L’assessore all’urbanistica di Roma Capitale Luca Montuori
Pubblichiamo il post, sul suo profilo Fb, dell’Assessore all’urbanistica di Roma Capitale Luca Montuori, che da giorni avevamo sollecitato a intervenire sul PTPR (Piano Territoriale Paesaggistico Regionale) in approvazione in Consiglio regionale, e in particolare sulla esclusione del centro storico di Roma dalle tutele previste per gli altri comuni del Lazio.
Nella sua dichiarazione Montuori riprende esattamente i due aspetti che Carteinregola aveva lanciato a partire dal 17 luglio (e inviato anche alla Giunta Raggi) sottolineando che “ devono essere affrontati e modificati nella discussione [del PTPR in Consiglio NDR]”. Il primo è il fatto che “il PTPR rinuncia a qualsiasi forma di regolamentazione” precisando che “L’area centrale di Roma appare priva di strumenti di tutela anche se secondo quanto stabilito dalla sentenza 22/2016 della Corte Costituzionale per i siti UNESCO vale la tutela prevista per i beni culturali nel paese in cui si trovano rimandando quindi al Codice.” (1)
Il secondo riguarda il fatto che “con un colpo di spugna sono state cancellate le fasi di copianificazione con il MIBAC avviate anni or sono“: un allarme lanciato da Carteinregola nei giorni scorsi sulla “svolta” impressa da alcuni emendamenti del PD in commissione urbanistica il 15 luglio scorso, che hanno fatto sparire dal PTPR che va al voto anni di copianificazione con il Ministero dei Beni culturali, copianificazione esplicitamente prescritta dal Codice dei Beni culturali (2). Scrive Montuori :”E’ sempre più evidente la necessità di definire regole certe per chi governa il territorio per evitare che nei dedali normativi si possano individuare dubbi interpretativi, maglie larghe e letture ambigue. Definire regole certe e condivise tra i diversi soggetti chiamati a governare le trasformazioni del paesaggio significa anche sviluppo certo, garanzie per chi investe” e aggiunge: “Non si può approvare uno strumento che non abbia il consenso di tutti gli enti chiamati a interpretarlo“. Concludendo: “Per questo è necessario che la discussione sia ampia, plurale, in grado di recepire istanze diverse, senza colpi di mano. Approvare uno strumento zoppo serve solo a chi vuole approfittarsene, cambiare perché nulla cambi è il danno peggiore che possiamo immaginare”.
Il post dell’Assessore capitolino precede di poche ore l’intervento in Consiglio dell’Assessore regionale Valeriani, che nel presentare il PTPR non risparmia una stoccata al Comune: (…)”In questi anni, le Istituzioni di Roma non hanno mai ‒ sottolineo “mai” ‒ chiesto alla Regione di intervenire sulle tutele del centro storico rispetto alla normativa vigente”, e ancora: ” Quello che oggi vige nella disciplina del centro storico di Roma è quello che la città di Roma con le sue istituzioni elette ed rappresentative in tutti questi anni hanno voluto. Se c’è una volontà di superare questo meccanismo è assolutamente legittimo porre questa questione, ma è singolare che siamo arrivati all’approvazione di questo Piano dentro il Consiglio regionale del Lazio senza una, dico una, indicazione di merito su questo punto da parte di nessun ente che rappresenta istituzionalmente, non parlo dei comitati, parlo delle Istituzioni, parlo del Comune, Sovrintendenze e quant’altro. Su questo Piano non ci è mai arrivata nessuna osservazione” (3).
Ed effettivamente ci risulta che Roma Capitale, invitata alla Commissione urbanistica regionale sul PTPR dal Presidente Cacciatore (M5S) , non abbia mai partecipato. Non sappiamo invece se abbia fatto pervenire richieste ufficiali sul centro storico, sulla città storica o su altre situazioni da tutelare.
Insomma, come al solito, quando scoppia la grana, anzichè affrontarla e risolverla una volta per tutte, tutti si preoccupano solo di schivare le critiche o addossarle a qualcun altro.
Va comunque detto che questo Piano Territoriale Paesaggistico Regionale ha una lunga storia, cominciata almeno alla fine degli anni ’90. E l’esclusione del centro storico di Roma dalle tutele paesaggistiche previste per gli altri comuni era già presente nel Piano adottato del 2007 (e nelle precedenti fasi di elaborazione): sono quindi passati anni e anni, nei quali si sono avvicendate varie amministrazioni di diverso colore – in Comune come in Regione come al Ministero – senza che a nessuno venisse in mente di porre il tema della tutela del Centro di Roma. Neanche in questi ultimi tre anni, dopo l”approvazione del Piano di Gestione UNESCO dal commissario Tronca che ha sancito ufficialmente l’inesistenza di tutele paesaggiste vincolanti, demandando di nuovo al PTPR) (1). E neanche dopo che è arrivato all’attenzione dell’opinione pubblica il caso dei “villini” , per i quali si è giunti a ipotizzare “vincoli speciali”. Caso a cui fa cenno Montuori nel suo post: “In questi ultimi mesi abbiamo in diverse occasioni dovuto ribadire con circolari e indirizzi il prevalere di norme nazionali sugli interessi speculativi fino ad ora liberi di derogare a qualsiasi norma, abbiamo agito nel merito limitando molti interventi per non assistere inermi allo scempio del Piano Casa regionale“.
Tutto vero, come è certa e dimostrabile la responsabilità della Giunta Zingaretti nelle conseguenze della sua proroga, con poche modifiche, del Piano casa Polverini e anche in quelle della sua Legge per la Rigenerazione urbana approvata alla scadenza del Piano casa nel luglio 2017.
Ma tra le varie “occasioni”, forse l’amministrazione Raggi avrebbe potuto cogliere anche quella di chiedere tutele paesaggistiche vincolanti per centro storico e città storica.
Adesso che è scoppiato l’incredibile caso di un vivaio che si trasforma in un Mc Donald’s accanto alle Terme di Caracalla, oltre ai palleggi di competenze, finalmente qualcuno comincia a prendere una posizione anche sul PTPR.
Meglio tardi che mai. Sperando che non sia troppo tardi.
(in calce il post di Montuori sul PTPR)
(AMBM)
Roma, 31 luglio 2019
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
Vedi anche Ecco perchè siamo andati in Consiglio regionale per difendere la tutela del Paesaggio (29 luglio 2019)
Cronologia del PTPR laziale con i documenti (in continuo aggiornamento)http://www.carteinregola.it/index.php/dossier/ptpr-piano-territoriale-paesaggistico-regionale/
Dalla pagina Fb dell’Assessore Montuori (postato il 29 luglio alle 13.30, lo stesso giorno dell’inziio della discussione del PTPR in Consiglio regionale, prima dell’intervento in Aula dell’assessore Valeriani, avvenuto dopo le 16)
Si avvia oggi la discussione per l’approvazione del Piano Territoriale-Paesaggistico Regionale.
Questo PTPR, la cui adozione risale a più di dieci anni fa, viene approvato in un momento storico importante in cui ci si chiede di ribaltare una visione espansiva delle città, di limitare il consumo di suolo intervenendo sull’esistente, di ridefinire le finalità delle trasformazioni, e delle norme che ne regolano le modalità, verso obiettivi non più meramente quantitativi e astratti quanto piuttosto verso nuovi indicatori qualitativi in grado di valutare il benessere, la qualità della vita, le caratteristiche degli spazi urbani in una più ampia visione della sostenibilità capace di comprendere aspetti economici, edilizi e sociali.
Dobbiamo per questo sottolineare alcuni aspetti che a nostro avviso devono essere affrontati e modificati nella discussione.
Il primo riguarda il tema della tutela del centro storico, del sito UNESCO, e dei tessuti pregiati della città oggetto oggi di forti pressioni speculative. Roma è la città simbolo per eccellenza della capacità di trasformarsi rileggendo il suo passato, di adeguare le sue architetture a nuovi usi, di riutilizzare se stessa. Oggi il PTPR rinuncia a qualsiasi forma di regolamentazione, non solo ma con un colpo di spugna sono state cancellate le fasi di copianificazione con il MIBAC avviate anni or sono.
L’area centrale di Roma appare priva di strumenti di tutela anche se secondo quanto stabilito dalla sentenza 22/2016 della Corte Costituzionale per i siti UNESCO vale la tutela prevista per i beni culturali nel paese in cui si trovano rimandando quindi al Codice.
Non voglio qui entrare in una diatriba normativa ma è evidente come sia necessario chiarire una volta per tutte e con forza quali siano gli strumenti di governo di questo luogo unico al mondo.
In questi ultimi mesi abbiamo in diverse occasioni dovuto ribadire con circolari e indirizzi il prevalere di norme nazionali sugli interessi speculativi fino ad ora liberi di derogare a qualsiasi norma, abbiamo agito nel merito limitando molti interventi per non assistere inermi allo scempio del Piano Casa regionale. Oggi non possiamo lasciare che il tema si chiuda in uno scontro tra chi vorrebbe congelare la città in un tempo passato che non è mai esistito, e gli interessi di chi vuole approfittare di norme sciagurate derivate unicamente da interessi economici che permettono la distruzione di morfologie ed equilibri su cui si definiscono le qualità del paesaggio urbano. Un paesaggio che non si può pensare come la semplice somma di tanti edifici, non come solo un dato fisico quantificabile con standard e misure o, peggio, stili architettonici, ma come insieme di beni materiali e immateriali.
Ma Roma non è solo il suo centro. Il PTPR prevede “varianti speciali per il recupero di nuclei abusivi in ambito paesaggistico”. In molti di questi ambiti dal 2007 ad oggi si sono intensificate le misure di salvaguardia di un territorio vasto, vario e fragile dal punto di vista idrogeologico. Fossi e torrenti cancellati da una edificazione senza regole tentano in ogni modo di recuperare il terreno perduto, terreni franosi e cavità del suolo provocano eventi spesso catastrofici. E’ sempre più evidente la presenza di aree di rischio in un territorio sottoposto a pressioni antropiche insostenibili, a una crescita che consuma suolo continuativamente. E’ necessario che nuove modalità di analisi dei fenomeni idrici entrino a supportare la pianificazione che diviene strumento stesso di salvaguardia della salute e della sicurezza dei cittadini.
Sono sempre più evidenti i fenomeni derivanti dalla impermeabilizzazione dei suoli, dallo sviluppo di isole di calore, dalla mancanza di continuità di corridoi ambientali, dalla parcellizzazione delle aree agricole. Su queste aree dovrà essere massima l’attività di recupero e di limitazione del consumo di suolo, di introduzione di misure di mitigazione del rischio, di ripristino di naturalità perdute. Non si deve abbassare la guardia.
Infine non può non preoccupare il rapporto tra diversi strumenti di pianificazione. E’ sempre più evidente la necessità di definire regole certe per chi governa il territorio per evitare che nei dedali normativi si possano individuare dubbi interpretativi, maglie larghe e letture ambigue. Definire regole certe e condivise tra i diversi soggetti chiamati a governare le trasformazioni del paesaggio significa anche sviluppo certo, garanzie per chi investe. Non possiamo più procedere per successive modifiche e aggiunte normative, per sovrapposizioni di competenze ma abbiamo bisogno di strumenti che sintetizzino, copianificando, le norme.
Non si può approvare uno strumento che non abbia il consenso di tutti gli enti chiamati a interpretarlo.
È oggi sempre più evidente che non possono essere scaricati sulle spalle di Roma Capitale i conflitti territoriali che si generano a partire da pressioni speculative i cui effetti abbiamo già potuto verificare attraverso la adozione di strumenti deregolatori rispetto alle norme che ci siamo dati.
Servono strumenti per regolare il mercato immobiliare e per sviluppare progettualità che permettano di rispondere in maniera adeguata agli attuali bisogni. E’ in atto una trasformazione del sistema degli investimenti che sta sempre più spostando nelle città gli esiti della una crisi economica attraverso un continuo trasferimento di risorse dall’economia reale alla finanza, con conseguenze tangibili: edifici vuoti, continui trasferimenti di proprietà, aumento delle attività edilizie che non corrisponde a bisogni rilevabili nelle comunità realmente insediate.
Per questo è necessario che la discussione sia ampia, plurale, in grado di recepire istanze diverse, senza colpi di mano. Approvare uno strumento zoppo serve solo a chi vuole approfittarsene, cambiare perché nulla cambi è il danno peggiore che possiamo immaginare.
NOTE
(1)Qui la nostra ricostruzione dei fatti : L’amaro destino del paesaggio romano
Qui l’articolo e i commi del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale che con un comma finale esclude dalla tutela paesaggistica il centro di Roma, rimandando a un “Piano di gestione” UNESCO, che pur se poi approvato nel 2016, non fornisce – nè potrebbe fornire – alcuna tutela, come esplicitato nello stesso Piano di Gestione, che, in una sorta di gioco dell’Oca che dura da anni, rimanda di nuovo al PTPR del Lazio.PTPR: Ecco le tutele per i centri storici del Lazio (e non per Roma)
Qui la nostra lettera inviata il 17 luglio PTPR alla Regione Lazio: il centro storico di Roma non può essere escluso dalle prescrizioni di tutela paesaggistica
(2) Qui la prima lettera che abbiamo inviato con una serie di domande sui punti più controversi: Piano Territoriale Paesaggistico Regionale del Lazio: è ancora peggio
Qui le proposte inviate il 24 luglio ai consiglieri regionali Piano Territoriale Paesaggistico Regionale del Lazio: le richieste di Carteinregola
(3) Vai alla pagina con l’intervento di Valeriani SCARICA consiglio Lazio PTPR XI_seduta_n_038_1_del_29_07_19