verso la manifestazione del 7 maggio per i beni culturali
Autore : Redazione
Pubblichiamo due articoli di Vittorio Emiliani, in vista della manifestazione del 7 maggio a cui aderisce anche Carteinregola. (dal sito http://emergenzacultura.org) L’iniziativa nasce dalla preoccupazione per le condizioni in cui viene lasciata la cultura nel nostro paese: dai musei alle biblioteche, dagli archivi, ai siti archeologici, agli istituti di restauro, all’insegnamento della storia dell’arte, tutto ciò che non è immediatamente riconducibile a fonte di profitti è in stato di abbandono, quasi che l’unica dimensione degna di interesse per la comunità sia quella biecamente economica.
> Vedi anche: 7 maggio: Emergenza cultura
da Il fatto Quotidiano 7 aprile 2016
Franceschini: come ti disfo la Cultura in cinque mosse
di Vittorio Emiliani
Si moltiplicano le adesioni alla grande manifestazione del 7 maggio a Roma “Emergenza Cultura” contro il caos e la paralisi che regnano nella rete della tutela del Belpaese, ma giornali e tv in maggioranza tacciono (la Rai totalmente) e continuano a parlare di Bellezza come di un bene al sicuro. Comincia Matteo Renzi nel 2011 a scrivere nel suo “Stil Novo” contro il “potere monocratico” dei Soprintendenti che gli impediscono di sforacchiare il grande affresco di Giorgio Vasari dietro il quale, secondo lui, noto specialista, c’è ancora la Battaglia di Anghiari di Leonardo. E conclude con stile: “Sovrintendente de che?” Presto, presto, va indebolito, reso innocuo, sottomesso.
Prima mossa; poiché i Soprintendenti non hanno mai saputo valorizzarli (una balla, ovviamente) Franceschini stacca i Musei da loro e quindi dal territorio (pure quelli di scavo…) onde renderli autonomi. Primo caos: da dividere ci sono sedi comuni, archivi cartacei e fotografici comuni, secolari, personale (poco e anziano), ecc.
Seconda mossa: venti Musei di “eccellenza” godranno di totale autonomia e dovranno rendere soldi (Renzi ignora che la macchinona del Louvre costa 204 milioni di euro l’anno e non frutta un solo euro, anzi lo Stato deve ripianare il suo passivo con 102 milioni). Per questi Musei non si utilizza un regolare concorso europeo, ma l’accrocco di una “selezione” internazionale, colloqui e curricula. Alla fine, o bella, un solo funzionario già in carica viene “promosso”. Bocciati tutti i direttori in carriera, inclusi quanti, per esempio Antonio Natali agli Uffizi, hanno lavorato bene in condizioni impervie. Al suo posto, il tedesco Schmidt fin lì direttore del Museo di arti applicate e tessili del Minnesota. A Paestum un giovane svizzero che non ha mai gestito nulla. A Napoli, mirabile museo greco-romano un etruscologo dalla bibliografia minima. A Taranto, capitale della Magna Grecia, un’archeologa medioevale alla Reggia di Caserta un laureato in marketing che esibisce due libroni sui cimiteri…Leggere per credere. Per essi stipendi da 145.000 euro lordi in su l’anno contro i 35.000 lordi dei loro predecessori.
Terza mossa: Marianna Madia, nella maxi-riforma amministrativa, dà una mano a Renzi e alle pratiche “veloci” già previste dallo Sblocca-Italia ribadendo il micidiale silenzio/assenso se in 90 giorni le Soprintendenze non riusciranno a dare il loro parere e cinicamente si sa già che, con poco personale e tante pratiche, non ce la faranno mai. Quindi passerà trionfalmente anche il peggio del peggio della speculazione.
Quarta mossa: la stessa angelica Madia infila una norma-killer con cui le Soprintendenze tanto detestate da Renzi finiranno (succedeva nel Regno di Sardegna, arretrato in materia), gerarchicamente sotto i Prefetti. Ai quali toccherà decidere, ad esempio, se mandare un archeologo o invece un dirigente Asl alla conferenza di servizi “delicata”. E comunque se mettere o no il vincolo lo deciderà l’onnisciente signor Prefetto.
Quinta mossa: Franceschini ficca sotto la legge di stabilità una mina che fa saltare le Soprintendenze archeologiche accorpandole in un solo organismo con Belle Arti e Paesaggio. “Un mostro”, secondo Antonio Paolucci, già grande soprintendente e ora direttore dei Vaticani. Accorpamento già fallito nel 1923, cancellato nel 1939 da un altro ministro fascista, il colto e ben consigliato Giuseppe Bottai che riconobbe il valore assoluto delle specializzazioni. Ora no, in pochi minuti, si rottamano sprezzantemente controlli e procedure tecnico-scientifiche a difesa degli interessi di tutti. E si vogliono pure allentare (emendamento del renzianissimo senatore Andrea Marcucci) i vincoli all’esportazione di opere d’arte. Godi, o Mercato.
Ma quali idee geniali sono venute sin qui ai 20 super-pagati direttori ? Dal bel servizio Ansa di Silvia Lambertucci si apprende che gioiscono per l’iniziativa dello svizzero Gabriel Zulchfriegel a Paestum di aprire a pagamento l’area sacra a matrimoni, festini, rinfreschi di nozze. Plaude Mauro Felicori dalla Reggia di Caserta (che ieri ha annunciato:”Voglio far nuotare Federica Pellegrini nella piscina della Reggia di Caserta. Bisogna aprire, diventare popolari”), è vivamente interessato per il Giardino d’Inverno di Urbino l’austriaco Peter Aufreiter. Esultano i wedding planners. E’ la Valorizzazione, bellezza! Solo di stipendi, questi primi 20 direttori – usciti col “bando della salama da sugo” (come è stata ribattezzata, alla ferrarese la selezione franceschiniana) – costano oltre 3 milioni l’anno. Per genialate del genere non bastavano le Pro Loco coi loro pochi spiccioli di contributo annuale?
Vittorio Emiliani
da PATRIMONIO SOS
Indebolimento della tutela e riforme ‘di sinistra’: intervento di Vittorio Emiliani
Dario Franceschini si “offende molto” se gli dicono che le sue riforme indeboliscono la tutela e non sono “di sinistra”
di Vittorio Emiliani
Il ministro Franceschini, in una cerimonia ufficiale (una delle tante in cui diffonde il suo Verbo) ha fatto notare che si “offende molto” per due cose: se gli dicono che la sua riforma indebolisce la tutela dei beni culturali e ambientali e se gli fanno notare che essa non è “di sinistra”. Credo che fra le altre cose lo abbiano disturbato taluni articoli critici, come il mio comparso sul “Fatto” giovedì scorso.
Ma, superando allergie e orticarie, veniamo ai fatti. Rafforza forse la tutela il fatto che il ministro scorpori la valorizzazione dalla tutela privilegiandola – l’ha dichiarato lui tante volte come intento principale – rispetto alla tutela? La rafforza se sottrae musei e poli museali alle Soprintendenze “incapaci di valorizzarli” (altra sua espressione, per molti versi tanto infondata quanto prediletta) ? Difatti i super-direttori dei 20 super-musei (altri seguiranno) si dànno da fare con matrimoni, banchetti, sfilate, degustazioni, gesta natatorie della Pellegrini annunciate da Mauro Felicori alla Reggia di Caserta onde incrementare le entrate. Ma non ci potevano pensare le Pro Loco?
Sono poi fuori di testa tutte le associazioni le quali denunciano (tranne Legambiente) l’indebolimento della legge sui Parchi che anche il Pd vorrebbe aprire un po’ – lo tentarono invano Matteoli e Prestigiacomo – alle lobby di cacciatori, cavatori, gestori di ski-lift, ecc. in cambio di royalties, cioè di soldi? Ne dovrebbe sapere qualcosa il permaloso Franceschini. Pazienza la collega Marianna Madia che sembra vivere in un suo eterno limbo preraffaellita, ma lui, via!
Rafforza la tutela su paesaggio e ambiente l’aver ribadito, con la legge Madia appunto, il silenzio/assenso già previsto dal renziano decreto Sblocca Italia, figlio legittimo delle leggi obiettivo di Berlusconi/Lunardi, nel caso che le Soprintendenze (sepolte sotto le pratiche e con pochi architetti, non per caso) non siano in grado di dare entro 90 giorni il loro parere su opere pubbliche, lottizzazioni, villaggi, ecc.? Sembra proprio di no. Sepolti i controlli sotto il silenzio/assenso, le lobby dell’edilizia avranno via libera, anche coi progetti peggiori. Il silenzio/assenso ne è la garanzia. Perché altrimenti introdurlo invece di potenziare con l’immissione di alcune centinaia di giovani architetti le Soprintendenze “specializzate” in materia?
Ma ecco che a ruota viene la decisione di accorpare in gran fretta tutte le Soprintendenze in una sola annegandovi ogni specializzazione, a cominciare dall’archeologia. Ne esce rafforzata la tutela? Direi proprio di no. Ma non è finita. E’ per rendere più incisive le Soprintendenze accorpate che le stesse vengono poi sottomesse – in base alla legge Madia sulla Pubblica Amministrazione – ai prefetti? Molto sorprendente. Tanto più che i prefetti avranno i poteri assegnati da un secolo e più ai soprintendenti. Perfino quello di mettere un vincolo su quel monumento, centro storico o terreno ambito dalle lobby immobiliari. Ma ce lo vedete un prefetto?
Tutte queste leggi portano il timbro del governo. Quindi anche del ministro Dario Franceschini. Sono fatti concreti, come proclama ogni giorno Matteo Renzi. Sono “di sinistra” (come chiede il ministro), visto che favoriscono lobby di immobiliaristi, costruttori, cavatori, mercanti, ecc.? In tanto disastro culturale, a me sembrerebbe un macabro scherzo soltanto tentare di definirle così. Almeno se la tradizione della sinistra italiana è ancora quella dei riformatori laici e cattolici che hanno prodotto la costituzione di un Ministero pensato “diverso” dagli altri, la legge Galasso sui piani paesaggistici, o quella sulle aree protette (Cederna-Ceruti) che oggi si vuole devitalizzare, l’ultima positiva versione del Codice per i beni culturali e il paesaggio e altro ancora.
EMERGENZA. Dalle Soprintendenze sottomesse ai Prefetti ai venti super-direttori dei musei principali (con curricula stravaganti). Il 7 maggio si va in piazza contro tutto questo.
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