Publichiamo un documentato aggiornamento di Ylenia Sina su Il Manifesto della vicenda della mancata firma dell’ex presidente regionale Zingaretti per la tutela dell’area naturale del lago Bullicante, nel V Municipio.
(Da Il Manifesto 1 dicembre 2022) Storie. Associazioni e comitati chiedono l’ampliamento del parco dell’ex Snia Viscosa a Roma, dove si trovano 300 specie botaniche, 80 uccelli e habitat «prioritari» per l’Ue
Anche se verso le elezioni regionali nel Lazio la possibilità di un’intesa tra il Pd e il M5S è lontana, all’asse tra i dem e i pentastellati che oggi sta traghettando la Regione dopo le dimissioni anticipate di Nicola Zingaretti, eletto deputato, spetta ancora determinare il destino di una delle storiche vertenze ambientali di Roma: tutelare l’area naturale del lago dell’ex fabbrica Snia Viscosa. Un sito industriale dismesso fin dagli anni ’50, che grazie a un processo di rinaturalizzazione spontanea ospita nel cuore di uno dei quadranti più densamente edificati della capitale, il Prenestino, oltre trecento specie botaniche, più di ottanta uccelli e alcuni habitat tutelati dall’Unione europea.
ZINGARETTI, CHE NEL GIUGNO DEL 2020 ha istituito un monumento naturale sui sette ettari e mezzo più vicini al lago, se n’è andato senza mettere la propria firma al decreto di ampliamento della tutela agli ultimi quattro ettari rimasti fuori, quelli dove sorgono i ruderi dell’ex fabbrica, di proprietà della società Ponente 1978, riconducibile al gruppo dello storico costruttore romano Pulcini. Così oggi residenti e attivisti temono che la consiliatura si chiuda senza che venga portato a termine quello che lo stesso Zingaretti, annunciando l’avvio dell’iter nel maggio 2021, aveva definito un «importante obiettivo raggiunto». L’area è ricca di biodiversità, favorita dalla presenza delle acque del lago, sorto nel 1992 dagli scavi di un cantiere per la realizzazione di un centro commerciale che bucarono la falda sottostante.
IL PERCORSO HA ATTIRATO L’ATTENZIONE di ricercatori e università da molte parti d’Europa. «Gli articoli scientifici pubblicati tra il 2017 e il 2021 da botanici che hanno effettuato indagini sul posto testimoniano che anche l’area esclusa dal monumento naturale svolge un’importante funzione cuscinetto tra il lago e il tessuto urbanizzato ed è interessata da processi di rinaturalizzazione spontanea e dalla presenza di habitat pregiati meritevoli di tutela», spiega l’urbanista Alessandra Valentinelli del Forum territoriale permanente del Parco delle Energie. «Il valore di questo spazio», aggiunge Sabrina Baldacci, anche lei del Forum, «non riguarda un semplice aumento di verde pubblico, ma una strada concreta di contrasto ai cambiamenti climatici e protezione della biodiversità».
LA RICHIESTA FORMALE DI AMPLIAMENTO è stata presentata alla fine di aprile 2021 da Roma Natura, l’ente regionale che gestisce i parchi capitolini. Con le dimissioni di Zingaretti, è rimasta sulla scrivania degli uffici tecnici della direzione Ambiente regionale, dell’assessora alla Transizione ecologica Roberta Lombardi (M5S) e del vicepresidente regionale Daniele Leodori (Pd), al quale spetta l’amministrazione ordinaria fino all’insediamento della nuova giunta.
Nelle ultime settimane la mobilitazione si è intensificata per il timore di un nulla di fatto. Nel mirino di residenti e attivisti ci sono proprio i motivi che hanno portato a questo allungamento dei tempi. Dopo la pubblicazione della proposta di decreto sul bollettino ufficiale, avvenuta a metà giugno 2022 al termine di un’istruttoria durata un anno, l’iter sembrava arrivato alle sue fasi finali. Invece, come ha spiegato Zingaretti in una delle sue ultime note da presidente regionale, sono emersi «pareri discordanti» che hanno portato a richiedere «nuove verifiche» per rendere più solido il provvedimento dal punto di vista scientifico. Le nuove verifiche sono quelle richieste dagli uffici della direzione regionale Ambiente all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). L’11 novembre, giorno delle dimissioni di Zingaretti, in base alle informazioni diffuse dalla Regione, Ispra ancora non si era espressa. Invece, un recente accesso agli atti effettuato dal consigliere di Europa Verde Marco Cacciatore ha mostrato che il 21 ottobre Ispra aveva inviato alla Regione un parere favorevole all’ampliamento. Lo racconta Cacciatore all’ExtraTerrestre: «Ispra ha scritto che, sulla base degli studi depositati, anche l’area dei ruderi dell’ex fabbrica è meritevole di tutela. Ispra ha scritto anche che l’habitat del lago presenta ambienti di rilevante interesse naturalistico, importanti per la ricolonizzazione di specie sia vegetali sia animali, e che l’espansione della superficie del monumento naturale può essere considerata funzionale alla loro protezione, perché costituirebbe un tampone rispetto al tessuto urbano circostante. Inoltre, che l’ampliamento favorirebbe il recupero spontaneo anche nell’area dell’ex fabbrica, come auspicato dalla Strategia Europea per la Biodiversità 2030».
SECONDO QUANTO RIFERISCONO FONTI della Regione Lazio, «a oggi non ci sono i presupposti scientifici per procedere con l’ampliamento». Il motivo è che la nota citata non è stata redatta sulla base di indagini sul posto: «Abbiamo chiesto a Ispra di effettuare insieme a noi un sopralluogo sull’area, che non è ancora avvenuto. Siamo in attesa di una risposta del proprietario per l’autorizzazione per l’accesso». La Regione ha spiegato di «voler rafforzare l’atto in vista di un ricorso». Secondo i proprietari dell’area, che qualche mese fa hanno presentato al Comune un progetto per riutilizzare manufatti dell’ex fabbrica, non ci sono i presupposti naturalistici per procedere. A fine luglio la società Ponente 1978 ha inviato le proprie osservazioni contrarie alla proposta di decreto e, oltre allo studio di un tecnico di parte, ha diffidato «l’amministrazione ad archiviare il provvedimento» e «a rivedere l’istruttoria». Per Maurizio Gubbiotti, presidente di Roma Natura, la decisione della Regione di chiedere ulteriori verifiche è «incomprensibile» perché «in un monumento naturale di dimensioni così ridotte tutta l’area ha le stesse caratteristiche naturalistiche. Lasciare fuori una piccola porzione non ha senso». Anzi, aggiunge Gubbiotti, «anche questi quattro ettari andavano trasformati in monumento naturale fin dall’inizio».
La decisione di non farlo non è stata priva di conseguenze e potrebbe pesare anche sull’esito dei sopralluoghi richiesti nelle ultime settimane dalla Regione.
NEL MARZO DEL 2021 LA PROPRIETÀ dell’area ha avviato dei lavori di sbancamento tra i ruderi dell’ex fabbrica. Per loro si è trattato solo di una pulizia dei rovi, ma dal Forum hanno denunciato che le ruspe hanno sradicato gran parte della vegetazione, compresi habitat protetti dall’Ue. Prima dei lavori dal tetto sfondato di un fabbricato svettavano alcuni pini d’Aleppo, scomparsi da un giorno all’altro. Le immagini diffuse dai cittadini spinsero l’allora assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Luca Montuori, a chiedere un intervento per danno ambientale alla prefettura, al quale è seguita l’apertura di una procedura presso il ministero dell’Ambiente di cui non conosciamo l’esito. A Ispra è stata chiesta una relazione sulla documentazione fornita. Nel dicembre 2021, in un documento riservato che abbiamo potuto leggere, Ispra ha scritto che «non è possibile escludere che le attività oggetto di segnalazione possano aver determinato un danno ambientale» e ha riconosciuto che la documentazione presentata dagli esperti del Forum testimoniava la presenza di habitat tutelati e che le osservazioni presentate dalla proprietà al ministero dell’Ambiente «non sono supportate da alcuna prova documentale, non essendo forniti i dati di monitoraggio».
Il Forum ora attende la convocazione di un nuovo incontro in Regione: «Nonostante siamo certi delle prove già depositate da Roma Natura, abbiamo intenzione di presentare una nuova relazione sull’importanza ecosistemica dei processi in atto», ha spiegato Valentinelli. Il Forum denuncia di essere stato tenuto all’oscuro del nuovo parere dell’Ispra e chiede chiarimenti al presidente Leodori e all’assessora Lombardi, «altrimenti ci rivolgeremo ad altri organi».
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