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Un contributo al dibattito sui mercati rionali dal Mercato Trieste

testata fb mercato triestePubblichiamo un intervento di Amedeo Valente Presidente AGS* Mercato  Trieste (Via Chiana, Municipio II), riguardo l’attuale dibattito sulla decisione dell’Amministrazione  della redistribuzione del canone corrisposto dagli operatori dei mercati – con l’aumento della quota da versare direttamente al Comune a fronte di una ipotetica diminuzione di alcuni costi a carico degli operatori – e, più in generale, sul rilancio dei mercati rionali, un patrimonio comune che rischia l’estinzione.
Il punto dirimente è comprendere  quale sia il punto di arrivo dell’amministrazione Raggi e quale sia la strategia della sua Amministrazione –  ammesso che ce ne sia una – per il rilancio dei mercati rionali.
In questo senso, è importante comprendere se da parte dell’Amministrazione capitolina siano considerate un valore oppure no le autogestioni dei mercati da parte degli operatori, riuniti in cooperative e/o AGS, interlocutori diretti ed autonomi, senza alcun intermediario, delle istituzioni pubbliche. In caso affermativo, se da una parte vanno rafforzati i controlli,  dall’altra le associazioni di operatori andrebbero messe nelle condizioni economiche di operare adeguatamente, motivo per cui il mantenimento del 20% rispetto al COSAP totale dovuto mi sembra doveroso, specie per i mercati sotto organico o particolarmente disagiati. Detto questo, può anche essere accettabile  un aumento al 50%, purché l’ Amministrazione dimostri di averlo effettivamente investito (esattamente come noi operatori Ags siamo chiamati a fare) per ogni struttura che versa quella somma nelle casse comunali. In questo caso, solo in questo caso, si può  parlare di redistribuzione e non di aumento. Questo discorso, ovviamente, non può valere per quelle strutture che hanno investito ricorrendo a prestiti (vedi mercato Casal de Pazzi o Nomentano) per riqualificare le aree interne: mi sembra fin troppo ovvio che non si possono aumentare i canoni per chi ha deciso di aumentare addirittura la propria quota per attuare delle azioni di riqualificazioni che partono direttamente dagli operatori.
Un’altra riflessione va fatta internamente alle AGS. Quale esattamente deve essere il loro ruolo? Personalmente ho dato all’Ags che rappresento una interpretazione estensiva di autogestione: il mercato non solo come struttura materiale da manutenere, ma anche come realtà commerciale e bene sociale da rinforzare e rivitalizzare. Questo presuppone, ed è importante che venga recepito e chiarito nella Convenzione con il Comune, la piena autonomia delle Ags nella gestione economica del mercato, fermo restando la destinazione della quota parte del canone, nella percentuale stabilita, secondo gli obblighi riportati nella Convenzione stessa. Ciò vale a dire che la quota stabilita nella stesura del bilancio preventivo, ripeto,  fermo restante la destinazione secondo gli obblighi nella percentuale stabilita, deve essere autonomamente approvata dall’assemblea, e potrà avere (anzi, secondo me DEVE AVERE) anche finalità di tipo commerciale, ivi compreso la promozione e la diffusione dei prodotti, dei servizi e degli eventi promossi dal mercato. ma come si può minimamente immaginare di avere entità commerciali vincenti senza una strategia unitaria di comunicazione, mercato per mercato e possibilmente anche attraverso la partecipazione in rete? Chi ci deve pensare se non gli operatori stessi? E sarebbe perdente farlo ognuno singolarmente, va quindi rafforzata l’autogestione anche in questo senso, soprattutto in quanto il mercato ha di per sé una forte componente comunicativa, che va però diffusa, ampliata, senza il timore e il pregiudizio nei confronti delle nuove tecnologie. E’ anche importante, sempre a mio parere, lo sviluppo all’interno del mercato di sinergie con altre associazioni che possono, in coworking, elaborare e portare avanti idee e progetti. Al mercato lo stiamo facendo con il Dopomercato, un progetto sperimentale che adesso si avvia a diventare associazione culturale. Sarà rappresentato da 4 donne molto in gamba, che lavorano nel mercato, e che avrà tra le finalità la riqualificazione (immateriale) del mercato come luogo di incontro e scambio culturale. Questa esperienza la porteremo  avanti,  e la formalizzeremo con le istituzioni, delegando loro tutta una serie di funzioni, in ambito culturale, che di certo porterà un gran bene anche a livello commerciale, come di fatto già avviene nelle serate di dopomercato, dove si registrano, spesso, presenze superiori alle mattine di sabato. Basta tutto questo? certamente no. Il mercato è soprattutto il mercato del cibo, e come tale va ricercato un legame con i prodotti principalmente del territorio, rafforzando e trainando le imprese locali, i cibi tradizionali, quelli sani, puliti e buoni (per citare un detto di una nota associazione), ma in ogni caso sforzandosi di sfuggire dall’orbita della grande distribuzione organizzata, privilegiando i prodotti che hanno un racconto e una storia. Importantissimo da questo punto di vista riprendere il discorso dei bandi, che è forse uno degli aspetti principali: è intollerabile avere banchi chiusi con tanti giovani che potrebbero, con bassi costi di gestione, iniziare start up nei mercati. Ma è soprattutto intollerabile sentir dire  da parte di alcuni operatori dei mercati che i giovani non “vogliono lavorare” nei mercati. Questa è una menzogna. Ai giovani non si dice che esiste questa incredibile possibilità. Riempirei il mio mercato in 5 giorni di nuove energie e competenze. Per non parlare del settore dell’artigianato, praticamente assente nei mercati.
Questi sono alcuni aspetti che ritengo fondamentale mettere in atto per il rilancio dei mercati,   per quello che ho appreso dalla mia breve esperienza come operatore di un mercato.
Amedeo Valente Mercato Trieste
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*Associazione Gestione Servizi operatori dei mercati rionali

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