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TMB Salario, la rimozione collettiva non regge più

manifestazione al TMB Salaria 3 ottobre 2018 (foto ambm)

manifestazione al TMB Salario 6 ottobre 2018 (foto ambm)

Il fumo nero che si leva dall’incendio al TMB adesso si vede da  tutta la città. La puzza che da un quartiere di periferia da tempo ha cominciato a raggiungere quartieri più centrali, adesso si sente in tutta Roma Nord. Il problema, ignorato  o negato per anni,  adesso si vede e si sente (1). Solo qualche mese fa l’Assessora alla sostenibilità ambientale del Comune di  Roma Giuseppina Montanari  aveva messo in dubbio che l’origine del fetore –  che raggiunge picchi nauseabondi, fa bruciare gli occhi e la gola degli sfortunati residenti –  fosse un’esagerazione, o derivasse da altri impianti. Si dice “nascondere lo sporco sotto il tappeto”:  nella  Capitale  da anni si nasconde l’immondizia in una struttura in pieno centro abitato e si ignorano le grida di allarme delle persone. Persino l’ex amministrazione municipale pentastellata, che era partita piena di buoni propositi, creando un Osservatorio sul TMB nel 2016, non ha ottenuto nulla(2). Ha ripreso la battaglia con vigore il nuovo Presidente del Municipio Giovanni Caudo (centrosinistra), che ha rilanciato un Osservatorio nell’agosto 2018, che ha raccolto migliaia di schede di segnalazione,  e che ha chiesto a più riprese all’amministrazione Capitolina un tavolo – un'”unità di crisi” –  per affrontare l’emergenza e per predisporre un piano di uscita (3). Ma fino ad oggi, non era accaduto nulla, nonostante la gigantesca manifestazione agli inizi di ottobre davanti all’impianto (4), nonostante la Relazione dell’ARPA (Agenzia di Protezione Ambientale della Regione Lazio) consegnata a fine novembre, che certificava il malfunzionamento nella gestione dei rifiuti dell’impianto di Ama (5), nonostante il sit in di pochi giorni fa a Montecitorio(6), quando lo stesso Caudo insieme ai comitati di quartiere aveva consegnato al presidente della Commissione Ecomafie Vignaroli la relazione dell’Arpa sul TMB. Il  Ministro dell’Ambiente Costa, interrogato sulla questione, aveva dato qualche speranza (7) .

incendio al TMB Salrio visto dal Flaminio (foto AMBM) 11 12 2018

incendio al TMB Salrio visto dal Flaminio 11 12 2018 (foto AMBM)

Ora,  forse, qualcosa finalmente cambierà. Ma a caro prezzo:  i poveri cittadini  che  subiscono da anni,  con conseguenze per il benessere e la salute, la vicinanza dell’impianto,  adesso devono respirare anche questi  fumi tossici.

Resta aperto un problema – lo smaltimento dei rifiuti della città –  che dovrebbe essere affrontato con ben maggiore  serietà dalle istituzioni locali:  in questi mesi abbiamo assistito a un continuo  ping pong di responsabilità tra Comune pentastellato e Regione a guida PD,  su un  tema assai rischioso per il consenso popolare delle amministrazioni.   Un problema  di cui  è  responsabile anche una grossa fetta della cittadinanza, quella che si lamenta ma  che non è disposta a mettere in discussione le proprie abitudini di consumo e del  conseguente accumulo dei rifiuti, e anche tutti quei cittadini  che trattano lo spazio pubblico come una discarica,   rendendo ancora meno sostenibile la gestione dei rifiuti urbani.

Rifiuti, uno dei principali problemi delle metropoli,  che altrove può diventare addirittura una risorsa, e che  a Roma è un’emergenza che da tempo ha superato  il limite.

Ma come per tutte le situazioni complesse, sia i governanti che i governati  preferiscono rimuovere il problema,  gli uni a colpi di annunci, gli altri  di  imprecazioni o di alzate di spalle. Finchè non arriva la puzza.

Anna Maria Bianchi Missaglia

Per osservazioni e precisazioni: laboratorocarteinregola@gmail.com

 Post scriptum : la Giunta del III Municipio ha diramato nel pomeriggio dell’ 11 dicembre un comunicato che si conclude così:(…) [serve] Un anno per riallineare le scelte comunali, quelle regionali e del governo, per avere un ciclo dei rifiuti degno di una capitale europea, questo deve essere l’impegno di tutti. Roma non può più tollerare cassonetti pieni e rifiuti per strada.“Come Municipio confermiamo che faremo ogni azione per aiutare l’avvio di un processo virtuoso per la gestione dei rifiuti e abbiamo già chiesto di estendere il porta a porta. Continuiamo a essere a fianco dei cittadini nel presidiare il luogo per evitare che si possa anche solo immaginare di tornare a far lavorare quell’impianto. Oggi si è chiusa definitivamente una fase, se ne prenda atto; e si chiuda anche la procedura di autorizzazione ambientale che pende in Regione assumendo la necessità di dismettere l’impianto”(8).

 

(1) dal blog dell’OsservatorioTMB Impianto TMB AMA Salario – informazioni

Pubblicato il da Maria Teresa

Di cosa si tratta

L’impianto AMA Salario è un impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB), attivo dal  2011, che si trova su via Salaria di fronte  alle abitazioni di Villa Spada (a 50 metri dalla prima casa a 150 metri da un asilo nido)Tutta la zona intorno all’impianto, le case, gli uffici, l’asilo, già esistevano quando l’impianto è stato attivato. L’autorizzazione all’impianto è stata data senza tenere conto delle condizioni del sito.

L’impianto tratta i rifiuti indifferenziati e si occupa della trasferenza verso altri impianti di lavorazione. Nell’impianto arrivano fino a 1500 tonnellate di immondizia al giorno. Nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 32%. Spesso stazionano nell’impianto oltre 5mila tonnellate di rifiuti. C’è un rischio incendio e rischio ribaltamento per coloro che lavorano su cumuli di rifiuti alti 5 metri.

L’emergenza

Le zone vicine all’impianto, tutto il terzo municipio e parte del secondo e del quindicesimo, sono quotidianamente e per diverse ore del giorno, colpite da cattivi odori aggressivi, nauseabondi e tossici, che variano d’intensità a seconda delle stagioni, delle  condizioni metereologiche, ma restano insopportabili.

miasmi causano sofferenze fisiche agli abitanti (bruciore agli occhi, alle narici e alla gola, tosse, mal di testa, nausea, vomito e dermatiti) e preoccupazioni per le conseguenze sulla salute. Si riscontrano nell’area tumori alla gola e alle vie respiratorie, anemie, malattie della pelle, asma.

Le persone più fragili – anziani, persone malate, disabili, persone allettate, persone con problemi respiratori, bambini – subiscono due volte questa emergenza. L’intera cittadinanza vive prigioniera delle sua stessa casa, costretta a respirare quest’aria terribile. Il valore degli immobili si è più che dimezzato in pochi anni; case, uffici, negozi messi in vendita restano invenduti (il palazzo dove era Sky è un esempio). Il quartiere è sempre più desertificato.

Molte persone da anni, spesso per tutta la giornata, vivono con le finestre sbarrate. Le più semplici occupazioni domestiche – stendere i panni fuori, cenare sul balcone, far aerare la casa – sono spesso impossibili.

Nel 2017 è stata presentata dai Comitati di Quartiere una denuncia per inquinamento ambientale e danno alla salute pubblica corredata da 1300 firme, la procura e i carabinieri del NOE stanno indagando. Nel luglio 2018 è stata promossa con gli abitanti una rilevazione sistematica dei miasmi che ha evidenziato l’enorme estensione del problema e la gravità dell’emergenza. (osservatorioTMB)

(2) La Giunta Capoccioni aveva  avviato un Osservatorio nel 2016, coinvolgendo le massime istituzioni: oltre alla stessa Presidente del Municipio, il Presidente della Commissione Ambiente, due consiglieri,il Dirigente della Direzione Territorio, un rappresentante del Dipartimento Tutela Ambientale di Roma capitale, Arpa, Ama, Asl e Regione insieme a  Comitati e Associazioni. Così le dichiarazioni dell’agosto 2016 di Capoccioni: “[l’osservatorio] si prefigge l’obiettivo ultimo di arrivare a ridurre al minimo e ove possibile a chiudere tutte quelle lavorazioni che danno origine alle spiacevoli esalazioni provenienti dall’impianto” e “servirà inoltre  a monitorare e possibilmente a prevenire l’accumulo dell’indifferenziato, in attesa che un nuovo modello organizzativo della gestione dei rifiuti liberi finalmente tutta Roma”.  Ma in due anni, nonostante l’Amministrazione comunale “amica”, non è stato risolto nulla.

(3)

(4)Vedi Roma Today 6 ottobre 2018 TMB Salario, in mille alla protesta: “L’impianto deve chiudere”La manifestazione di residenti e comitati davanti al sito di Ama: “Deve chiudere, è emergenza sanitaria: vivere qui è un inferno”

(5) Da La nuova Ecologia, 23 novembre 2018 Tmb Salario, ecco la bocciatura dell’Arpa https://www.lanuovaecologia.it/tmb-salario-ecco-la-bocciatura-dellarpa/

Ecco una stralcio delle conclusioni della relazione dell’Arpa sul Tmb Salario.

“(…) Pertanto, sulla base di quanto sopra, emerge che:

  1. rispetto alla produzione prevista dall’autorizzazione dalle MTD di settore e dal Piano di gestione rifiuti (in quantità pari al 15-20 %) del rifiuto atteso e biologicamente stabile avente le caratteristiche della FOS, vi sono evidenze che l’impianto produce rifiuti che presentano ancora caratteristiche di putrescibilità e che pertanto non possono essere identificati dal Gestore quale frazione organica stabilizzata (FOS). Si rileva altresì che il citato rifiuto derivante dal trattamento aerobico è stato prodotto in quantità pari al 16 % nel 2016 e al 15,2 % nel 2017;
  2. rispetto alla produzione prevista dall’autorizzazione, dalle MTD di settore e dal Piano di gestione rifiuti in quantità pari al 35 % di combustibile derivato da rifiuti, l’impianto ne ha prodotto una quantità inferiore, pari al 22,4% nell’anno 2016 e al 19,6% nell’anno 2017, originando al contempo una notevole quantità di scarto primario, in quantità pari al 21,7% nell’anno 2016 e al 25,6% nell’anno 2017 (ovvero nel 2017 una produzione addirittura maggiore rispetto al CDR stesso), destinato per la maggior parte a smaltimento (anno 2017: 70% a smaltimento / 30 % a recupero, circa);
  3. rispetto alla produzione prevista dall’autorizzazione e dalle MTD di settore (in quantità pari al 10- 20 %) dello scarto di raffinazione atteso biologicamente stabile e costituito prevalentemente da plastiche e inerti, l’impianto risulta in condizioni di produrre un rifiuto non stabilizzato con caratteristiche potenzialmente difformi da quelle Si rileva altresì che il citato rifiuto costituito dallo scarto derivante dal processo di raffinazione è stato prodotto in quantità pari al 23,9 % nell’anno 2016 e al 27,8 % nell’anno 2017;
  4. i citati flussi con le criticità sopra evidenziate, al netto del CDR e dei metalli ottenuti, sono risultati pari al 61,7 % nell’anno 2016 e al 68,6 % nell’anno

Rispetto altresì alle attività di stoccaggio si rileva quanto segue:

  1. lo stoccaggio dei rifiuti in ingresso da inviare a trattamento interno presso l’impianto avviene nella stessa area di accettazione dei rifiuti da gestiti per la successiva trasferenza presso terzi, mentre le MTD applicabili al caso in esame non prevedono la possibilità di svolgere un’attività di trasferenza presso le medesime aree dedicate all’attività di stoccaggio e invio a trattamento meccanico biologico;
  1. le attività di controllo effettuate hanno evidenziato la saturazione dell’area di stoccaggio iniziale dei rifiuti e dell’ulteriore area funzionale all’alimentazione del trattamento, con formazione di cumuli di rifiuti con altezze in parte superiori alla quota del piano di scarico. Quanto sopra determina:
    1. il non regolare svolgimento delle procedure di scarico dei mezzi conferenti presso l’impianto, con conseguente formazione di file dei mezzi in attesa di poter scaricare;
    2. la limitazione degli spazi per la manovra dei mezzi destinati sia ad alimentare le linee di trattamento, sia allo svolgimento delle attività legate alla trasferenza dei rifiuti;
    3. l’invio a trattamento o a trasferenza dei rifiuti situati sulla porzione sommitale dei citati cumuli, causando una soggiacenza prolungata degli strati inferiori degli stessi, che risultano maggiormente soggetti all’instaurarsi di condizioni fermentative e putrefattive responsabili del rilascio di emissioni odorigene moleste;
    4. il non regolare svolgimento delle ordinarie attività manutentive;
  2. le citate condizioni comportano necessariamente la possibilità che si generino maggiori emissioni di polveri e odori molesti all’atto dell’apertura dei portelloni delle stazioni di scarico dei rifiuti in ingresso e dei portelloni laterali dai quali entrano ed escono i mezzi per il carico dei rifiuti in trasferenza. Quindi dette emissioni aumentano sia per la notevole quantità di rifiuti presenti, sia per l’aumento dei tempi di stoccaggio nella fossa di scarico e nelle aree di stoccaggio, nonché per i ridotti spazi di manovra che non consentono la rapida entrata ed uscita dei mezzi di trasporto e la conseguente rapida chiusura dei portelloni laterali;
  3. le attività di stoccaggio dei rifiuti prodotti dalle attività di trattamento prima del loro conferimento presso terzi non risultano adeguatamente rappresentate; tale aspetto risulta particolarmente rilevante nei casi in cui, come nel presente, gli scarti prodotti non abbiano subito una adeguata degradazione della sostanza organica e presentino elevate caratteristiche di putrescibilità, e in quanto tali costituiscano fonte di molestie olfattive.

Rispetto alle richiamate criticità occorre rilevare che la documentazione in atti non menziona né affronta in alcun modo nella B.18 – Relazione tecnica né nel resto della medesima le problematiche rilevate, fornendo una rappresentazione dell’impianto e del suo funzionamento che non tiene minimamente conto di quanto emerso e comunicato in sede di controllo da parte di Arpa Lazio, come nella presente valutazione puntualmente evidenziato. Ne consegue pertanto la necessità, a parere di Arpa Lazio, che le citate criticità siano superate attraverso l’adozione di adeguate soluzioni tecnologiche e/o gestionali, sulla base delle MTD di settore, che garantiscano che l’impianto produca i rifiuti previsti dall’autorizzazione integrata ambientale, sia in termini di caratteristiche qualitative sia in termini quantitativi, e non i rifiuti attualmente prodotti e non previsti dalla medesima.

Al contempo deve essere definito, sulla base dell’assetto tecnologico e/o gestionale adottato, il quantitativo appropriato di rifiuti che l’impianto può trattare; in particolare tale valore deve essere valutato considerando la capacità di stoccaggio e quella di trattamento di tutte le sotto fasi costituenti il trattamento meccanico biologico nel suo complesso, valutazione supportata da un adeguato bilancio di massa relativo a ogni singola sotto fase, con i relativi tempi di residenza/trattamento.

La documentazione deve altresì contenere puntuali indicazioni circa le modalità di gestione in stoccaggio sia dei rifiuti in ingresso, sia di quelli prodotti dalle attività dell’impianto TMB. La gestione dei suddetti stoccaggi deve assicurare la prevenzione delle emissioni odorigene moleste e, laddove ciò non fosse possibile, la riduzione al minimo delle stesse.

In merito all’attività di trasferenza, nel ribadire che le MTD di settore applicabili al caso in oggetto non contemplano l’ipotesi che la stessa sia svolta nelle medesime aree interessate dalle attività del TMB, si sottolinea la necessità che la gestione dei rifiuti in ingresso all’impianto garantisca il rispetto dei requisiti ambientali previsti e nel presente parere richiamati.

Con particolare riferimento alla problematica delle emissioni odorigene la documentazione deve altresì fare riferimento alla Decisione della Commissione Ue 2018/1147/Ue.

(6) Il Corriere della Sera

 

(7) Roma Today 30 novembre 2018  Tmb Salario, il ministro Costa al fianco dei cittadini: “Non può restare in quelle condizioni”

Giovedì la protesta dei cittadini e del presidente Caudo a Montecitorio

(8) Il Comunicato intergrale:

MB SALARIO. LA GIUNTA DEL MUNICIPIO 3: “DEVE CHIUDERE, SE NE PRENDA ATTO”
“Da quando ci siamo insediati abbiamo dato priorità alla battaglia contro il TMB Salario: abbiamo istituito insieme ai cittadini l’Osservatorio permanente per la chiusura del TMB, dal 1 agostoabbiamo svolto un monitoraggio sulle emissioni odorigene coinvolgendo quasi 300 famiglie con circa 4000 rilevazioni e molte segnalazioni sulla preoccupazione per la salute; il 6 ottobre scorso abbiamo indetto una manifestazione civile e democratica , a cui hanno partecipato migliaia di persone, per chiedere una unità di crisi che gestisse l’emergenza ambientale rappresentata dal TMB. Non è mi stata una battaglia di cortile o di municipio, ponevamo una vera questione ambientale e di diritti negati di rilevanza cittadina e nazionale“. Così la giunta del Municipio 3, a seguito dell’incendio divampato nell’impianto dei rifiuti in via Salaria. “Oggi _ prosegue il comunicato di giunta _ l’unità di crisi è stata imposta da un disastro annunciato. Si poteva fare in tempo di pace, siamo ora obbligati a inseguire gli eventi. Ancora un volta i cittadini avevano ragione non solo nel denunciare quello che non funzionava, ma nel prospettare percorsi istituzionali e soluzioni per il ciclo dei rifiuti a Roma”.
“Ora si giri pagina definitivamente, quell’impianto lì non ci doveva e non ci deve più essere, si rimuovano le macerie e si decida un diverso destino per il sito”.
“L’emergenza dei rifiuti a Roma c’era già prima, _ prosegue il comunicato della giunta municipale _ ora è ancora più grave e per risolverla serve un intervento di tutti: Comune, Regione, Governo centrale. Serve senso di responsabilità; serve che ognuno faccia la sua parte. Una doppia emergenza, ambientale e relativa ai rifiuti, che richiede un intervento del governo per dare la possibilità a Roma di portare i rifiuti urbani fuori dalla città per il solo tempo necessario. Un anno per riallineare le scelte comunali, quelle regionali e del governo, per avere un ciclo dei rifiuti degno di una capitale europea, questo deve essere l’impegno di tutti. Roma non può più tollerare cassonetti pieni e rifiuti per strada. “

“Come Municipio confermiamo che faremo ogni azione per aiutare l’avvio di un processo virtuoso per la gestione dei rifiuti e abbiamo già chiesto di estendere il porta a porta. Continuiamo a essere a fianco dei cittadini nel presidiare il luogo per evitare che si possa anche solo immaginare di tornare a far lavorare quell’impianto. Oggi si è chiusa definitivamente una fase, se ne prenda atto; e si chiuda anche la procedura di autorizzazione ambientale che pende in Regione assumendo la necessità di dismettere l’impianto”.

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