Villa Massimo: ristorante a pagamento o spazio pubblico con servizi per la cittadinanza?
Autore : Redazione
A cura di Anna Maria Bianchi e Thaya Passarelli
Aggiornamento del 14 marzo 2023
In data 8 marzo Carteinregola ha potuto finalmente visionare presso la sede della Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, in via di San Michele 17, l’autorizzazione rilasciata in data 21 febbraio 2023 sulla proposta di valorizzazione paesaggistica e ambientale del Giardino Giuseppe De Meo presentata dal Municipio II. E’ stata anche l’occasione per prendere visione del testimoniale dello stato dei luoghi predisposto nel 2017. Su tale documentazione sono in corso valutazioni e approfondimenti.
Ripartiamo sempre da zero. A Villa Massimo, area vincolata di proprietà comunale che, nonostante il nome, ha un’estensione limitata ( 7300 mq circa) , il II Municipio vuole realizzare un “caffè letterario”: nella realtà un caffè – ristorante con tanto di tavolini all’aperto per le consumazioni.
Non è chiaro perchè da tempo si voglia “inserire” a Villa Massimo un manufatto in muratura, quando si potrebbe mantenere la piccola struttura storica che c’era prima delle superfetazioni abusive del precedente concessionario, cioè un chiosco bar con servizi igienici proporzionato alle dimensioni del giardino. Tanti spazi verdi del Municipio non hanno ristoranti al loro interno e non si capisce la ragione di voler di fatto privatizzare una consistente parte dell’area, destinando a un uso commerciale (a pagamento) uno spazio pubblico, seppure con la tinteggiatura alla moda di “caffè letterario” .
Da un paio di settimane lo spazio occupato dall’ex Casina dei Pini (1), andata completamente distrutta a causa di un incendio nella notte del 9 novembre scorso (2), è stato liberato dalle macerie e dai detriti. Ora che si può prendere pienamente consapevolezza dell’estensione dell’area di proprietà del Comune di Roma occupata dai manufatti abusivi si torna a parlare del progetto del Caffè letterario predisposto dall’Ufficio Tecnico del Municipio, ora al vaglio della Soprintendenza di Stato, che Carteinregola ha potuto visionare.
Fin da dicembre 2022 si sono susseguite notizie sul futuro di quello spazio sia sugli organi di stampa (3) che da parte della Presidente del Municipio II Francesca Del Bello e degli esponenti della maggioranza del Consiglio Municipale.
Nascerà un Caffè letterario: il progetto è stato sottoposto al parere della Soprintendenza”.
Già nel programma elettorale della candidata Presidente Francesca Del Bello era prevista, a suo tempo, a pagina 21: “la proposta di realizzare un caffè letterario, con spazio culturale destinato ad iniziative pubbliche per tutti” nel rispetto delle prescrizioni della Soprintendenza (4).
L’idea è stata poi riproposta in occasione dei Consigli Municipali su Villa Massimo del 15 e del 22 dicembre 2022, ai quali abbiamo partecipato (5), nel corso della relazione tenuta dalla Presidente Del Bello e nell’Ordine del Giorno presentato dalla maggioranza e anche approvato, che impegna:” la Presidente e la Giunta ad attivare tutte le azioni necessarie affinchè si possa giungere alla realizzazione di di un caffè letterario, con spazio culturale destinato a iniziative pubbliche (come leggere libri, ascoltare musica, vedere piccole mostre ed incontrarsi) aperte a tutti; a prevedere la stesura del progetto esecutivo e del testo dell’avviso pubblico quanto prima; ad indicare tra i requisiti dell’avviso pubblico la preferenza per la realizzazione di una struttura costruita con materiali green, rispettosa dell’ambiente, ecosostenibile al fine di aumentare l’efficienza energetica e ridurre l’impatto sulla salute e sulla natura”.
Carteinregola, tramite un accesso civico generalizzato presentato all’Ufficio Tecnico del Municipio II (6), ha potuto prendere visione della relazione tecnica e del progetto preliminare di costruzione di un edificio che sarebbe già al vaglio della Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le necessarie valutazioni e nulla osta. Ricordiamo, infatti, che la Pineta di Villa Massimo (Giardino Giuseppe De Meo) è sottoposta ad un duplice regime di tutela: monumentale e paesaggistica; non solo per provvedimento diretto ai sensi della Legge 778 del 11 giugno 1922 con DM 23 febbraio 1927, ma anche per appartenere alla categoria di area boscata tutelata ope legis. Ci risulta inoltre essere un’area verde di competenza del Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale, anche se “temporaneamente in consegna” al Municipio 2, (come da Nota formale ricevuta in data 27 gennaio 2023 Prot. QL 6824/2023) e per la quale il Dipartimento: “sta prevedendo una gestione congiunta, in collaborazione con il Municipio competente, per la manutenzione, la riqualificazione e la gestione dell’area e del chiosco ivi insistente” (Prot. QL 12011/2023 del 17 febbraio 2023).
Il progetto predisposto dal Municipio prevede la realizzazione (7) di un manufatto che andrà ad accogliere un caffè letterario che sarà predisposto per le seguenti attività: Bar e Ristorante con servizio all’interno e all’esterno, servizi pubblici per disabili e con fasciatoio. . Il manufatto dovrebbe occupare una superficie di circa 100 mq oltre all’area esterna destinata a tavolini e sedie. Dalla relazione tecnica si evince inoltre che l’intento è quello di connettere nuovamente lo spazio del chiosco con il resto del giardino attraverso la realizzazione di una scalinata, come si può leggere nella tavola di progettazione che ci è stata trasmessa.
Queste le nostre considerazioni.
1. CAFFE LETTERARIO, BAR O RISTORANTE?
Se le intenzioni del Municipio II a Villa Massimo sembrano quelle di voler realizzare un caffè letterario sulla falsariga di quello esistente a Parco Nemorense (8) con finalità culturali pubbliche, non possiamo non far rilevare che il Parco Nemorense ha un’estensione di ben 30.000 mq e che la dimensione del chiosco bar in concessione risulta essere di 86 mq (9).
Inoltre non è possibile non notare che nella relazione tecnica allegata al progetto di costruzione, l’attività principale del fabbricato prevista è “Bar-Ristorante con servizio interno ed esterno”; un’attività commerciale pura e semplice; un’attività a pagamento non limitata quindi ad un piccolo servizio “chiosco-bar” e “bagno pubblico” che si immaginava sarebbe stato ripristinato a Villa Massimo, ma una vera e propria attività di ristorazione.
2. CHI SOSTERRA’ IL COSTO DI COSTRUZIONE?
Poiché sarebbe intenzione del Municipio pubblicare un bando pubblico (10) per l’assegnazione dell’area – in totale trasparenza –, una volta ottenuto il benestare al progetto edificatorio da parte della Soprintendenza di Stato, i casi sono due: o i costi per la realizzazione dell’edificio li sostiene il Municipio, o – più probabilmente – un privato, al quale verrà successivamente affidato il “bene”. In quest’ultimo caso rimandiamo alle successive considerazioni.
3. INTERESSE PUBBLICO O PRIVATO?
Rispetto alla gestione del nuovo manufatto, Lucrezia Colmayer, presidente della commissione cultura, ha dichiarato a Roma Today (11) che: ” abbiamo anche chiesto di inserire il criterio del bando pubblico per l’assegnazione del nuovo spazio. L’obiettivo è riconsegnarlo alla cittadinanza, ma con partecipazione ed estrema trasparenza. Abbiamo approvato il nuovo regolamento per la gestione condivisa dei beni comuni (12), credo questa possa essere una prima grande occasione per applicarlo bene“.
In proposito facciamo presente che il Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni materiali ed immateriali di Roma Capitale, approvato dalla Giunta Capitolina in data 24 novembre 2022, è ancora in attesa dell’approvazione definitiva dell’Assemblea Capitolina.
In ogni caso, sia nell’ipotesi della realizzazione del manufatto a carico del Municipio, sia in quella a carico del privato, non riteniamo adatti, viste le prevalenti finalità commerciali di un bar ristorante, né il Regolamento dei Beni Immobili di Roma Capitale per finalità di interesse generale, approvato definitivamente dall’Assemblea il 17 dicembre 2022 (13) né, tantomeno, il citato Regolamento per l’amministrazione condivisa, sul quale peraltro Carteinregola aveva già manifestato preoccupazioni e perplessità il 9 novembre 2022 (Cfr Nota 13).
Allora avevamo trasmesso le nostre osservazioni alla bozza di Regolamento per quanto riguarda i cosiddetti “Patti di collaborazione complessi”. E se tale strumento fosse applicato alla fattispecie che si sta profilando per il ristorante bar di Villa Massimo, sarebbe la concretizzazione evidente delle nostre obiezioni.
Facciamo presente che nelle finalità di tale Regolamento all’Art. 1 (15) si precisa: “il presente regolamento disciplina la collaborazione tra cittadini attivi ed amministrazione per l’attuazione sul territorio cittadino di forme di amministrazione condivisa dei beni comuni materiali e immateriali a favore dell’intera collettività” e nelle definizioni –Art. 2 (16) si spiega chi siano i cittadini attivi: “tutte le persone… singole, associate o comunque riunite in formazioni sociali anche informali e chiunque altro… si attivi, per periodi di tempo anche limitati, in modo personale, spontaneo, gratuito, senza fini di lucro, neanche indiretto, per svolgere attività in favore della comunità e dell’interesse generale”, attività “tra le quali rientrano la cura, la valorizzazione sociale, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni, incentrate sulla collaborazione e fondate sulla fiducia reciproca e sulla condivisione di risorse e responsabilità, che non generino vincoli contrattuali e che non abbiano finalità lucrative” (17).
Quindi, a chi verrebbe data la gestione del bar-ristorante?
A un’associazione che utilizza lo spazio pubblico per finalità pubbliche non a fini di lucro, o a un soggetto privato – fosse pure un’associazione – che utilizza spazi pubblici per svolgere attività a pagamento – la somministrazione – e attività non certo principali come presentazione di libri o mostre, eventi ormai diffusi anche tra molti esercizi puramente commerciali?
4. I VINCOLI SULL’AREA
La dimensione del progetto edificatorio non può non colpire l’attenzione se si considera che l’estensione totale della pineta (o giardino Giuseppe De Meo, come si chiama oggi) ci risulta di circa 7300 mq (18) (contro gli 8.360 mq riportati nella relazione tecnica del Municipio – 1000 mq in più-!), oltre al fatto che la realizzazione di una scalinata (speriamo davvero non in muratura) – prevista dall’Ufficio Tecnico del Municipio II – andrebbe a limitare l’accesso a passeggini e carrozzine per disabili oltre ad alterare lo stato dei luoghi creando dei dislivelli tra la spianata dove dovrebbe sorgere il Bar Ristorante e il resto del giardino con aree a prato e aiuole.
CONCLUSIONI
Concludendo, chiediamo che il Municipio ritorni sui suoi passi prevedendo il semplice ripristino del chiosco bar originario con servizi igienici, da affidare a un privato ( associazione, cooperativa) tramite bando pubblico con la tradizionale formula della concessione – nel caso di realizzazione a carico del privato con una durata congrua per l’ammortamento dei costi (eventualmente, come previsto a Parco Nemorense, con l’abbattimento parziale del canone a fronte della cura e manutenzione del verde orizzontale e dell’apertura e chiusura del giardino) e che la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma non ponga imprimatur a progetti che ridurrebbero l’area verde pubblica della Villa deturpandone la conformazione, ma che si impegni affinché sia ripristinato lo stato dei luoghi prima che venissero alterati dai maldestri interventi per ampliare il ristorante.
Questo è per noi l’interesse pubblico.
Per rettifiche, osservazioni e precisazioni:laboratoriocarteinregola@gmail.com
1 marzo 2023
NOTE
(1) Trattasi di un’area di circa 400 mq di superficie coperta da manufatti in legno in gran parte abusivi come dimostrato dalle Sentenze passate in giudicato.
(5) 15 dicembre 2022. Consiglio Municipale con discussione su “Rogo Casina dei Pini Giardino di Villa Massimo”, argomento richiesto dai Consiglieri di opposizione Paolo, Bertucci, Di Tursi, De Salazar, Gagliassi. Si approva un OdG presentato dalla maggioranza “Realizzazione all’interno di Villa Massimo di un caffè letterario con spazio culturale destinato ad iniziative pubbliche per tutti” . Il Verbale del Consiglio non è ancora disponibile on line alla data del 21/02/2023. L’audio della diretta streaming della riunione non ha funzionato, pertanto non c’è registrazione con audio della seduta.
22 dicembre 2022– Consiglio Municipale con discussione su OdG “Giardino Giuseppe De Meo – Villa Massimo” presentato dalla Consigliera Gagliassi (Movimento 5Stelle 2050) – L’OdG viene respinto. NOTA: Il Verbale del Consiglio non è ancora disponibile on line alla data del 21/02/2023.
(6) 18 gennaio 2023 : Carteinregola presenta all’Ufficio Tecnico del Municipio II Istanza di accesso civico generalizzato (art. 5 comma 2 del D.Lgs. 14 marzo 2013, n. 33 e ss.mm.ii.) in merito alla situazione della Pineta di Villa Massimo – immobile demaniale sottoposto a tutela monumentale e paesaggistica. Stato della progettazione. Nota Prot. CB 7308 del 18/01/2023.
(7) 8 febbraio 2023. La Direzione Tecnica del Municipio II risponde all’ACG (Accesso Civico generalizzato) trasmettendo la seguente Nota CB 21676/2023. OdG – Giardino Giuseppe de Meo- Villa Massimo corredata della relazione tecnica e dell’idea progettuale per la costruzione ex-novo – in un’area verde vincolata – di un edificio in muratura da destinarsi a Ristorante- Bar con servizio tavoli interno ed esterno, bagno interno e bagno pubblico con accesso dall’esterno, spogliatoi per personale, ecc. L’edificio dovrebbe occupare più di 100 mq oltre all’area da destinarsi a tavolini all’aperto prevista nella zona dell’ingresso-cancello di Viale di Villa Massimo.
Il bando per la concessione del chiosco bar a Parco Nemorense prevedeva:
a) la gestione per 6 + 6 anni del bar che riversava in uno stato di abbandono da quando è stato chiuso nel 2014;
b) un canone concessorio pari a Euro 4.683,92 mensili (euro 56.207,04 annui) (cfr Art 3 del Bando);
c) l’obbligo per il concessionario di eseguire la manutenzione delle aree a verde del Parco Nemorense e dei bagni pubblici (cfr Art 3 e All. 1 );
d) l’esclusiva competenza del Dipartimento Tutela Ambientale- Protezione Civile per la valutazione e l’individuazione dell’abbattimento del canone concessorio in relazione alla qualità e alla quantità dei servizi manutentivi posti dall’Amministrazione Capitolina a carico del concessionario (cfr. Art 6).
(15) Articolo 1 – Finalità, oggetto ed ambito di applicazione
1. Ai fini di promozione della cittadinanza attiva quale funzione istituzionale di Roma Capitale, il presente regolamento disciplina la collaborazione tra cittadini attivi ed amministrazione per l’attuazione sul territorio cittadino di forme di amministrazione condivisa dei beni comuni materiali e immateriali a favore dell’intera collettività, in conformità agli artt. 2, 3 comma 2, 5, 114 comma 2, 117 comma 6, 118 comma 4 della Costituzione; all’art. 3 del Decreto Legislativo 18/08/2000 n. 267; all’art. 6 della Legge Regione Lazio n. 10 del 26 giugno 2019; ai principi fondamentali dello Statuto capitolino.
(16) Articolo 2 – Definizioni
1. Ai fini delle presenti disposizioni si intendono per:
a) beni comuni: i beni materiali ed immateriali che, indipendentemente dalla titolarità, i cittadini e l’amministrazione riconoscono, anche attraverso procedure deliberative e partecipative, essere funzionali al benessere della comunità e dei suoi membri, all’esercizio dei diritti fondamentali della persona ed all’interesse delle generazioni future, attivandosi per garantirne e migliorarne la fruizione individuale e collettiva, condividendo con l’amministrazione la responsabilità della loro cura e/o, valorizzazione sociale e/o rigenerazione, anche attraverso la gestione condivisa. A titolo esemplificativo e non esaustivo, si intendono per beni comuni materiali quelli identificabili in uno spazio fisico, o porzioni di esso, quali giardini, strade, piazze, parchi, muri, scuole, biblioteche, centri culturali e partecipativi, manufatti da sottrarre allo stato di abbandono, pertinenze inutilizzate, edifici in disuso, superfici ed aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili nel rispetto delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, aree utilizzabili per attività sportive, etc.; si intendono per beni comuni immateriali il patrimonio radicato di valori sociali e culturali posti a base della Costituzione Italiana e dello Statuto Capitolino, costituenti l’identità storica e culturale della nazione e della nostra città, quali, a mero titolo esemplificativo, la solidarietà, la coesione sociale, la valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio, delle acque, del suolo, delle fonti energetiche, le attività intellettuali e culturali, le opere d’ingegno, le attività di recupero della memoria storica e delle tradizioni, le attività formative e di istruzione, le attività sportive, le attività di inclusione sociale, le attività di creatività urbana, le attività di innovazione digitale, le attività di collaborazione civica. b) comune o amministrazione: Roma Capitale nelle sue diverse articolazioni istituzionali e organizzative centrali e territoriali titolari o assegnatarie del bene oggetto del patto ovvero, nel caso dei beni immateriali, prossime ai cittadini attivi che presentano una proposta di patto riguardante quei beni;
c) cittadini attivi: tutte le persone, compresi i minori coordinati da un adulto che se ne assuma la responsabilità, singole, associate o comunque riunite in formazioni sociali anche informali e chiunque altro, indipendentemente dalla residenza o dalla cittadinanza, si attivi, per periodi di tempo anche limitati, in modo personale, spontaneo, gratuito, senza fini di lucro, neanche indiretto, per svolgere attività in favore della comunità e dell’interesse generale;
d) amministrazione condivisa: il modello organizzativo che, attuando il principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale, consente di dare vita a rapporti tra cittadini e amministrazione per lo svolgimento di attività di interesse generale, tra le quali rientrano la cura, la valorizzazione sociale, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni, incentrate sulla collaborazione e fondate sulla fiducia reciproca e sulla condivisione di risorse e responsabilità, che non generino vincoli contrattuali e che non abbiano finalità lucrative;
e) proposta di collaborazione: la manifestazione di interesse formulata dai cittadini attivi volta a proporre forme di amministrazione condivisa dei beni comuni materiali ed immateriali sul territorio cittadino con l’amministrazione, a condizione che tali interventi non configurino forme di sostituzione di servizi essenziali che devono essere garantiti dall’ente locale stesso secondo le leggi ed i regolamenti vigenti. La proposta può essere spontanea oppure formulata in risposta ad una sollecitazione di Roma Capitale;
f) patto di collaborazione: l’atto, stipulato ai sensi dell’art. 11 della legge 7 agosto 1990, n. 241 e ss.mm.ii., attraverso il quale Roma Capitale e i cittadini attivi definiscono l’ambito degli interventi di amministrazione condivisa dei beni comuni materiali ed immateriali sul territorio cittadino;
g) cura in forma condivisa: azioni e interventi volti alla protezione, conservazione e manutenzione dei beni comuni urbani con carattere di inclusività e integrazione;
h) gestione condivisa: interventi finalizzati alla rigenerazione, valorizzazione sociale e fruizione collettiva dei beni comuni urbani, con carattere di continuità, inclusività, integrazione e sostenibilità anche economica;
i) spazi pubblici: gli spazi definiti all’art.1 comma 1 lett. a) del presente regolamento, aperti al pubblico, di proprietà pubblica o assoggettati ad uso pubblico;
l) scuole aperte partecipate: spazi scolastici (edifici, cortili, giardini) messi a disposizione della città dopo l’orario scolastico attraverso la gestione gratuita e partecipata da parte di cittadini attivi, genitori, studenti, ex-studenti, singoli o associati;
m) Sezione Web Beni Comuni: lo spazio web del portale istituzionale di Roma Capitale dedicato alla pubblicizzazione di informazioni e notizie sulle attività del presente regolamento e alla condivisione di percorsi di partecipazione ed inclusività, istituito in ottemperanza al presente regolamento;
n) Forum dei Cittadini Attivi: lo spazio fisico per la cittadinanza attiva deputato a supportare la promozione, la diffusione ed il confronto delle attività di attuazione del presente Regolamento, nonché a garantire la consultazione periodica degli appartenenti alla comunità cittadina per il monitoraggio dell’efficacia delle azioni attuate;
o) Cura: programma di azioni e interventi volti alla protezione, conservazione e manutenzione dei beni comuni urbani, con carattere di continuità, inclusività, integrazione e sostenibilità anche economica;
p) Valorizzazione: programma di azioni ed interventi che realizzano un aumento di importanza, valore, utilità del bene comune anche accrescendone i pregi originali a vantaggio della collettività e senza comprometterne la pubblica fruibilità;
q) Rigenerazione: programma di interventi volti alla tutela di un bene comune o di parti di esso che agisce sulla consistenza materiale dello stesso allo scopo di portarlo alla funzionalità originaria anche migliorandola. Il programma può essere integrato con proposte di cura e/o valorizzazione
(17) L’articolo 9 del Regolamento, con notevole genericità, non precisa le categorie di beni che possono essere oggetto di Patti di collaborazione complessi, anche se dalla descrizione si può facilmente dedurre che ci si riferisca ad immobili da ristrutturare – in questo caso da edificare – che possono richiedere progetti articolati e investimenti consistenti. Riteniamo quindi che non possano essere messi sullo stesso piano i Patti di collaborazione semplice, come ad esempio l’affidamento di un casotto in un giardino pubblico, a titolo gratuito, alle associazioni di quartiere in cambio della manutenzione dell’area verde – ma non certo per svolgere attività di ristorazione – e Patti che riguardano investimenti consistenti a cui certamente non possono fare fronte dei semplici cittadini, a meno che non si tratti di soggetti particolarmente abbienti, oppure di soggetti privati che prevedono di ottenere un ritorno dagli investimenti esercitando attività commerciali, nel qual caso non si potrebbe evidentemente parlare di “amministrazione condivisa
(18) Fonte: Censimento aree verdi comunali; Aree in manutenzione al Dipartimento Tutela AMbientale. Villa Massimo – Giardino Giuseppe De Meo (Confini: Viale di Villa Massimo, via Ravenna, via Verona, via Belluno): Codice Area: 93; Foglio 588 Particella 467 + Particella 111: 7374 mq.
Leggi anche la scheda sulla Pineta di Villa Massimo: