edificatorio in una zona possa compensartelo, ridartelo in un’altra zona. Ma non esiste che a diritto edificatorio inesistente te ne conceda uno in compensazione! Eppure Alemanno nella sua straordinaria esperienza da Sindaco è arrivato a tanto. Il centrosinistra si battè publicamente contro quegli interventi. Ponemmo la questione al MiBAC e, poco dopo, accadde che il MiBAC appose il vincolo sulla località La Mandriola a Laurentina, e il ricorso del Vaticano contro il vincolo venne respinto con sentenza del Tar Lazio del 2010. Insomma, Alemanno aveva acchittato una cosa mica da ridere ma purtroppo il diavolo fa le pentole e non i coperchi e quando è stato dichiarato il notevole interesse pubblico dell’area di atterraggio è saltato tutto il piano della destra. Voglio aggiungere che Bonelli che si fece sfuggire il termine per fare ricorso al Tar (guarda caso, può capitare a volte), propose una sorta di blando ricorso di ritiro in autotutela contro la delibera di Alemanno che non venne preso in considerazione. Questo per dire che la vicenda e la differenza tra le due questioni la conosce bene e far fare questa confusione a un giornale seguito come l’Espresso ingenerando dubbi nei cittadini è semplicemente delittuoso.Ora per tornare a noi, con questi 180mila (210mila per la verità) metri cubi la Regione Lazio e il piano d’assetto del Parco non c’entra nulla, perchè proprio il piano d’assetto garantisce che quel cemento non ricada sull’Acquafredda, e nulla potrebbe fare per cancellare la delibera compensativa del Comune di Roma che deve essere se possibile rivista dal Comune di Roma.In conclusione, Fratelli d’italia si rimetta la maschera, Bonelli racconti le cose come stanno che le conosce bene e L’Espresso si informi meglio la prossima volta.

La risposta di Angelo Bonelli (nei commenti al post di Patanè)

Angelo BonelliAl di là delle osservazioni sul mio conto, fuori dalle righe, dei follower di Patanè, secondo il consigliere regionale del PD Eugenio Patanè il cemento sul parco dell’Acquafredda sono solo fandonie e anche l’articolo pubblicato sull’Espresso. Siccome non è mia abitudine raccontare fandonie vi spiego il perché di questa reazione scomposta.Rispondo punto per punto al consigliere del PD Patanè

1) il 29/10/2018 ho chiesto alla Regione Lazio di eliminare la scheda n.9 inviando anche una lettera al ministro dell’Ambiente. https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/06/roma-vaticano-punta-a-una-lottizzazione-da-180mila-m³-nella-riserva-naturale-ora-basta-il-silenzio-assenso-della-regione/4661362/ Pertanto non risponde a verità che nessuno abbia mai chiesto di eliminare quella scheda che prevede l’edificazione. Io l’ho chiesto e Patanè si è ben guardato dall’intervenire

2) Il piano, al contrario di quanto sostenuto da Patanè, è stato varato con delibera n. 30 del 20.11.2014 dall’allora commissario straordinario di RomaNatura, Maurizio Gubbiotti. Eviterei di coinvolgere una persona coerente come Mirella Belvisi

3) La delibera sul piano d’assetto approvata dalla giunta ha dato la conformità al piano paesaggistico e quindi anche alla scheda n.9, e trovo singolare che sia stata data questa conformità.

4) La giunta regionale, nonostante sollecitazioni formali fatte negli ultimi, ha ritenuto dover approvare il piano con al suo interno la scheda n.9 che prevede la realizzazione di strutture ricettive, residenziali e socio sanitarie. Perché questa scheda non è stata tolta? Patanè sostiene, incredibilmente, che non poteva essere tolta perché si sarebbe dovuta iniziare di nuovo la procedura di approvazione del piano. Falso. La procedura sulle osservazioni era terminata e se la giunta non poteva intervenire, come sostiene Patanè, non potrebbe nemmeno il consiglio regionale. La realtà è che qualcuno vorrebbe quell’edificazione, Patanè magari ci potrebbe aiutare a capire.

5) Con la delibera approvata dalla giunta viene dichiarato l’interesse pubblico in quell’area di proprietà dell’APSA. Patanè ci dice che la scheda è superata è vecchia ma nonostante questa sua affermazione la giunta regionale approva la scheda che prevede l’edificazione lasciando cadere nel vuoto le richieste di eliminare.Il Commissario straordinario dell’Ente regionale Roma Natura (Ente istituito con l’articolo 40 della legge regionale 6 ottobre 1997, n. 29, concernente: “Norme in materia di aree naturali protette regionali”) con Deliberazione n. 30 del 24 novembre 2014 avente come oggetto: Approvazione “Integrazione documentale e aggiornamento schede progetto e relativi elaborati grafici per il Completamento dell’iter tecnico amministrativo del piano d’assetto della Riserva Naturale dell’Acquafredda”, (che si allega in copia), ha deliberato di approvare l’Integrazione documentale e aggiornamento schede progetto e relativi elaborati grafici per il Completamento dell’iter tecnico amministrativo del piano d’assetto della Riserva Naturale dell’Acquafredda, e ha dato mandato al Direttore dell’Ente di trasmettere alla Regione Lazio tutti gli elaborati tecnici elencati nella suddetta Deliberazione, per le procedure di approvazione del Piano di cui all’articolo 26 della legge regionale n.29/1997 e s.m.i. Il Piano trasmesso alla Regione per l’approvazione contiene 10 schede progetto, la numero 9 (che si allega in copia) riguarda la realizzazione di un intervento edificatorio in Zona D sottozona D5 (Servizi ricreativi, sportivi e per il tempo libero) che dovrebbe estendersi per circa 6 (sei!) ettari nella porzione sud occidentale della Tenuta, lungo la via di Acquafredda, per ospitare servizi di interesse pubblico socio-sanitari e ricettivi di proprietà dell’ “Ente ecclesiastico” APSA. La scheda precisa che nel realizzare il progetto edificatorio dovranno essere rispettate le seguenti prescrizioni:− altezza media pari a 7,50 m dal piano di campagna;− altezza massima pari a 10,50 m dal piano di campagna. Il progetto edificatorio esteso per 6 ettari per complessivi 180.000 metri cubi approvato da Roma Natura è incompatibile con le finalità istitutive della Riserva naturale, istituita con la legge regionale 6 ottobre 1997, n. 29, concernente: “Norme in materia di aree naturali protette regionali”, nell’ambito dei principi della legge 6 dicembre 1991, n. 394, (Legge quadro sulle aree protette), degli articoli 9 e 32 della Costituzione e delle norme della Comunità Europea in materia ambientale e di sviluppo durevole e sostenibile, al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione degli stessi nonché il recupero ed il restauro ambientale di quelli degradati. L’edificazione di 180.000 metri cubi su sei ettari in Zona D sottozona D5 (Servizi ricreativi, sportivi e per il tempo libero) prevista dalla scheda n. 9 del Piano di Assetto è incompatibile con l’articolo 12 (Piano per il parco) della legge 6 dicembre 1991 n. 394 “Legge quadro per le aree protette” che al comma 1 dispone inderogabilmente: La tutela dei valori naturali ed ambientali nonché storici, culturali, antropologici tradizionali, affidata all’Ente parco è perseguita attraverso lo strumento del piano per il parco (…), e al comma 2 dello stesso articolo disciplina perentoriamente le attività consentite nella Zona d) di Piano:d) aree di promozione economica e sociale facenti parte del medesimo ecosistema, più estesamente modificate dai processi di antropizzazione, nelle quali sono consentite attività compatibili con le finalità istitutive del parco e finalizzate al miglioramento della vita socio-culturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da parte dei visitatori. Quindi, il Piano di assetto della Riserva Naturale Tenuta di Acquafredda approvato da Roma Natura e trasmesso alla Regione Lazio, ancora non approdato in Consiglio regionale, palesemente caratterizzato da una illegittima quanto pesantissima edificazione di 180.000 metri cubi su sei ettari, spacciata per “Progetto ambientale di area per l’accessibilità e la fruizione della Riserva” (vedi scheda progetto n. 9) compatibile con le finalità istitutive della Riserva, potrebbe anche essere approvato con il meccanismo del silenzio assenso.

(4) vedi Domani 9 ottobre 2020 La giunta Zingaretti approva il progetto caro al monsignore degli scandali vaticani A fine settembre, nel piano della riserva naturale dell’Acquafredda approvato dalla giunta, si prevede la costruzione di una struttura socio-sanitaria e ricettiva sui terreni di proprietà dell’Apsa come auspicato, al telefono intercettato, dal monsignor Mauro Carlino. «Il piano non aveva avuto rilievi, ora comunque ci sarà la discussione in consiglio», dicono dalla regione.  di Nello Trocchia https://www.editorialedomani.it/politica/italia/la-giunta-zingaretti-approva-il-progetto-caro-al-monsignore-degli-scandali-vaticani-kgmn5fkr

(5) Norme in materia di aree naturali protette regionali Numero della legge: 29 Data: 6 ottobre 1997 Numero BUR: 31 s.o. 2 Data BUR: 10/11/1997

Art.26 (Piano dell’area naturale protetta)

(…)

comma 4. Il piano adottato ai sensi dei commi precedenti è depositato per quaranta giorni presso le sedi degli enti locali interessati e della Regione. L’ente di gestione provvede, con apposito avviso da pubblicare su un quotidiano a diffusione regionale, a dare notizia dell’avvenuto deposito e del relativo periodo. Durante questo periodo chiunque può prenderne visione e presentare osservazioni scritte all’ente di gestione, il quale esprime il proprio parere entro i successivi trenta giorni e trasmette il parere e le osservazioni alla Giunta regionale. Entro tre mesi dal ricevimento di tale parere la Giunta regionale, previo esame, da effettuarsi entro il limite di tre anni, della struttura regionale competente in materia di aree naturali protette, apporta eventuali modifiche ed integrazioni, pronunciandosi contestualmente sulle osservazioni pervenute e ne propone al Consiglio regionale l’approvazione. Trascorsi tre mesi dall’assegnazione della proposta di piano alla commissione consiliare competente, la proposta è iscritta all’ordine del giorno dell’Aula ai sensi dell’articolo 63, comma 3, del regolamento dei lavori del Consiglio regionale. Il Consiglio regionale si esprime sulla proposta di piano entro i successivi centoventi giorni, decorsi i quali il piano si intende approvato.

(73) Comma modificato dall’articolo 2, comma 1 della legge regionale 16 novembre 2015, n. 15 e successivamente dall’articolo 5, comma 1, lettera g), numero 2), della legge regionale 22 ottobre 2018, n. 7

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